SALERNO – Non è la prima volta che scrivo sulla tratta ferroviaria Sicignano-Lagonegro che è stata croce e delizia (più croce che delizia !!) per moltissimi personaggi politici, e non solo. Croce perché sulla sua riattivazione sono caduti tutti come tante pere cotte; delizia perché su quella tratta tutti hanno costruito le rispettive campagne elettorali. Buon ultimo l’ha fatto anche Vincenzo De Luca il quale, oggi, preso dai tanti “problemi di famiglia” preferisce driblare l’argomento e delegare il suo vice Fulvio Bonavitacola, preso purtroppo anche lui da “problemi di famiglia”; dove per famiglia sta quell’apparato di potere che la magistratura vuole a tutti i costi smantellare. Ricordo i giorni in cui, pochi mesi fa, tutti i politici del Vallo di Diano, sulla scia dei paroloni del kaimano (Vincenzo De Luca !!) presero a menar vanto delle facoltà miracolose del loro leader che avrebbe in men che non si dica riattivato la tratta ferroviaria ormai chiusa (e forse sepolta per sempre !!) fin dagli anni ’80. Anche il “Comitato pro ferrovia” di Sala Consilina plaudì alle roboanti promesse elettorali dell’allora sindaco emerito di Salerno, ma lo fece con una maggiore cautela rispetto alla spocchiosa acclamazione dei politici locali, per questo rispetto il continuo impegno del comitato finalizzato al solo raggiungimento di un obiettivo che è quello della riattivazione del tratto ferroviario in questione. Non posso, però, essere d’accordo con lo stesso Comitato quando per perorare la causa della Sicignano-Lagonegro cita a paragone il rinnovo della tratta che porta a Cortina d’Ampezzo, in primo luogo perché il Vallo di Diano non è Cortina (e chiedo scusa del paragone che non deve apparire offensivo !!) ed in secondo luogo perché, se vogliamo dirla tutta, Cortina si trova a 300 km. dall’alta velocità mentre il Vallo di Diano è a poco più di cinquanta chilometri, oltretutto ottimamente collegati da un’autostrada a tre corsie. Inutile, oggi, prendersela più di tanto se la politica degli anni 70 e 80 era tutta orientata in favore dei trasporti su gomma e se quella politica, sempre per motivazioni elettoralistiche, fu appoggiata e condivisa da tutti i politici del Vallo, molti dei quali ancora ai loro posti di potere. Adesso comincia a svegliarsi qualcosa e tutti sembrano aver capito la lezione delle promesse elettorali, e puntano sulle risorse locali (Tommaso Pellegrino presidente del Parco e Corrado Matera assessore regionale al turismo) per tentare di risolvere il problema. Un problema che non sarà superato se al trenino degli anni 70 si vorrà dare anche oggi la funzione di collegamento Lagonegro-Salerno; ormai la richiesta e l’esigenza è molto ridotta e, infine, non potremo mai avere un trenino super veloce e i grado di competere con il trasporto su gomma. Bisognerà, quindi, pensare ed attrezzare qualcosa di nuovo in modo da trovare la giusta congiunzione tra esigenze di trasporto e novità turistiche con precisi pacchetti promozionali. Nel 2010 ci fu uno scambio di vedute tra l’allora assessore provinciale Adriano Bellacosa e il rappresentante di Forza Italia del Vallo, Rosario Nicola Luisi; in questo scambio anche abbastanza forte cercai di inserirmi io con una semplicissima proposta e ricordando i vari personaggi che si erano interessati alla vicenda (gli assessori provinciali Gaetano Arenare, Angelo Paladino, Rocco Giuliano e il delegato al turismo Luigi Giordano) in data 13 agosto 2010 scrissi testualmente: “Ma tutto fino ad oggi è stato inutile, addirittura qualche comune ha divelto o coperto di asfalto i binari nei tratti urbani; insomma da un lato l’apparente interesse pro ferrovia, dall’altro la pragmatica assuefazione all’indolenza delle FF.SS. ed anche, per certi versi, di Provincia e Regione. E’ vero comunque che quel tratto era diventato antieconomico per le FF.SS., ricordo negli anni ’70 il numero veramente ridottissimo di passeggeri tanto che qualche volta su quella littorina non c’erano più di due-tre viaggiatori per volta. Un vero disastro!! Bisogna, quindi, ripensarla quella tratta per ridarle vigore ed anche economicità. Mi viene in mente il famoso “trenino rosso”, quello che da Tirano porta fino a St.Moritz (60 km.) e da lì fino a Thusis (altri 62 km.). Quel trenino è diventato “patrimonio dell’Unesco”. E’ vero che parte dai 429 mt. Slm di Tirano, tocca i 2253 del Bernina, ed approda ai 1900 mt. circa di St. Moritz. E’ vero anche che costeggia il famoso lago di Poschiavo, scala il massiccio del Bernina, transita lungo il ghiacciaio eterno della Diavolezza, sfreccia nella mitica vallata dell’Engadina con i suoi meravigliosi laghetti e, prima di arrivare a St. Moritz, passa davanti la famosissima “casa di Heidi” a Maienfeld. E’ vero, infine, che porta tutti i passeggeri a far visita allo “spartiacque del bacino idrografico del Mediterraneo” dove le acque dei ghiacciai vengono separate ed avviate verso il Po e verso il Danubio. E’ tutto vero, d’accordo, la bellezza naturale delle Alpi è impareggiabile, ma un tracciato ideale da Salerno a Lagonegro, fatte le debite differenze, non è da meno. Stazioni di visita ad esempio alla necropoli di Picentia, al Parco Termale di Contursi, alla Volcei di Buccino, alle gole di Salvitelle, ai Monti Alburni, al parco di fragole di Petina, alle grotte di Pertosa, ai centri storici del Vallo di Diano, al battistero di Fonti, alla Certosa di Padula, al parco Cerreta di Montesano, e sempre più su fino a Lagonegro. Ed è giusto ricordare che già nel 1992 (agli albori del Parco) la provincia mise in cantiere un progetto ancora attuale di ippovie e percorsi a cavallo; progetto sul quale ancora oggi riversano notevoli interessi le numerose associazioni di trekking presenti sul territorio. L’importante che nel quadro delle iniziative per il ripristino della Sicignano-Lagonegro vengano direttamente interessate le due città capoluogo: Salerno e Potenza, che da questo progetto potranno soltanto guadagnare in consensi, in flussi turistici e rivalutazione delle zone interne. E’ vero, infine, che “un’idea che non è pericolosa non è degna di essere chiamata idea” ma è altrettanto vero che se non ci fossero idee pericolose il mondo avrebbe già concluso la sua corsa da secoli e secoli”. Più chiaro di così non è possibile; dispiace ripeterlo ma la tratta Sicignano-Lagonegro è destinata a rimanere ben rintanata nel cassetto dei sogni; e non c’è Matteo, Vincenzo o Tribunale che tenga. Quei 78 km inaugurati interamente nel 1892 e chiusi nel 1987 rimarranno abbandonati per sempre. Purtroppo.
direttore: Aldo Bianchini