SALERNO – Nella precedente puntata dedicata in data 6 gennaio 2016 all’ultimo comunista di Salerno, Andrea Zolferino, ho cercato di descrivere per grandi linee il complesso ed articolato mondo politico salernitano, quello di assoluta fede comunista; un mondo che è praticamente scomparso e che, molto spesso, gli stessi uomini dell’attuale sinistra fanno fatica a ricordare. L’ultimo colpo micidiale lo ha assestato a quelle idee l’ex sindaco di Salerno Vincenzo De Luca che per alcuni decenni è stato anche il manovratore nelle segrete stanze del PCI, non proprio a livello di Botteghe Oscure ma le differenze sono davvero sfumate. Andrea Zolferino, invece, resiste a tutte le tentazioni di cancellare anche dalla memoria un passato che, a suo dire, rappresenta anche il futuro per le nuove generazioni, almeno sotto il profilo degli ideali e della trasparenza con cui venivano portati avanti, anche a costo di scendere in piazza e lottare fisicamente contro gli avversari di turno. Ebbene in quella fase storica Andrea ha rappresentato la tipica incarnazione del “comunista radicale”, cioè dell’uomo convinto di muoversi e di lottare per le proprie idee e per il raggiungimento del bene comune. Allora quando scendeva in piazza il Partito Comunista erano dolori per tutti, anche per i missini del Movimento Sociale Italiano (MSI), e Zolferino è stato sempre in prima linea al grido di “compagni” che veniva utilizzato quasi come una parola d’ordine in quelle che erano sempre adunate oceaniche. Ma quello è solo il ricordo di un partito andato, scivolato nei meandri del potere e della burocrazia ed orfano, ormai, di quegli ideali che hanno contraddistinto la sua storia nel corso di oltre un secolo di vita. Ci sono state la trasformazioni, vere e proprie metamorfosi, con capovolgimenti non solo di ideali ma anche di semplici denominazioni (PCI – PDS – DS – PD) a seconda le esigenze dei tempi e dei traguardi elettorali da raggiungere. Ma Andrea Zolferino è rimasto sempre lì, allo stesso posto, un passo dietro il potere quasi come un controllore della trasparenza; ed ha continuato a credere nelle proprie idee ed a contrastare tutti quei fenomeni di modernismo che hanno condotto il PCI verso altre destinazioni. Nel corso del “Panorama d’Italia 2014”, quattro giornate organizzate a Salerno dal settimanale “Panorama” e splendidamente condotte da Bruno Vespa (Porta a Porta di Rai/1) e Giorgio Mulè (direttore di Panorama) con le incursioni di uno spavaldo Vittorio Sgarbi, si mise in bella evidenza anche Andrea Zolferino che diventò l’attore principale di uno degli eventi (quello presso la Sala degli Stemmi della Curia Arcivescovile) che registrava come protagonista l’allora governatore Stefano Caldoro. In quella occasione, su questo giornale scrissi il 24 novembre 2014 un articolo dal titolo “Panorama d’Italia: Caldoro, De Luca e Salvini nella … giornata di Andrea Zolferino” proprio per stigmatizzare l’inconcludenza organizzativa e l’impressionante capacità di Andrea di entrare sulla scena. A stralcio ecco lo scritto integrale: “Non si può lasciare l’intervista del governatore soltanto nelle mani di Giorgio Mulè che, seppure giornalista di vaglia, non conosce un cavolo della realtà campane e, soprattutto, salernitana in una città che è sempre molto ostile a tutto quello che non sia il “delucapensiero” e lasciare al sindaco la più docile e duttile preda di Domenico Arcuri (A.d. di Invitalia) per discutere del “sviluppo possibile al sud”. Non ci dobbiamo meravigliare, poi, se la venuta di Caldoro a Salerno, nel palazzo del Vescovo, finisce in uno show solitario di Andrea Zolferino, storico militante del PCI ed anche fiero avversario di De Luca per il quale ha editato finanche una canzonetta dal titolo “Chist’ è pazzo” facilmente rintracciabile anche su Youtoube. Fortunatamente Andrea ha avuto la saggezza di fermarsi da solo per non trasformare lo strombazzato “Presidente mi spieghi …” in una plateale e rumorosa “giornata di Zolferino”. E non ci dobbiamo scandalizzare se, dopo Andrea, un altro signore non meglio identificato ha fatto andare su tutte le furie, ingiustificatamente, il buon conduttore Giorgio Mulè. Insomma, tutto come da copione già ampiamente previsto; questi soloni del giornalismo nazionale dovrebbero umilmente accettare che in sede locale è necessaria la presenza di uno del posto, ed a Salerno ci sono tantissimi giornalisti che avrebbero sicuramente fatto più bella figura di Mulè”. Ma Andrea, naturalmente, è anche altro. Ha tracciato, dal suo punto di vista, un profilo di alcuni noti personaggi (da De Luca a Bonavitacola, da Mucio a D’Acunto, da Savastano alla Arcieri, solo per citarne alcuni) che ancora oggi sono sulla scena della politica nostrana; e lo ha fatto senza timori e senza falsi infingimenti, magari sbagliando ma lo ha fatto sempre con coraggio e in difesa dei suoi ideali da “ultimo comunista” di Salerno. Nella prossima puntata pubblicheremo alcuni di questi profili, e ce ne sarà per tutti i gusti.