Aldo Bianchini
SALERNO – “Per chi non è indagato le intercettazioni sono ammissibili soltanto se le stesse tendono ad acquisire prove e non indizi di reato”; sembra una decisione come tante altre ma questa va a toccare il fondo del problema che è strettamente connesso all’utilizzo dello strumento dell’intercettazione a scopo investigativo che tante discussioni ha sollevato nel Paese. Il provvedimento del gip Emiliana Ascoli è una specie di totem nel deserto dei tartari, un provvedimento che potrebbe avere una ricaduta molto positiva e chiarificatrice in un guazzabuglio di leggi, leggine e decreti. Insomma, come dire, il gip Emiliana Ascoli in servizio presso il Tribunale di Salerno, ha stabilito un principio di cui potranno avvalersi una moltitudine di indagati o semplici personaggi presi a strascico nelle intercettazioni ambientali e/o telefoniche. Il caso sul quale la gip ha dovuto pronunciarsi è assolutamente di prima grandezza, per questo è auspicabile un sereno approfondimento da parte di tutti gli organi d’informazione. Il caso riguarda il duplice omicidio consumato il 5 maggio 2015 in danno di Antonio Procida e Angelo Rinaldi, trucidati per un presunto sgarro legato all’attacchinaggio dei manifesti per le regionali del 2015. La materia è interessante da vari punti di vista: investe la politica in senso lato, investe il sottobosco dell’attacchinaggio da sempre nelle mani della malavita, investe i rapporti tra la politica e la malavita e, infine, investe la possibilità di intercettare due personaggi che non possono essere collegati all’efferato omicidio. Nonostante tutto ciò i pm antimafia di Salerno, Vincenzo Montemurro e Marco Guarriello, incaricati delle prime indagini, che con un provvedimento d’urgenza avevano sottoposto ad intercettazione le utenze telefoniche del noto politico Lello Ciccone e del dipendente di una società comunale partecipata e gestore di una squadra di attacchini, Matteo Marigliano, in quanto si sospettava un preciso collegamento dei due con il duplice delitto anche se solo per l’aspetto dell’attacchinaggio dei manifesti. Le intercettazioni furono autorizzate appena qualche ora dopo il duplice delitto perché era nota l’amicizia tra Matteo Marigliano e Matteo Vaccaro che secondo gli investigatori sarebbe direttamente legato agli eventi omicidiari con la collaborazione del figlio Guido e Roberto Esposito. Sulla base di dette intercettazioni il politico di Forza Italia Ciccone e il dipendente comunale Marigliano già in data 8 maggio 2015 (tre giorni dopo il duplice delitto) furono ascoltati dal pm Montemurro per spiegare da chi i due uccisi avessero avuto il mandato di attaccare i manifesti. Il tutto era scaturito anche da altre intercettazioni, tra cui quella fondamentale a carico della moglie di Antonio Procida che aveva parlato telefonicamente con un’amica espressamente dei rapporti tra il politico e il marito ucciso.
