SALERNO – Sono passati cinque anni ed otto mesi da quella tragica sera del 5 settembre 2010, data dell’assassinio di Angelo Vassallo, e la sceneggiata (alla napoletana !!) non smette di andare in scena sul palco del Parco Nazionale del Cilento, del Vallo di Diano e Alburni (PNCVDA). Da circa sei anni, difatti,non si riesce ad eleggere il presidente della “Comunità del Parco”, una mostruosa creatura, quasi acefala, che è stata concepita dalla politica per assicurare poltrone di comando a garanzia della distribuzione cencelliana del potere propedeutica alla raccolta di voti. Una vergognosa invenzione, non napoletana, ma italiana. Pochi giorni fa l’annuncio enfatizzato della proclamazione di Tommaso Pellegrino a presidente dell’Ente Parco; un annuncio che sembrava la conclusione di un lungo iter che a volte sfiora a dir poco il ridicolo. Nel nostro Paese siamo capaci di complicare tutto e, peggio ancora, di asservire tutto alle squallide esigenze politiche di ben individuati personaggi che continuano a navigare ed a nascondersi tra le pieghe di una burocrazia che appare sempre più complicata nonostante le promesse di snellimento e di sburocratizzazione che vengono dal basso come dall’alto. A me, ad esempio, non sembra logica e neppure produttiva la farraginosa, mastodontica ed incredibile macchina messa in piedi dalla politica per il governo del Parco, una macchina che produce invece danni inverosimili sul piano della funzionalità e sull’operatività di un Ente, come il PNCVDA. Posso anche sbagliarmi ma per reggere le sorti di un Parco come quello che insiste sul nostro territorio provinciale basterebbe una ristretta commissione (una specie di CdA) che detta le linee guida ed esprime un presidente (a mò di direttore generale con poteri esecutivi). Invece nò !! La politica ha creato un mega-mostro, elefantiaco, poco funzionale e comunque lentissimo sul piano decisionale con un Ente Parco, una Comunità del Parco, un Consiglio Direttivo, un Direttore del Parco e un Presidente Ente Parco. Capiamo le esigenze di poltrone e poltroncine da distribuire a destra e a manca, ma una volta tanto si potrebbe anche dare l’avvio ad una nuova stagione di funzionalità. Ci sono passaggi impressionanti per riuscire ad eleggere tutti gli organi di governo e gestione del Parco: ad esempio per l’elezione degli organi della Comunità del Parco (da cui poi discende il Consiglio direttivo) sono chiamati ad esprimersi tutti i sindaci del Parco, dei presidenti delle Regioni sul cui territorio ricade il Parco (meno male che il nostro ricade solo in Campania), i presidenti delle Province (nel nostro un presidente), i presidenti delle Comunità Montane (per il parco ce ne sono ben sei) per eleggere il presidente e un vicepresidente; nella Comunità del Parco entrano di diritto quattro membri designati dal ministro e quattro rappresentanti della formazione (eletti dalla stessa Comunità). Ma tutta questa gente cosa è chiamata a fare ? E’ presto detto. La Comunità del Parco svolge i seguenti compiti: designa quattro rappresentanti per la formazione del Consiglio direttivo dell’Ente Parco, la designazione dei rappresentanti della Comunità del Parco avviene a maggioranza dei votanti e ciascun elettore non può votare più di un nominativo; delibera, previo parere vincolante del Consiglio direttivo dell’Ente Parco, il Piano pluriennale economico e sociale, che sottopone all’approvazione della Regione Campania e vigila sulla sua attuazione; esprime parere obbligatorio sul bilancio e sul conto consuntivo dell’Ente Parco; esprime parere obbligatorio sul Regolamento del Parco; esprime parere obbligatorio in merito al Piano del Parco; esprime parere obbligatorio, sullo statuto dell’Ente Parco e sulle eventuali revisioni; esprime il proprio parere obbligatorio su altre questioni a richiesta di almeno un terzo dei componenti il Consiglio direttivo; adotta il proprio regolamento di organizzazione della Comunità; partecipa ai sensi dell’art. 12 comma 3 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, e sue successive modifiche ed integrazioni, alla definizione dei criteri riguardanti la predisposizione del Piano del Parco indicati dal Consiglio direttivo. Mi vergogno, io per loro, nell’andare avanti nell’elencazione degli altri organi: Ente Parco (il cui presidente è Pellegrino), il consiglio direttivo dell’Ente Parco, il direttore del Parco, ecc. Per il direttore del parco la macchietta continua; leggete bene: l’ente parco propone al ministro una troika, ma prima di questo atto il Presidente dell’Ente deve indicare i nomi alla Comunità del Parco che li approva e li ripassa al Presidente per l’invio al Ministro). Un guazzabuglio infernale in cui facilmente si perde il bandolo della matassa a danno della credibilità della politica; quando in altri Paesi si ritrovano a parlare del “sistema Italia” lo fanno sorridendo sotto i baffi. Siamo davvero messi molto male. Ecco perché il neo presidente dell’Ente Parco, Tommaso Pellegrino, ha richiamato tutti i sindaci alle loro responsabilità perché la situazione del PNCVDA è una situazione che ha già oltrepassato i limiti del ridicolo e del buon gusto. Domani, venerdì 29 aprile 2016, probabilmente ne sapremo di più; io ci credo poco anche se spero che l’appello alla responsabilità lanciato da Pellegrina venga raccolto almeno dalla maggioranza degli oltre ottanta sindaci del parco che spesso si assentano per non far raggiungere il numero legale delle adunanze, anche se spesso si assentano pure i rappresentanti della regione, della provincia e delle comunità montane. “I sindaci dovranno essere i protagonisti di una nuova stagione del parco”, ha detto Tommaso Pellegrino; parole sagge e sante che non so quale effetto positivo potranno avere contro il “muro di gomma” della sconcertante politica che corre per la tutela di altri interessi, non certamente quelli del parco, dell’area protetta, del territorio e dell’ambiente.