SALERNO – In città, a Salerno, già da qualche tempo si è aperta una grossa discussione in prospettiva futura, a giugno prossimo ci saranno le elezioni amministrative, e tutti si preparano a schierarsi, a candidarsi, a raggrupparsi senza più una ideologia precisa e motivata. Le scissioni interne ed esterne ai partiti hanno creato una vera e propria galassia di grandi e piccoli personaggi che si allontanano sempre di più dall’idea ideale che solo i partiti riuscivano a trasmettere, quasi come un messaggio culturale prima che politico, verso la gente comune che doveva e deve, poi, recarsi alle urne; questa galassia invece che avvicinare ha allontanato la gente dall’esercizio di quel diritto fondamentale che è stato, è e resta il voto nel segreto dell’urna. E così, nel tempo, sono crollate tutte le ideologie, l’una dopo l’altra; finanche quella comunista che è stata la più dura a morire ed ha lasciato qualche rara perla idealista tuttora presente in Città e sull’intero territorio salernitano. Parlo dell’ultimo comunista di Salerno, Andrea Zolferino, da sempre presente e coerente, senza mai battere ciglio e senza mai fare un passo indietro. Andrea, salernitano doc, il prossimo 20 marzo compirà 84 anni anche se ne dimostra almeno venti in meno. Ha sulle sue spalle un bagaglio immenso di cultura comunista, quella vera, quella autenticamente dettata da un ideale che oggi, purtroppo, è quasi svanito nel nulla. Si avvicinò e si iscrisse al PCI negli anni ’50 quando ancora la sede provinciale si trovava al Corso Garibaldi e sulla stessa aleggiava la mitica figura femminile della sig.ra Califano, detta la “pasionaria di Salerno”; Filomena (questo il nome di battesimo della pasionaria), anch’essa salernitana doc, aiutava il marito nella sua attività di sarto presso il cui laboratorio andava la “meglio società cittadina”; due figli, uno avvocato e l’altro funzionario delle PP.TT.. In quella realtà approdò, poco più che diciottenne, il nostro Andrea, alto – slanciato – ottimo fisico, pronto a tutte le battaglie ma sempre nel solco della coerenza e della indefettibile fede comunista che il papà Pietro (tramviere) gli aveva passato in eredità; la mamma, Teresa Galoppi, casalinga aspettava pazientemente in casa i due uomini; il primo che ritornava dai lunghi viaggi (che oggi sono solo un romantico ricordo) in tram tra Salerno, Vietri, Fratte, Cava, Pompei, e il secondo dalle prime manifestazioni di piazza del prorompente Partito Comunista Italiano.
Oggi Andrea, felicemente sposato con Enza Guadagno, ha tre figli: Stefania, Pierpaolo e Roberta che sicuramente hanno ereditato dal padre la passione per la lealtà e la trasparenza anche se, con tutta probabilità, hanno avuto a che fare con un padre non facilmente addomesticabile pur se perdutamente innamorato dei suoi figli e della sua famiglia. Nell’arco della sua lunghissima militanza nel PCI Andrea Zolferino li ha conosciuti tutti i personaggi principali della storia del partito e li ha passati in rassegna tenendoli sempre sulla corda e mai sottomettendosi ai loro voleri: Gaetano Di Marino, Feliciano Granata, Tommaso Biamonte, Salvatore Forte, Andrea De Simone, Mario De Biase e Vincenzo De Luca (ma anche molti altri !!) e Antonio Sorgente, spesso dimenticato, cognato del famoso Amedeo Rosamilia grande calciatore della Salernitana. La Salernitana, appunto, un altro grande amore di Andrea che è riuscito ad esaltarsi ma anche a contenere gli entusiasmi per la squadra del cuore. Negli anni Andrea ha anche conosciuto e frequentato il mitico Raffaele Annunziata, papà della giornalista Rai Lucia che oggi imperversa sulle frequenze di Rai/3 dopo essere stata anche la presidente dell’azienda e che fra qualche giorno verrà premiata con una medaglia d’oro nel salone dei marmi di Palazzo di Città dall’Associazione dei Giornalisti Salernitani (A.G.S.) presieduta da Enzo Todaro. Andrea ama raccontare, a proposito di Raffaele, del modo con cui egli partecipava con passione e dedizione a tutte le riunioni della direzione provinciale del partito e che spesso si faceva anche promotore ed esecutore delle pulizie della sede, anche di quella che nel tempo era stata acquistata in Via Manzo a prezzo di durissimi sacrifici personali di tutti gli iscritti. Quelli erano i tempi di tirarsi su le maniche e lavorare, sempre e comunque, senza il minimo disagio. Quello era il tempo in cui il PCI cresceva ogni giorno di più ed il lavoro di tutti era improntato alla raccolta di nuove tessere dalle quali, soltanto dalle quali, arrivava la linfa economica vitale per la sopravvivenza della missione sociale che il partito si imponeva come traguardo finale: il bene comune e la difesa dei più deboli. Lo stesso Vincenzo De Luca spesso veniva inviato in missione speciale nei vari territori della provincia per fare proseliti ed acquisire tessere; tra le spedizioni più note quella in terra del Vallo di Diano dove il contrasto tra le restrizioni imposte ai contadini ed agli allevatori erano molto forti e sofferte rispetto alle posizioni sicuramente più comode e confortevoli degli imprenditori del settore lattiero caseario che all’epoca venivano indicati come i padroni da combattere e da abbattere a tutti i costi. Quella, però, era anche l’epoca di un comunismo romantico e coinvolgente, un comunismo che appassionava e ti lanciava nella battaglie ideologiche con lo spirito di chi voleva rinnovare ed innovare, a cominciare dalla pubblica amministrazione per finire al rapporto tra cittadino e stato, tra impresa e lavoratore, tra scuola e studenti.
Nacquero sulla scia di quelle idee anche molti pensieri filosofici, alcuni dei quali purtroppo fuorvianti che lo stesso partito ha avuto la forza e la fermezza di contrastare e fermare. E Andrea da giovane e impetuoso comunista divenne, piano piano, un comunista adulto e più cosciente, disponibile a fare anche qualche passo indietro senza mai abbandonare la coerenza che è stata la strada che ha sempre seguito fino ad oggi. Dalle discussioni di quei giovani venivano fuori, senza infingimenti, i leader del futuro che gli stessi giovani amavano accompagnare, quasi scortare, verso il successo, senza mai genuflettersi dinanzi ad essi quando raggiungevano i posti di potere desiderati. A corredo di questo primo articolo sull’ultimo comunista di Salerno pubblico alcune foto del passato che ritraggono Andrea sempre insieme a colui il quale è stato per tanto tempo il suo idolo: Vincenzo De Luca. Nella prossima puntata pubblicherò alcune altre foto, del 1996, che segneranno il cambiamento storico della nostra città e spalancheranno le porte al deluchismo imperante da cui il nostro Andrea si è subito distaccato. Alla prossima.