Le intercettazioni furono depositate nell’udienza del 29 maggio 2015, a ventiquattro ore dall’inizio del silenzio elettorale; intercettazioni che in un modo o l’altro, visto il bombardamento mediatico di quel momento, influirono sicuramente anche sull’esito della campagna elettorale e del voto regionale del 31 maggio successivo che Ciccone perse clamorosamente. Secondo il gip Emiliana Ascoli il politico Ciccone e il dipendente comunale Marigliano non potevano essere sottoposti ad intercettazioni, strumento da adottare soltanto per trovare prove e non per andare alla disperata ricerca di indizi. Il problema, poi, nella sua accezione giuridica ha avuto anche un altro sprofondamento di stile; difatti questo pronunciamento del gip è stato tenuto segreto anche quando il caso fu discusso dinanzi al tribunale del riesame, sede in cui vennero fuori soltanto le intercettazioni alla moglie del Procida e ad altre persone ad essa collegate. Ma al di là del caso specifico e dei suoi tratti oscuri, il pronunciamento del gip Ascoli apre ampi spiragli di dibattito giuridico, come dicevo prima, nell’ampio scenario delle intercettazioni regolate da una miriade di provvedimenti a volte anche incomprensibili; e questo la giurisprudenza in senso lato saprà in un prossimo futuro illuminarci di più e meglio. La vicenda in se apre, a sua volta, uno squarcio enorme sulla stoltezza della politica che molto spesso rimane impigliata in reti malavitose che potrebbe facilmente distruggere invece di farle vivacchiare all’ombra di strani e incomprensibili compromessi, frutto di strani posizionamenti nelle istituzioni di soggetti sicuramente in odore di malavita organizzata. Fortunatamente l’avvocato Lello Ciccone l’ha spuntata e il gip Emiliana Ascoli ha ordinato la distruzione delle intercettazioni che lo riguardano.
Direttore,
sembra meravigliarsi che un Magistrato finalmente metta un po’ di ordine nello spinoso capitolo delle intercettazioni. Almeno ci prova.
Le così dette “ reti a strascico” telefoniche per alcuni P.M. Salernitani sono la “prassi” non “l’eccezione”.Tant’è….che metti una rete qua…..metti una rete la…..a volte si dimenticano del “così fan tutti” e restano impigliati loro stessi.Si deve cercare di ridere per non piangere.
Ora, che differenza passa, tra uno Stato di Diritto e uno Stato di Polizia? E l’Italia e la Provincia di Salerno, alla luce di quanto sopra, rientra nella prima o nella seconda categoria?
In uno Stato di Diritto le intercettazioni telefoniche e il controllo della vita privata possono avvenire solo a seguito della registrazione di una notizia di reato, e possono svolgersi in un ambito temporale e ambientale ben delimitato, oltreché nel rispetto fondamentale della dignità dell’individuo sottoposto a tali eccezionali procedure.
Invece accade l’opposto, cioè che attraverso un sistema di preventive intercettazioni “a strascico” (le reti a strascico, come Lei saprà benissimo, sono quelle reti, a maglie strettissime, usate per la pesca sul fondo del mare che trattengono tutto quello che trovano sul loro cammino lasciando dietro di sé un ambiente devastato), oltre naturalmente a controlli e pedinamenti di contorno, si vada alla ricerca di comportamenti censurabili al fine di trovare, batti e ribatti, una notizia di reato in base alla quale, soltanto alla fine di tale gigantesca operazione di “pesca” indiscriminata, aprire un fascicolo ed un processo contro i malcapitati, che nel frattempo possono essere anche arrestati e sottoposti a vessazioni ed umiliazioni arbitrarie senza che vi sia nei loro confronti alcuna specifica contestazione, come è capitato a molte persone, troppe, per considerarsi un semplice “eccesso di zelo” e non un accanimento non terapeutico, fondato molte volte, anche, su “delazioni” fatte da sedicenti immacolate “gole profonde” e invece palesemente false e non poco interessate anzi a volte troppo interessate a vomitare fango.
Siamo quindi al ribaltamento dello Stato di Diritto: prima si intercetta e si fa a fette un privato cittadino, e poi, se del caso, si apre un fascicolo giudiziario sulla base di quanto si è (forse) trovato.
Oggi si vive quindi uno Stato di Polizia, dove ognuno di noi può essere privato della sua intimità, della sua dignità e della sua libertà in qualsiasi momento e per mesi interi, indipendentemente dalla precedente sussistenza di una qualsiasi notizia di reato a suo carico, in base soltanto all’arbitrio del pubblico ministero di turno, il quale dispone a suo piacimento di interi apparati delle forze dell’ordine e, verosimilmente, per portare avanti azioni a volte a dir poco grottesche nelle ipotesi di reato ed esagerate nelle avventate conclusioni. Non viviamo nel migliore dei mondi possibili.
