SALERNO – Il sindacalista Carmine De Chiaro è ritornato sulla prima pagina dei giornali, almeno su Il Mattino che leggo con maggiore costanza. E dice anche, parlando obiettivamente, delle cose interessanti sulla metodologia seguita sia dai vertici dell’azienda ospedaliera che dalla magistratura. In questo non posso non essere d’accordo con lui. Peccato che a dire queste cose sia un personaggio poco credibile almeno sulla carta, poi vedremo nei fatti reali quando sarà possibile avere il quadro preciso dell’incresciosa situazione dei cosiddetti presunti “nullafacenti del Ruggi”. Un personaggio poco credibile che ha trovato un altro giornalista de Il Mattino che sostituendo una sua collega gli ha ridato l’onore della prima pagina; soprattutto ha ritrovato il giornale più letto della provincia di Salerno che ha deciso di fare karakiri nel riprendere dal punto di vista dell’informazione una battaglia che De Chiaro ha già perso molte altre volte. I personaggi, anche quelli sindacali, possono costruirsi una identità mantenendo in un ideale percorso di affidabilità sempre la barra dritta e alzando finanche le barricate per cause giuste e di carattere generale senza mai lasciarsi andare nella difesa di casi indifendibili, al di là di ogni umana comprensione. Quando questa dimensione non la si raggiunge o la si smarrisce per strada si finisce, fatalmente, per essere catalogati tra i personaggi poco credibili. Nella fattispecie, poi, un personaggio che è anche sindacalista non può (a mio avviso) sottrarsi al dovere di attivare tutti i percorsi possibili verso la legalità nel rispetto delle singole identità lavorative e professionali. E allora mi chiedo dove mai fosse il sindacalista Carmine De Chiaro quando, a suo stesso dire, per trent’anni sono state messe in atto “situazioni irregolari dal punto di vista amministrativo che non hanno mai dato la stura a provvedimenti sanzionatori”. Ricorrere oggi al meccanismo perverso del ribaltamento di certe situazioni, come quella del direttore generale che avrebbe dovuto pedissequamente controllare la capo sala che andava in spiaggia, mi appare assolutamente spocchioso e molto riduttivo anche per una legittima difesa, cui tutti hanno diritto sacrosanto; e dico questo al di là di ogni presumibile responsabilità del d.g. Viggiani. Il sindacato in genere non può più pensare di difendere soltanto i diritti dei lavoratori ma deve necessariamente cercare di elevare il tasso del loro livello nel rispetto dei doveri che sugli stessi, comunque, incombono; se il sindacato non fa questo la sua missione è finita e tanti preposti potrebbero tranquillamente tornare nelle linee operative o a casa propria. Per questa ragione non solo De Chiaro ma anche tutti gli altri sindacalisti del Ruggi dovrebbero farsi un sereno esame di coscienza prima di parlare e di pontificare a vuoto e soltanto per essere presenti. Al nuovo giornalista che da qualche giorno cura la “pratica De Chiaro” per Il Mattino consiglierei, quindi, di andarsi a leggere il mio articolo de 24 giugno 2015 dal titolo “Sanità, il Ruggi di De Chiaro … e Il Mattino ?” che qui riporto a stralcio in uno dei passaggi più significativi:
“Ho conosciuto Carmine De Chiaro diversi anni fa, intuii che aveva delle potenzialità inespresse sul piano della battaglia ideologica e cercai subito di cooptarlo per farne un personaggio; lo lanciai sulle frequenze televisive di Quarta Rete e fu un indubbio successo che, purtroppo, durò poco. Alle prime difficoltà per la testata giornalistica che dirigevo Carmine De Chiaro scomparve dal panorama dell’informazione per poi riapparire su altre tv e su altri giornali ad intermittenza ed a scadenze quasi ripetitive temporalmente. Dalle informazioni che raccolsi dagli stessi carabinieri (i quali cominciavano anch’essi a non prendere per oro colato le denunce del sindacalista !!) che venivano spesso a perquisire la sede della tv mi resi conto che De Chiaro era un personaggio, certamente pulito – trasparente e convinto delle cose che faceva, che con le sue azioni faceva più “ammuina” che altro, e lo faceva per non finire stritolato nel tritacarne che lui stesso adottava come strumento d’attacco contro la dirigenza dell’azienda ospedaliera e non solo, coprendosi con una sigla sindacale che non ha mai raccolto molti iscritti, almeno fino a qualche tempo fa. Insomma nel supportare giornalisticamente le denunce, a volte anche vere e credibili ma mai dimostrabili, avevo preso la più classica delle cantonate”. Ineccepibile, infine, il discorso dell’avv. Michele Sarno, sono d’accordo con lui sul fatto che ogni dipendente ha diritto ad un’accurata difesa, divergo dal suo pensiero quando ancora vuole insistere con il fatto che i licenziamenti sono stati effettuati senza ancora l’udienza dinanzi al GUP; dobbiamo allontanarci da questa convinzione di dover aspettare il giudizio della magistratura che è giusto rispettare quando dopo anni arriva, ma è altrettanto giusto che le leggi vengano fatte rispettare prima che la magistratura intervenga altrimenti deleghiamo ad essa un potere immenso sottraendolo a quello dei dirigenti che, anche alla luce dei nuovi orientamenti governativi, dovranno operare di più e meglio, tanto non potranno più essere chiamati a responsabilità risarcitorie nel caso il giudice dovesse assolvere. Ma la storia del Ruggi è destinata a continuare. Difatti “just in time” non è appena in tempo ma soltanto all’inizio.
