Aldo Bianchini
SALERNO – Un paio di mesi fa tutti i giornali riportarono sulle loro prime pagine la notizia dell’arresto dei F.lli Damiani (Bruno Humberto e Stefano) per una serie di vicende tra le quali anche le minacce rivolte contro Francesco Avallone (fidanzato con la figlia di Vassallo), teste nel processo per l’uccisione dell’ex sindaco di Acciaroli Angelo Vassallo. Questa vicenda così ingarbugliata, anche per me che ho scritto tanto sulla morte di Vassallo, appare abbastanza illuminante sullo stato dell’arte delle indagini che da oltre cinque anni battono la fiacca, nel senso che non si è mai venuti a capo di niente anche se gli inquirenti hanno lavorato forse tutti i giorni da quella maledetta serata del 5 settembre 2010. Non avendo letto gli atti non posso entrare nel vivo del merito ma la circostanza delle minacce da parte dei F.lli Vassallo mi fa venire alla mente che probabilmente i rapporti tra i predetti fratelli, il teste Francesco Avallone e la figlia di Vassallo non sono mai stati esplorati fino in fondo e semmai lo fossero stati potrebbero aver portato a considerazioni diverse dalla realtà rispetto all’azione che ognuno degli interessati ebbe a porre in essere per quanto riguarda quel piccolo spaccio di droga esistente all’epoca ad Acciaroli. Anche perché nessuno ha mai risposto alla domanda logica che ne scaturisce: “Ma Angelo Vassallo prese a calci in culo la sera del 13 agosto 2010 Humberto Damiani per indurlo a rinunciare al piccolo spaccio o per tutelare meglio la figlia che si era avvicinata troppo pericolosamente a quei soggetti ?”. Difficile rispondere, in primo luogo per gli investigatori e poi per i giornalisti che alcuni atti non possono e non devono conoscere. Insomma la domanda è troppo importante e, forse, proprio da qui nascono le minacce per il teste-chiave Francesco Avallone; anche se bisognerebbe chiedersi se le minacce sono state fatte per indurre Avallone a mentire o per indurre Avallone a ricordare correttamente le varie tappe degli avvenimenti. Gli inquirenti vanno avanti per la prima ipotesi e credono di trovarsi di fronte ad un caso bello e buono di “subornazione”; potrebbe, però, anche non essere così, e forse questa seconda ipotesi potrebbe aprire la strada ad altre soluzioni di un caso che sembra davvero avvolto nel mistero da oltre cinque anni. E su tutti questi misteri si ergono le polemiche, a volte spocchiose ed inutili, che accompagnano i personaggi che nel tempo si sono rizelati di parlare pro o contro il cosiddetto “sindaco pescatore” in merito alla “presunta eredità politica” lasciata da Angelo Vassallo. Una eredità politica che sembra più scaturita dall’oggettiva esigenza del Partito Democratico di trovare un “suo eroe” (e su questa esigenza si sono appiattiti in molti, anche alcuni investigatori) che su una base propriamente politica del personaggio che aveva si un certo spessore ma non era certamente all’altezza dei palcoscenici regionali e nazionali. Il fratello Dario non perde occasione di menare fendenti a destra e a manca, in particolar modo contro la famiglia di Antonio Valiante & figlio rei, secondo lui, di aver tenuto sotto scacco l’intero Cilento fino al punto di dire che “il Cilento è roba loro”; un’accusa molto grave soprattutto perché messa in relazione ad alcune cene che l’on. Simone Valiante ha organizzato nel Cilento e nel Vallo di Diano con amici e grandi elettori per parlare, verosimilmente, di politica e di esigenze del territorio. Non si è fatta attendere la durissima replica di Simone Valiante che non gliele ha mandate certe a dire ed ha accusato Dario Vassallo di aver “utilizzato l’immagine del fratello senza esserti mai occupato di un problema della nostra terra”. Opinione, quella di Simone Valiante, molto condivisibile anche perché è giusto ricordare che qualche tempo fa lo stesso Dario Vassallo lanciò invettive contro “i suoi cilentani” accusandoli di evidente atteggiamento omertoso nei confronti della memoria del fratello e dei suoi assassini. Ma Simone Valiante non si è fermato qui ed ha sdegnosamente aggiunto: “Se hai le palle candidati alle prossime elezioni politiche contro di me e fai decidere al popolo”, un’affermazione che non è una minaccia ma un esplicito invito all’esercizio della più corretta pratica che la nostra democrazia conosce e riconosce: le elezioni, il voto. Evidentemente il dott. Dario Vassallo non vuole convincersi che il fratello Angelo era certamente un personaggio scomodo, una specie di modello in miniatura di De Luca, che non aveva però tutte quelle doti per farlo emergere decisamente e svettare verso traguardi nazionali. Un personaggio che, oltretutto, era probabilmente inviso alla stragrande maggioranza del suo stesso partito; solo se riparte da qui il fratello Dario potrà trovare spiegazioni più ragionevoli nell’irragionevolezza del tremendo delitto, deciso e ordinato su altri tavoli che non erano e non sono quelli della politica e neppure quelli della droga.
Egregio Direttore Bianchini le chiedo cortesemente di farmi sapere se Simone Valiante che sfida Vassallo a candidarsi è stato eletto dal Pololo o è stato nominato dal PD nelle ultime elezioni.
Leggo poi delle cene di Simone Valiante e allora le chiedo: invitare a cena gli amici è una strategia politica ?
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