SALERNO – Attenzione, nel titolo ho scritto “perché votare ?” e non “per chi votare ?” per il semplice fatto che alla luce delle furibonde liti in seno ai “pentastellati” e del vergognoso sminuzzamento del “centro destra” la soluzione del voto mi pare quella meno praticabile per cercare di combattere lo strapotere deluchiano. Ma a questo punto mi viene, sinceramente, il dubbio che nessuno voglia farlo come si fa, cioè cercando di mettere in piedi un’opposizione credibile e non risibile come questa che è sotto gli occhi di tutti. Come erano belli i tempi della D.C., come erano belli i tempi del P.C.I., e come erano belli anche i tempi del P.S.I.; mi consentivano e ci consentivano di scegliere, anche sbagliando ma di scegliere; anche per chi come me non ha mai scelto la prima soluzione prediligendo la seconda e la terza. Si sceglieva per fede negli ideali, anche se poi (lo abbiamo scoperto dopo) quelli che sceglievamo puntualmente calpestavano gli ideali professati soltanto a parole. Gli ideali, però, c’erano e su quelli si incentrava l’attenzione di tutti gli elettori che si davano battaglia fino all’ultimo secondo ed erano pronti ad accettare qualsiasi verdetto venisse fuori dalle urne. Adesso è cambiato tutto, in peggio, e le scissioni, le diatribe interne, le invidie, la corsa alle poltrone, le accuse velenose, i messaggi trasversali, sono all’ordine del giorno … e l’elettore si allontana sempre di più dalle urne. Ma ritorniamo al tema e alla domanda iniziale: perché votare ?. A mio avviso è ridicolo andare alle urne in questa situazione; sarebbe molto meglio e molto più democratico riconoscere (turandosi il naso !!) la superiorità dell’avversario che è e rimane il “centro sinistra” con tutte le sue ramificazioni, fare dei cortei dalle diverse parti della città e portarsi tutti sotto il comune con striscioni e bandiere osannanti la futura amministrazione ed accettare che la stessa venga nominata dall’uomo solo al comando. Questo ci costerebbe di meno, e costerebbe di meno anche a tutti i candidati, fermo restando che al voto si dovrà andare comunque fra cinque anni per non correre il rischio che la città venga pervasa, più di quanto lo è già, dall’odore di regime. E badate bene che il “centro sinistra” vince da molto tempo in una città come Salerno che è in gran parte di centro destra; ecco dove sta da un lato la scientificità e dall’altro l’insipienza. In questi futuri cinque anni la presunta opposizione dovrebbe, comunque, preparare seriamente la candidatura di un paio di personaggi che avrebbero così il tempo materiale di seguire pedissequamente le azioni dell’amministrazione comunale per discuterle e combatterle, ma anche approvarle se sono giuste e vanno nella direzione di tutti. Due cose mi hanno colpito in questi ultimi giorni: la dichiarazione di Mara Carfagna che voleva scendere in campo a sostegno di Amatruda (come se non fosse suo specifico dovere impegnarsi per questa città che lei dice di amare) e che invece ha fatto dietro front alle prime difficoltà, e la dichiarazione di Nicola Provenza resa a margine della movimentata discussione che c’è stata intorno al mondo pentastellato. Evito di commentare la prima dichiarazione-posizione perché non riesco a trovare gli aggettivi adatti per definirla, è talmente surreale e lontana dalla realtà che mi astengo. La seconda, invece, è più interessante perché viene da un uomo che essendo medico ed avendo fatto l’allenatore di calcio dovrebbe avere chiaro due concetti: che le cose della vita sono appese ad un filo e possono cambiare anche improvvisamente e che la partita (con annessi e connessi) si gioca sul campo e finisce sul campo, come nello sport così nella vita ed anche, se non soprattutto, in politica. Punto. Invece ecco Nicola Provenza che prima dichiara: Non mi fido di nulla, non mi fido di chi sostiene tesi preconcette. Mi fido di quello che vedo e sento qui. Anche se qui si viene con un’idea preconcetta in testa: manca onestà intellettuale di pensiero rispetto a ciò che avviene” (fonte Il Mattino del 27 febbraio 2016), e poi va via dal movimento sbattendo la porta platealmente ovvero cerca di rientrarvi con sotterfugi da dozzina; alla stregua di chi ritenendosi “unto dal Signore” pensa di essere il migliore. Mi chiedo, e vi chiedo: ma l’onesta intellettuale è presente nei pentastellati e, soprattutto nello stesso Nicola Provenza e nei tanti rancorosi dissidenti ? Mi sembra di no; difatti se la partita è stata giocata vuol dire che un allenatore l’ha vinta (Oreste Agosto) e l’altro l’ha persa (Nicola Provenza) a meno di voler far passare il concetto di brogli nauseabondi; tutto deve finire sul campo altrimenti non si va da nessuna parte e sarebbe meglio rimanere a casa anziché dare fastidio ai tanti elettori che non sanno più a che santo votarsi per poter scegliere il meglio nella schifezza di oggi. Mi da un certo fastidio pensare che un parlamentare dei pentastellati è costretto a presentarsi alle riunioni del movimento come un povero cristo facile bersaglio di tutti, anche dei più imbecilli; e di imbecilli in politica ce ne sono tantissimi, esattamente come nella vita di tutti i giorni. E’ sul punto della “leader schip” che il movimento di Grillo ha pienamente fallito; non riconoscerli e rispettarli significa rischiare il tracollo. L’imperativo è trovare un altro modo per gestire le “irritazioni” e le “irriverenze” del web che hanno consentito a tutti di credere di essere al centro dell’universo. In politica, così come nella vita, c’è chi può e chi non può; voler pretendere con un semplice click l’azzeramento di tutta una scala di valori significa colpire con un’ascia la democrazia e scaraventare i suoi resti indietro nella storia. La democrazia prevede il confronto dialettico e politico, cose che non esistono più; a Salerno, solo per fare un esempio, è da oltre vent’anni che manca una lista con il simbolo del PD quasi come se tutti quelli che si ispirano a quel partito avessero vergogna di esporre il simbolo nazionale. E anche per questa tornata elettorale il PD non sarà in competizione; è ovvio che poi Vincenzo De Luca va a Roma e tuona apoditticamente “Io sono Salerno” e tutti, ovviamente, tacciono. Prima il simbolo del PCI troneggiava sempre al primo posto di tutte le liste e le schede elettorali; il mio discorso non è voler aprire il libro dei ricordi, ma ogni tanto uno sguardo al passato sarebbe molto utile. Con questi presupposti, amici lettori, prende sempre più consistenza la domanda iniziale “perché votare ?”.
direttore: Aldo Bianchini