Gentile Direttore,
non sono “un furbetto del cartellino”, ma non sono nemmeno disposto a vivere e lavorare in un “clima di sospetto” diffuso, di “delazione gratuita e non disinteressata”, in un clima di “caccia alle streghe”.
Conosco e pratico i miei doveri, ma non tollero un clima da “grande fratello”.
I furbi vanno severamente sanzionati…………licenziati, ma chi lavora non deve patire “vessazioni” gratuite.
Non entro assolutamente nel merito del Suo articolo che leggo e rispetto,profondamente, come informazione, ma non mi dirà che non si sia accorto, forse, che si sta facendo “troppo rumore” e di “ogni erba un fascio”?
Tra poco ci “diranno” pure come quando e perché andare nel bagno……..e assegnarci i tempi, con una telecamera piazzata.,bontà loro, nel Water. Non è troppo?
Il grado di civiltà di una società non si fonda sugli umori della piazza, che – la storia insegna – non ha il monopolio della verità. Alle ultime grandi sciagure del secolo scorso si è approdati a furor di popolo. Chiedere conferma a Hitler, Stalin o Mussolini.
La democrazia non è un sondaggio, altrimenti basterebbero la Doxa o Piepoli per far camminare il mondo. È un faticoso procedere tra esigenze diverse, una trama spesso labile che va tessuta giorno per giorno, sapendo che bisognerà mediare, cedere su alcuni punti per portarne a casa altri. Sancire : “Diritti e Doveri”.Dico questo perchè, ormai, lo Statuto dei Lavoratori, privo dell’Art.18 è ormai ,carta straccia e sicuramente questo articolo non doveva servire a coprire i “furbetti del cartellino”, ma a garantire “dignità” a chi lavora.
Proprio per questo, ciò che “qualunque comune mortale dotato…” è autorizzato a dire in una discussione da bar, un giornalista dovrebbe pensarci bene prima di consegnarlo alla Stampa, taccuini o social network. Non per cedimenti a “buonismo, ipocrisia e moralismo”, ma per compito deontologico. È un opinion leader, influenza la coscienza del prossimo, le sue parole pesano più di quelle della gente che la legge. Per questo dovrebbe valere, soprattutto per Lei, quello che, già mezzo millennio prima di Cristo, sosteneva Buddha: “Prima di parlare domandati se ciò che dirai corrisponde a verità, se non provoca male a qualcuno, se è utile, ed infine se vale la pena turbare il silenzio per ciò che vuoi dire”.
Se il metodo prendesse finalmente piede, avremmo sicuramente meno talk show, ma forse anche una società un briciolo migliore. Perché ritengo, quando si afferma “meglio in piedi, vivi e fuori dalle righe che seduti, e dormienti ”. Ma è proprio perché tutti adesso sentono la necessità di andare fuori dalle righe che la pagina è diventata un illeggibile groviglio di scarabocchi.Non certo le Sua…..ma molte inutili pagine di giornalini che amplificano, enfatizzano, starnazzano, senza mai veramente approfondire.Son ridicole e fanno male L’importante è vendere…..apparire non essere…e che fortunatamente non è un Suo problema.
