SALERNO – Scrivere di una collega o di una collega giornalista non è impresa facile; lo scritto può facilmente essere confuso o frainteso ovvero preso per piaggeria nel migliore dei casi. Sento, comunque, la necessità di scrivere della collega Luciana Mauro che conosco pochissimo per averla incontrata, forse, un paio di volte nell’arco di tutta questa mia lunghissima attività giornalistica salernitana. Non posso, però, fare a meno di dire che da un paio di anni, da quando cioè Luciana ha cominciato a confezionare le sue storie, aspetto con una certa tensione il lunedì di ogni settimana per poter leggere, subito, la storia proposta sulle pagine de “Il Mattino”. Ottima la scelta del quotidiano che anche avendo meno spazio di lunedì riesce a garantire la pubblicazione delle storie che solitamente occupano almeno mezza pagina; una mezza pagina che divoro letteralmente e che custodisco gelosamente nel mio largo archivio cartaceo. Luciana ha un modo di raccontare veramente speciale, riesce quasi a far rivivere come in un film i personaggi e le vicende che li caratterizzano portandoli sempre o quasi alla cosa più orrenda che esiste: l’omicidio. Non so se la collega ha già confezionato qualche libro sulle sue storie, se non l’ha ancora fatto glielo consiglio vivamente perché è prevedibile un successo letterario senza precedenti in quanto le storie riguardano, quasi tutte, avvenimenti di cronaca nera che la gran parte della popolazione salernitana conosce bene o certamente ricorda per l’impatto che le stesse hanno avuto sulla pubblica opinione. Gli scritti di Luciana sono talmente soft, quasi fiabeschi anche se si tratta di fatti violenti, che ti portano letteralmente per mano nella cronaca nera vista in maniera molto diversa; non c’è mai esasperazione della violenza fine a se stessa, tutt’altro; con le giuste parole Luciana riesce a convincerti che la storia raccontata non poteva avere altro epilogo se non quello della morte di uno dei protagonisti come necessaria, quasi naturale fino al punto se non di giustificare almeno di comprendere in parte le ragioni del delitto. Naturalmente dalle righe delle storie traspare con chiarezza la gravità degli atti efferati e la condanna seria e decisa della scrittrice. Ecco Luciana Mauro è una scrittrice di qualità, sicuramente ben radicata nel territorio, capace di far pensare o credere che i suoi “romanzetti rosa e sangue” possano anche essere il parto di una fervida mente che riesce a trasformare “storie vere” in splendidi racconti che tracimano la realtà per entrare nel subconscio di ognuno di noi e delle nostre relazioni con il mondo in cui viviamo. Se fossi un editore televisivo mi precipiterei ad acquistare il corposo pacchetto delle “storie di Luciana” per trasformarle in tante fiction che sicuramente incanterebbero una platea di telespettatori non soltanto locali. Perché ? Perché le storie di Luciana, come dicevo, partono da un fatto più o meno reale avvenuto nei nostri luoghi e possono essere facilmente calate nella realtà generalizzata della vita quotidiana di oggi. Ho divorato i racconti della Mauro che fino ad ora sono riuscito a trovare su Il Mattino; anche ben studiati i titoli delle varie puntate, ricordo con particolare attenzione quelli, ad esempio, dell’inizio della serie: “L’arringa della moglie diciottenne “Assolvete i killer di mio marito” un caso di stalking del 1925; “Tutte le frecce di don Natale, Robin Hood del centro storico” un caso del 1926; “Chiarina, “bella ma traditrice” massacrata a colpi di giravite” una stupenda storia di tradimento del 1920; “L’eredità del bel cocchiere divisa a colpi di punteruolo”, un uomo che uccide il cognato il giorno prima del matrimonio con la sorella, del 5 gennaio 1924. Ma anche quelli più recenti come: “Il male oscuro del medico clown, salto nel vuoto con l’ultimo sorriso” la storia degli anni 80’ di un medico che era riuscito ad applicare a Salerno la “magico terapia” già nota negli USA; “Sedotta e trasformata in assassina, il delitto imperfetto della segretaria”, una storia come tantissime altre che capitano anche ai giorni nostri; oppure quella di “Rosa, doppia vita inseguendo l’amore, la passione perduta tra fragole e sangue” con il marito poliziotto assassinato dall’amante che poi si uccide nei giardinetti; per non parlare di “Alfredo e l’ossessione del figlio dell’altro, coltellate alla gola della fidanzata incinta” con un giovane carrozziere che uccide la fidanzata Rosella per gelosia, solo per gelosia. Ma le storie sono tantissime e sarebbe difficile riportarle tutte. Quella di Chiarina, bella e traditrice, massacrata negli anni ’20, ha superato (a mio avviso) tutte le altre perché racchiude in se una vicenda intrigante e peccaminosa uguale a tantissime altre vicende che hanno caratterizzato la cronaca nera, la vita sociale ed il costume della nostra città. Come dire che dagli anni ’20 ad oggi non è cambiato proprio nulla in fatto di rapporti uomo-donna. Ecco, forse il senso del filo sottilissimo che lega tutte le storie di Luciana è proprio questo: raccontare la donna e la sua mutazione, nonché le sue conquiste sociali, attraverso la drammaticità delle oro storie per la conquista di quella parità tra uomo e donna che ancora adesso non è del tutto sedimentata nelle coscienze di tutti noi.
direttore: Aldo Bianchini
Il tuo commento rigoroso e attento mi inorgoglisce. Grazie infinite e, visto che hai così tanta pazienza, continua a leggermi. Con affetto.
Luciana Mauro