Aldo Bianchini
SALERNO – Lo scontro è stato cruento e, forse, inevitabile; era nell’aria ed è accaduto. Squallida e spocchiosa l’entrata a gamba tesa di Mauro Maccauro contro Gaetano Amatruda; ancora più squallida e spocchiosa perché lo ha fatto dinanzi ad uno dei figli di Vincenzo De Luca, Piero, ed all’altro padre-padrone dell’economia salernitana, Agostino Gallozzi, quasi a significare di voler rinnegare tutta la storia anti sistema deluchiano (lo ha dichiarato Amatruda a Cronache !!) che comunque ha caratterizzato l’imprenditoria salernitana almeno fino a quando Vincenzo De Luca dominava la scena salernitana ed era una nullità su quella regionale. Questo è il passaggio fondamentale che nessuno dice o scrive; da quando De Luca è diventato governatore e la filiera di governo regionale è tutta nelle sue mani è anche naturale che l’imprenditoria si pieghi ai voleri del nuovo capo (il kaimano !!) e cerchi di dimostrare spocchiosamente che non ha più nulla a che vedere con il passato, anche quello più recente. Questo passaggio non l’ha capito Gaetano Amatruda e, purtroppo, ha trascinato nella trappola anche Roberto Celano che porta sulle spalle una scottatura ancora più dolorosa; parlo del suo eccellente rapporto con il “gruppo Rainone” finito nelle secche di uno squallido litigio nei corridoi del Comune quando quel gruppo decise definitivamente di schierarsi dalla parte di De Luca. Sono giovani, Celano e Amatruda, hanno tempo per imparare anche se qualche consiglio potrebbero ascoltarlo. Ma funziona così e bisogna farsene una ragione. Io ho da sempre scritto e detto che l’imprenditoria salernitana è quella parte della città da definire “casta proletaria” nel senso che si tratta di moderni manager (quasi tutti laureati) assolutamente modernizzati e tecnologizzati anche se figli delle cosiddette “mezze cucchiare”, senza titoli nobiliari, che avevano creato dal nulla enormi patrimoni con grandi sacrifici per metterli a disposizione dei figli. Non che i nobili siano migliori dei proletari ma io, essendo figlio delle chiancarelle, una netta distinzione ce la vedo. La mia esperienza lavorativa, non quella giornalistica, mi ha fatto ben comprendere che tutti i figli, giovani e laureati, dei vecchi imprenditori di una volta non hanno nemmeno una briciola dell’umiltà e dell’umanità dei loro genitori. Da qui il fatto che sono all’apparenza dei mostri dotati di una grande capacità imprenditoriale ed organizzativa, ma anche spregiudicati fino al punto di fare salti della quaglia paurosi in men che non si dica. Sono imprenditori, direbbe qualcuno, ed è giusto così; certamente, ma è altrettanto giusto che un minimo di eleganza, cioè di classe, non guasterebbe. E nella fattispecie, di cui alla presente discussione, di classe e di eleganza nel parlare di Mauro Maccauro non ne ho assolutamente vista quando in piena convention sul passato e sul futuro di Salerno (sputando probabilmente nel piatto in cui ha mangiato per decenni) ha rivelato che il buon Gaetano Amatruda era andato da lui con tanto di conto corrente per chiedergli soldi per la campagna elettorale. Una rivelazione davvero di bassa lega se la mettiamo a confronto con le tante dazioni, volontarie e/o forzate, che l’imprenditoria salernitana fin dalla notte dei tempi ha elargito a destra e a manca. Ma giustamente l’acqua non è classe, e la classe non si riceve ma si conquista giorno dopo giorno; e gli imprenditori di oggi non avendola, la classe, non sanno neppure come trovarla perché non sono più abituati all’educazione ed all’umiltà in quanto con il “Dio denaro” pensano di poter comprare tutto e tutti muovendosi su uno scenario (e questo è un punto per loro) che si dispone languidamente ad essere comprato anche per “una pizza ed una birra” come ama recitare De Luca. E bisognerebbe anche chiedersi perché Amatruda è andato da Maccauro ed è caduto nella trappola; forse perché conosceva la disponibilità di Maccauro a finanziare campagne elettorali del centro destra ?; perché se non