Direttore, era ora, è con grande piacere che ora apprendiamo questa notizia che non passerà inosservata ai più.
Questa barbarie giuridica va radicalmente eliminata o almeno meglio regolamentata per le seguenti ragioni, almeno secondo me : 1) Che i brogliacci della polizia giudiziaria con le trascrizioni delle telefonate non danno alcuna garanzia di autenticità (e infatti il codice ne prevederebbe la perizia). 2) Che la loro selezione ad opera di chi ascolta è opinabile e spesso arbitraria, fonte di rappresentazione ingannevole. 3) Che la libertà di stampa non solo non c’entra nulla, ma è anzi vulnerata e avvilita, perché il giornalista non scrive quello che sceglie lui, ma quello che altri gli hanno propinato. 4) Che in queste trascrizioni manca l’elemento più importante, cioè il tono della voce.
Secondo il tono della voce, infatti, anche un’imprecazione può essere affermativa, interlocutoria o negativa. 5) Che la loro funzione, che il codice vorrebbe quali mezzo di ricerca della prova, si è imbastardita diventando una prova a sè, con il risultato di farle finire nel fascicolo processuale e quindi sui giornali. 6) Da ultimo, ma non ultimo, che se le intercettazioni sono pericolose per i dialoganti, sono addirittura nefaste per i terzi ignari e sprovvisti di difesa.
La mistificazione di chi illude i cittadini che le intercettazioni tutelino la loro sicurezza, e che senza di queste tante indagini nemmeno inizierebbero. Non è vero: le inchieste più importanti della nostra storia giudiziaria, come quelle contro il terrorismo e le brigate rosse, si sono felicemente concluse senza una sola intercettazione utile. L’interesse sta in chi maneggia questo strumento abominevole per alimentare un “dubbio” , senza sapere che alla fine il “dubbio” è possibile che mangerà anche lui. E la viltà sta in tutti noi, che abbiano accettato questa nefandezza senza un esame critico delle sue conseguenze civili e morali. Nella pesca normale i pesciolini piccoli (innocenti) vengono rimessi a mare….qui non si acchiappano i grossi e si uccide per il gusto di uccidere i piccolini.E’ una vergogna infinita.
Lo strumento tecnico per conciliarne l’(in)offensività con le esigenze investigative esiste già: sono le intercettazioni preventive, che funzionano benissimo contro il terrorismo.Non certo per i litigi di cortile. Sono anch’esse disposte dal magistrato, che però ne garantisce, sotto la sua responsabilità, la segretezza. Funzionano come spunto investigativo, ma non hanno valore probatorio. E quindi non finiscono tra gli atti e tantomeno sui giornali. Stimolano quelle indagini che reggono al dibattimento: le ricostruzioni dei flussi finanziari, i servizi di pedinamento e controllo, insomma i cosiddetti riscontri oggettivi. Mentre non si è mai visto un processo concludersi in modo utile sulla sola base di questo strumento invasivo e costoso. Ma che fa…………tanto Pantalone paga.
Gentile Direttore,
come vorrei che chi dovrebbe leggere, leggesse quello che Lei scrive e prendesse in considerazione anche le note dei signori Marco e Matilde. Sono d’accordo e nello stesso tempo preoccupato.
Ci sarà un motivo per cui negli altri paesi si intercetta di meno? O c’è qualcuno ancora disposto a pensare che nel resto del mondo esistono magistrati col guinzaglio e che gli unici indipendenti sono i nostri, prima fra tutti, quelli di punta di Salerno? Con ogni probabilità – e sia detto con la massima considerazione per quei magistrati che ancora rispettano rigorosamente le regole e le vite degli altri – in Italia e Salerno in particolare c’è chi ha varcato il confine e opera impunemente nell’abuso. La questione riguarda tutti ,ma non sembra che ci sia tutto questo interessamento.
