PORTO: si ricomincia dalla riqualificazione del Molo Manfredi e … il Tar contro la storia

Aldo Bianchini

 

SALERNO – “”E’ stato approvato dal CIPE il Progetto di € 6.600.000,00 per la Riqualificazione del Molo Manfredi di Salerno, un intervento volto a completare l’assetto delle importanti trasformazioni urbane in corso nell’area che si appresta a diventare la nuova porta a mare della città di Salerno””. Queste le prime tre righe del comunicato con cui l’ Autorità Portuale di Salerno, senza toni trionfalistici, ha annunciato qualche giorno fa la bella notizia alla stampa ed al mondo imprenditoriale che finalmente si mette mano al Molo Manfredi per la sua definitiva riqualificazione; un progetto pensato e ideato una trentina di anni fa che ha avuto i suoi primi bagliori di fattibilità soltanto da qualche anno dopo che furono abbattuti, con fare anche troppo decisionista, gli ultimi brandelli di quelli che erano i “magazzini del porto” e le “storiche chiancarelle”, senza dimenticare lo smantellamento, o meglio la demolizione, di tutto quello che rimaneva del “Karama” (il panfilo di legno del comandante Achille Lauro). Tutte cose che, seppure rappresentassero un pezzo di storia del territorio, erano obiettivamente diventate di peso e quasi di intralcio al rifacimento di tutto il bacino portuale ed in particolare del Molo Manfredi, da sempre considerato la “porta sul mare” di Salerno. Nei primi decenni del XX secolo il porto, a causa di queste strutture utili per l’epoca ma ingombranti per i tempi moderni, si era piano piano isolato dal resto e dal contesto della città e del centro storico; questa la ragione per cui nel corso degli ultimi anni il porto rischiava di implodere su se stesso per mancanza di spazi retro portuali utili al suo rilancio ed alla sua crescita. La stazione marittima di Zaha Adid e il primo prolungamento del molo sono stati soltanto i primi passi in avanti studiati e voluti dalla nuova ed intelligente gestione, di tutte le attività marittime, voluta dalla nostra Autority. Ora si aspetta il futuro ulteriore prolungamento del Manfredi fino al “molo di sopraflutto” già previsto nel nuovo dal nuovo piano regolatore del porto (P.R.P.) per un altro chilometro in più di spazi utilissimi al congiungimento non solo con il retrostante centro storico cittadino ma anche per il suo riammagliamento con il lungomare per consentire ai salernitani, ma anche ai visitatori e turisti-crocieristi, di sentirsi a loro agio nella naturale “porta di mare”. Nei disegni dell’Autority, difatti, i nuovi spazi dovrebbero essere dedicati interamente all’accoglienza dei turisti-crocieristi che non dovranno mai sentirsi catapultati su una banchina qualsiasi ma su una delle banchine più belle del mondo dalla quale godere il paesaggio unico della “Divina” costiera amalfitana. Il parcheggio, invasivo anche se utile, dovrà sparire dalla zona di ingresso del porto per far posto a leggere strutture di accoglienza che possano anche essere usufruibili dai semplici cittadini della nostra comunità. Nell’ambizioso progetto dello studio “Archteam Adinolfi” è previsto anche il ritorno all’antico con il recupero di quanto ancora recuperabile in senso storico-culturale, a cominciare dai percorsi carrabili in basalto, con la speranza di far riaffiorare in superficie tutto ciò che era stato seppellito senza criterio. Peccato che non si potranno recuperare i ricordi della Chiancarelle e dei Magazzini, anche se con lo studio Adinolfi, tutto è possibile, come ha ampiamente dimostrato in passato con altre opere strategiche finalizzate anche recupero delle varie identità temporali e territoriali. Sarà creato uno spazio anche per la ceramica che da Salerno fino a Cava, passando per Vietri, ha caratterizzato la vita economica e imprenditoriale di intere generazioni. Il progetto di riqualificazione prevede anche l’inserimento di “Ombre d’Artista”, aree d’ombra mediante l’impiego di installazioni amovibili al fine di creare zone protette ed ombreggiate fruibili dai turisti diretti verso la città e dai salernitani a passeggio in un’altra oasi urbana. Le installazioni fungeranno da piccole folies visibili da più punti di vista e da diverse distanze, che si collocano a ridosso dei percorsi preferenziali verso i diversi punti di interesse della città. Rimane ancora in sospeso il tratto di mare compreso tra il molo Manfredi e la ex spiaggia di Santa Teresa con gli ormeggiatori che, purtroppo, resistono (pur senza aggiornarsi e modernizzarsi) al vento di cambiamento radicale che corre nelle vene della città. Ma gli ormeggiatori hanno trovato il loro punto di riferimento e di sicurezza non nella qualità degli ormeggi ma nell’istituzione del TAR; un organismo ormai quasi inutile che spesso si avventa sulle novità urbanistiche cittadine causando danni indescrivibili per l’economia di un intero territorio. Ma fin quando esiste bisogna rispettare anche le sue determinazioni che molto spesso stridono con la storia e la cultura dei luoghi che non possono rimanere abbarbicati ad un passato che non esiste più. Qualche giorno fa un po’ tutti i giornali con toni trionfalistici hanno annunciato che “Autuori ha battuto l’Autorità Portuale”; secondo me, invece, la “Ormeggi Autuori srl” non ha battuto l’Autority ma ha sconfitta se stessa con la complicità del Tar di Salerno che si è abbarbicato a tecnicismi come la “violazione del principio di proporzionalità e ragionevolezza” per negare la richiesta di riduzione dei pontili del 17% e bloccare uno dei progetti più ambiziosi ideati e messi in campo nella storia della città di Salerno. Da anni il presidente Andrea Annunziata va ripetendo che la valorizzazione ed un più razionale sfruttamento della darsena derivata dal prolungamento del molo potrebbe dare ancora più ossigeno alle tante attività portuali e crocieristiche che valgono molto più di una semplice riduzione del 17% dei pontili, senza avere bisogno di appellarci al sospetto che la richiesta sia stata avanzata per favorire l’imprenditore privato Agostino Gallozzi che era anche presente nel Comitato Portuale del 26 set. 2014 che licenziò la richiesta bocciata dal Tar. Ma la battaglia è appena all’inizio, andrà seguita e commentata perché lo sviluppo di una città non può dipendere da una decisione che si appalesa fortemente incerta e priva di fondamenti tecnici; una decisione comunque bocciata dalla storia.

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