Premesso che non voglio difendere nessun “furbetto del cartellino”, ne tanto meno passare pe buonista del cavolo………vorrei semplicemente, esplicitare qualche pensiero su quello che in questi giorni sta impazzando sui giornali e la televisione.Solo considerazioni che potranno sembrare fuori dal “coro”.Spero che il Direttore che è di ampie e larghe vedute me le consentirà.Lo spero.
Non è passato molto tempo che sembra, dico sebra,si sia chiusa la stagione venatoria della “caccia al falso invalido”, che immediatamente se ne aperta un’altra : la caccia al “furbetto del cartellino”.
Sacrosante,sia la prima che la seconda, enon discuto sulla loro necessità, ma sono i metodi e i risultati che contesto.
Nel primo caso si desiderava portare a galla un bubbone maleodorante che conoscevano tutti. I risultati? Gli invalidi veri sono stati chiamati a controlli, ricontrolli,si sono visti sotrarre i propri diritti, calpestati nella dignità.Sono arrivati a vergognarsi di essere invalidi.E questo è uno stato di diritto?Chi nega che non ci siano sacche di “furbi”,medici “compiacenti”,padronati “azzeccagarbugli”?Un giro vorticoso, con intrecci inpensabili dove sono stati letteralmente divorati fiumi di danaro pubblico.Ma quando si è trattato di fare la campagna contro i “falsi invalidi” non si è tenuto in nessun conto il dolore aggiunto gratuito a chi era invalido e lo era reramente.
Una vergogna tutta italiana e badate bene non meridionale,come qualche giornale,ad arte ha voluto far credere ma diffusamente ed equamente distribuita su tutti il territorio nazionale e con punte maggiori al centro-nord (una volta tanto non siamo i primi).
Finita una cosa (si fa per dire),immediatamente se ne inizia un altra.
I “furbetti del cartellino”…………..hanno scoperto l’acqua calda,invece di stare in Svezia hanno scoperto che stiamo in Italia.E’ giusto, non è mai troppo tardi per cominciare, così come per i falsi invalidi così per i “furbetti del cartellino”. Ma sono i metodi apocadittici che contesto.Passare da un lassismo sguaiato ad un
controllo asfissiante…..che rasenta il “mobbing”.E’ di un “paese normale?
Ma io ,che per natura sono malpensante…….come il Divo Giulio….ricordate? ” Pensare sempre male non è un bene ma molte volte o quasi è un bene pensare male”, mi pongo una domanda di merito : chi controlla i controllori? Ci saranno più blitz telefonati? Gli amici degli amici degli amici non faranno sempre franca? Non è rassegnazione……….è presa di coscienza della realtà.
Già li vedo tutti questi dirigenti, con i propri scheleti nell’armadio, a fare a gara a chi consegnerà più scalpi dei “fessi di turni” non degli abituè del “cartellino” che erano protetti e resteranno protetti.Un mio pensiero, non condivisibile, assolutamente personale, ma frutto di una pluridecennale presenza nel settore “Pubblico”, dove l’unica cosa che ha sempre brillato è stata l’affiliazione,l’appartenenza ma mai dico mai il merito.Direttore, io a queste crociate non ci credo, ma non perchè non siano giuste da farsi……….non credo a chi le fa.Inizierà il valzer delle lettere anonime, con accuse vere o false, le macchine fotografiche dei telefonini si fonderanno, i registratori saranno sempre in funzione.Il livello medio di tensione sul posto di lavoro farà scoppiare la collonnina di mercurio.A me sembra una boutade preelettorale. Povero chi a torto o a ragione ( in due giorni messo a pane e acqua) incapperà nell’ira funesta del Toscanide Matteo.
Mi auguro solo un poco di serietà nel vaglio delle posizioni e civiltà nell’affrontare degli argomenti che non possono servire, sia pur gravi, a mo di coperta schifezze più fini ma 100,1000 volte più gravi.Provate in questi giorni a parlare con qualche truffato,sapendo di truffare, della banca Etruria.Ma ……no……. perchè? Teniamo tanto da commentare sui “furbetti del Cartellino”. Viva il paese delle meraviglie.
essere attaccato proprio da Lei Significa che colpisco e facci notizia e le porto invidia mediatica..
La mia Storia è scritta nei fatti . La Sua pure BASTA andare nel merito e nel concreto.
Con la stessa e identica stima del passato
Le porgo i miei Saluti.
Carmine De Chiaro.