Forse perché è ormai prevalsa la convinzione, dentro e fuori dai tribunali, che conviene dare in pasto all’opinione pubblica ogni cialtroneria e ogni nefandezza, senza limiti e senza decenza. Magari al solo scopo di sollevare nella gente il dubbio che tutti sono sporchi, brutti e cattivi. Senza possibilità di assoluzione né di redenzione. Tanto, il processo si concluderà dopo molti anni: chi si ricorderà più, quando tutto sarà finito, di quelle paginate di intercettazioni, di quelle palate di fango, di quegli schiaffi d’inchiostro lontani nel tempo?
Qui in Italia ormai le intercettazioni si fanno a tappeto, si ascoltano le chiamate di migliaia di persone per settimane, mesi, anni. Si parte da un’ipotesi di reato, ma poi ascolta che ti ascolta viene fuori di tutto, come nella pesca a strascico.
Si parte da una ipotesi di reato se mai partita da una spifferata di aria non proprio “pulita” , si lasciano intravedere tuoni e fulmini per poi atterrare su “indizi” inverosimili ma bastevoli a giustificare le enormi spese effettuate.
Quel che è più grave, nelle intercettazioni, è che non si fa una scrematura rigorosa del materiale raccolto. Anzi. Spesso lo si dà in pasto ai giornali con la speranza inconfessabile di ritrovarlo il giorno dopo sulle prime pagine e inchiodare così, a una sorta di «mascariamento» preventivo, non solo le persone più direttamente coinvolte, ma il rivale politico o, peggio ancora, gente per bene che non ha avuto altra colpa se non quella di avere chiacchierato al telefono con un indagato (sempre che sia vera l’ipotesi per cui è indagato e non il frutto di un teorema cervellotico dell’Autorità Inquirente).Troppo spesso, in Provincia di Salerno abbiamo assistito a delle boutade di alcuni Magistrati che con troppa facilità hanno raccolto e creduto castronerie da persone che non vanterebbero questo credito nemmeno nel loro condominio. Hanno scomodato e ipotizzato il 416 e il 416 bis come fossero caramelle per persone che non hanno mai preso di nascosto nemmeno la marmellata.
In uno Stato di diritto impicciarsi delle vite degli altri è l’eccezione motivata alla regola, non il metodo investigativo esteso a tutti gli indagati e i reati come in uno Stato di polizia»: «il principio di base della giustizia è che s’indaga su notizie di reato» e «responsabilità personali», mentre il motto dei nostri pm sembra essere «intercettate, origliate, spiate: qualcosa resterà».
Niente o quasi niente che sappia di effettive responsabilità penali personali, ma un processo di piazza al malcapitato di turno che non si sa dove mai potrà portare. Male che vada un rinvio a giudizio non si nega a nessuno e sempre male che vada se si accorge di aver preso fischi per fiaschi
un bel “rallentamento” eviterà figuracce. E’ il male che già si è fatto che resterà impunito e gratuito.
Direttore,
le sue battaglie ,anche se da questo piccolo grande foglio libero,meriterebbero più eco,sollevare più indignazione. Non ci speri nemmeno lontanamente…….ormai non si indigna più nessuno.
Desidera che qualche Magistrato in “carriera” ammetta di aver esagerato,sbagliato? Di aver intercettato dove non c’era nulla da intercettare? Fosse così non staremmo qui a leggere e a sperare che qualcuno legga. Non esiste.
Ci sono tante persone che sono rimaste devastate da inchieste senza testa e senza coda………..tracimate e asfaltate dal tritacarne mediatico.E chi se ne importa?…..nessuno.Ricorda Tortora? Nessuno.
Dimenticavo……Lei sì e per questo la leggo,ma è una goccia in un oceano profondo e nerissimo.
Quanti “Bianchini” ci vorrebbero per depurarlo un poco questo oceano…………tanti…………purtroppo,veramente, è uno solo.Peccato.