è così non riesco a capire quale possa essere stata la vera motivazione che ha spinto Gaetano ad un simile passo, al di là di quanto ufficialmente dichiarato in merito all’incontro presumibilmente motivato da discussioni sul futuro della città, quando ormai era del tutto chiaro ed esplicito lo schieramento (anche legittimo !!, come scrive Bojano) dell’imprenditore a capo di Assindustria. Quindi c’è un errore di fondo nel rapporto tra politica, imprenditoria, stampa e istituzioni in genere; un errore che tutti conoscono e che nessuno vuole ammettere, un errore costituito dalla sempre crescente ed inarrestabile prevalenza dei soldi sulla dignità; e in questo i giornalisti hanno una grande responsabilità. E giornalista è anche Gaetano Amatruda. E’ vero che oggi tutti si sentono giornalisti a causa di Face Book e che tutti scimmiottano a fare i giornalisti; ma è pur vero che c’è ancora spazio per chi volesse fare questo mestiere con professionalità e, soprattutto, con dignità. Gaetano nello scontro con Maccauro ha comunque commesso un errore iniziale quando ha aperto, ad inizio di maggio, una violenta campagna contro il sistema deluchiano; ma questo lo vedremo più avanti. Anticipo soltanto che trattasi di un errore giornalistico che da lui non mi sarei mai aspettato. L’ho scritto più volte che vado su Face Book non per scrivere ed inserirmi in discussioni molto spesso anonime e prive di senso logico, ma per prendere qualche spunto positivo (che sicuramente non mancano !!) per i miei approfondimenti che, per carità divina, non sono e non saranno mai la verità o il verbo in assoluto. I miei approfondimenti sono soltanto delle opinioni personali, certamente corroborate dalla lunga esperienza giornalistica e di vita, che preferisco esprime dalle colonne di questo giornale in maniera ufficiale, chiara e, soprattutto, libera. Aborro, ripeto, l’anonimato del web che è quanto di più schifoso possa esistere in quanto consente a degli imbecilli di atteggiarsi a grandi politici, grandi giornalisti, grandi pensatori e giustizieri impenitenti. Questa volta, però, ho avuto modo di leggere il 10 maggio scorso un pensiero espresso, in piena libertà, da Gaetano Amatruda (già candidato sindaco per una parte del centro destra ed oggi sostenitore della candidatura a sindaco e di Roberto Celano); un pensiero che sponsorizzo in pieno: “”Condivido la posizione ‘impertinente e provocatoria’ di Roberto Celano. E’ desolante lo spettacolo offerto da Enzo Napoli e dal gruppo dirigente del Pd. Una volta si animava dibattito, si promuovevano discussioni e si trovavano soluzioni. Oggi il gruppo dirigente del Pd si è trasformato in un esercito di ‘lecchini’ in cerca di gloria dai figli del Capo. Vedo immagini davvero desolanti. Parlamentari e consiglieri regionali costretti a seguire i figli, sindaci, consiglieri ed aspiranti tali in cerca di contatti salvifici. Mi auguro i salernitani sapranno dimostrare di essere liberi e contro questa dinastia clientelare””. Ho utilizzato il verbo sponsorizzare per condividere il pensiero di Gaetano e per mettere in evidenza una precisa connotazione del mio apprezzamento; difatti il buon Gaetano probabilmente non lo sa di aver scritto esattamente le stesse cose che io vado scrivendo da anni e non da oggi. Non lo sa perché molto probabilmente non legge i miei articoli, e questo mi rattrista perché ai bei tempi in cui era mio ottimo allievo gli ho sempre cercato di inculcare la teoria che bisogna leggere tutto di tutti per poter fare il giornalista prima e, semmai, il politico dopo. Purtroppo non ha mai seguito i miei suggerimenti (non parlo mai di insegnamenti perché non sono in grado di insegnare niente a nessuno, men che meno al mio allievo preferito come lo è stato Gaetano) e in questi ultimi mesi ha commesso una serie infinita di errori mischiando molto spesso alcuni elementi fondamentali del giornalismo con quelli della politica che sono completamente diversi. Il buono e mai tanto compianto sen. Enrico Quaranta amava “iniziare” alla politica i suoi allievi dicendo loro: “Per fare politica devi essere una puttana, te la devi fare con tutti”; il giornalismo non è così, il giornalismo è l’arte della raccolta e della trasmissione dei fatti conditi dal pensiero di chi scrive; insomma il giornalismo è un’arte nobile anche se oggi attraversa una fase di decadenza della sua splendida storia. Gaetano Amatruda queste cose dovrebbe saperle a menadito e dovrebbe ricordarle sempre anche quando chiama un politico di vaglia come Roberto Celano direttamente in causa sulla questione del “figli di De Luca” inducendolo, anche se involontariamente, ad un errore clamoroso, quasi come se avesse sbagliato un calcio di rigore. Ecco il pensiero di Celano espresso in calce al post di Amatruda: “”Confronto con i figli De Luca, Napoli conta nulla. Subito un confronto con Piero e Roberto De Luca, un confronto per discutere del futuro della città. Non ha senso incontrare Vincenzo Napoli, non ha autonomia e non è libero. Mi spiace ma temo conti nulla, rischia di diventare un burattino. Le sorti della città sono, per scelta dinastica, in mano ad i figli del Capo. Serve allora chiarezza e nessuna ipocrisia. Preferisco incontrarli insieme perché ancora non sono chiari gli equilibri dinastici e perché vorrei evitare un litigio fra i due. Non temano il confronto, fa nulla anche il due contro uno. Dalla nostra parte idee libere e progetti concreti per un’altra Salerno””. Dunque anche Celano (candidato sindaco a Salerno per Forza Italia, Rivoluzione Cristiana, Attiva Salerno e la lista ‘Celano Sindaco’) scrive, ripetendo pedissequamente quanto da me scritto tantissime volte, e cade nella trappola della comunicazione, mal consigliato dal buon Gaetano. Difatti entrambi ignorano una regola fondamentale della perfetta comunicazione, cioè che il diretto interessato non deve mai esprimere di persona il suo pensiero contro il presumibile avversario ma deve essere capace di farlo esprimere soltanto ad altri attraverso televisioni e giornali. Ma qui casca l’asino (e mi dispiace tanto che ci sia cascato anche Amatruda !!); i nostri politici sono abituati a leggersi e non a leggere, ovvero preferiscono che i giornali riciclino pari pari le loro dichiarazioni, che sul piano prettamente politico e da campagna elettorale non valgono un bel niente, e non capiscono che il proprio pensiero politico non vale un soldo bucato. E come si fa a farlo dire da altri ? Bisognerebbe cercare di “sfruttare” (il termine è brutto ma rende bene l’idea) l’opinione di chi è assolutamente fuori dalla mischia; ma in questo neppure De Luca, consigliato malissimo dal suo ufficio stampa, è mai riuscito a fare breccia preferendo l’attacco frontale e l’asservimento totale che soltanto lui è in grado di concretizzare. Ma De Luca è De Luca e può anche permettersi questo storico errore comunicazionale, gli altri al suo confronto impallidiscono. Per chiudere va segnalato, ad onor del vero, che sulla vicenda sono intervenuti due vecchi giornalisti come Gabriele Bojano e Andrea Manzi; il primo si è subito schierato con il potere riuscendo a trovare anche valide ragioni, il secondo ha fatto una spennellata sui figli di De Luca ma ha nicchiato sugli uomini del potere economico che oggi sono al centro del dibattito. I figli di De Luca non c’entrano affatto, loro fanno politica e lo fanno anche bene; sono tutti gli altri che si infilano tra le loro braccia come umili servitori senza un briciolo di dignità. Questo è il problema. Mi diceva poco tempo fa un noto magistrato della Procura di Salerno che, appena sveglio, spesso leggeva i miei editoriali e pur non condividendoli quasi mai li rispettava perché andavano, come vanno, contro corrente; tanto quello che lui aveva comunicato ai giornalisti il giorno prima lo conosceva già perfettamente e non aveva bisogno di andarlo a leggere la mattina successiva. Alla prossima.
Ottimo come sempre! Analisi che solo su queste pagine è possibile trovare perchè si respira aria di libertà.