da Gabriele Cavallaro
SALERNO – Qualche giorno fa ho parlato a un conoscente e lui, con molto tatto, mi ha fatto capire di non essere interessato al mio lavoro di promotore finanziario del gruppo Credem, perché seguiva i consigli di un amico che lavorava in banca. Non ci misi molto a sapere che i suoi investimenti erano equamente ripartiti tra BTP, obbligazioni bancarie e conti deposito: rendevano poco ma erano “sicuri”. Mi è così tornato in mente un articolo su questo argomento pubblicato nella sua rubrica “Diario di Bordo” da Roberta Rossi, consulente finanziario indipendente (https://www.borsaexpert.it/). Ve ne riporto tra virgolette i passi più significativi, aggiungendo qua e là qualche mio commento. “Secondo gli ultimi dati di Bankitalia, i risparmi delle famiglie sono per il 40,4% su depositi bancari, per il 21,4% su obbligazioni bancarie, per il 13,9% su titoli di stato, per il 13,5% in fondi e sicav, per il 6,3% in obbligazioni non bancarie e per il 4,4% in azioni. Gli Italiani, quindi hanno l’82% del proprio patrimonio finanziario investito in obbligazioni emesse da banche italiane, in depositi su banche italiane, in titoli di stato italiani. E gli investimenti immobiliari? Tutti nel Belpaese!”. E visto che non c’è stata creazione di ricchezza in questi anni, è evidente che siamo in presenza di una sorta di grande liquidazione da parte di molti risparmiatori. Preoccupati per la situazione economica e le prospettive si punta tutto sulla liquidità e non sull’ investimento”. “Investiamo come se dovessimo morire domani (concentrandoci sui risultati a brevissimo termine apparentemente privi di rischio che non coprono spesso l’inflazione) o non morire mai (per poter rivedere i prezzi di carico dei nostri errori di investimento passati). E’ come se il futuro per noi non esistesse. E infatti non diamo ai nostri risparmi un futuro ma o li imprigioniamo nel passato (non vendendo mai in perdita) o li condanniamo a vivere un eterno presente (dammi poco ma “sicuro” e pazienza se ogni anno mi impoverirò e se questa “sicurezza” può nascondere pericoli non di poco conto)”. “Gli Italiani mediamente investono male perché non accettano di vedere oscillare il proprio patrimonio. Non accettano il giudizio del mercato e quindi amano investimenti che non li costringono a pensare ogni giorno se hanno fatto un cattivo o un buon investimento. La casa? Finchè non la vendi vale quello che pensi tu. Le obbligazioni bancarie? Fantastiche perché so prima quanto rendono. I titoli di stato? Ottimi, tanto l’Italia non fallisce, non ristruttura il debito e non dovrà fare mai una patrimoniale. I depositi bancari? Mi danno il 2%, così blocco i soldi per un anno e non corro nessun rischio”. “Quattro delle più importanti banche italiane (Banco Popolare, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena, Ubi) hanno in portafoglio oltre il 90% di titoli di stato italiani mentre Unicredit supera il 50%”. Non è difficile immaginare che cosa succederebbe se, a fronte di un debito pubblico che la nostra classe politica continua a lasciar crescere, gli investitori esteri incominciassero a non acquistare più i nostri BTP. Un crollo del valore dei BTP manderebbe in crisi il bilancio delle banche italiane, che potrebbero vedersi costrette a ridurre o rinviare il pagamento delle cedole o il rimborso delle obbligazioni che hanno emesso. E anche i depositi bancari subirebbero contraccolpi analoghi. “Gli Italiani, nonostante la situazione in cui versa il Paese, lo considerano evidentemente il posto più sicuro su cui investire i propri risparmi. La stragrande maggioranza degli investitori valuta sicuro ciò che gli è familiare (le obbligazioni rispetto agli etf e ai fondi obbligazionari tanto per citare un esempio) mentre ha istintivamente paura di tutto ciò su cui ha operato poco o che conosce poco”. “Anche quando non siamo vecchi investiamo da vecchi: la maggior parte del patrimonio degli Italiani è in obbligazioni.Molti entrano in Borsa solo dopo che è molto salita (ma soprattutto senza alcuna strategia anche di uscita) perché quando è salita ci fa meno paura. Mentre dovrebbe essere il contrario. Diamo tutti i nostri soldi alle banche e allo Stato perché la Borsa ci fa paura. Mentre è la concentrazione del rischio che dovrebbe farcene. Abbiamo sempre più immobili sempre più svalutati e illiquidi e compriamo prodotti altrettanto illiquidi, come le polizze, per ingessare ancora di più il nostro patrimonio. Pur di non correre qualche rischio e di non sopportare un po’ di stress, stiamo depauperando il nostro patrimonio. E ci facciamo fregare da tanti prodotti civetta come i fondi che distribuiscono la cedola magari intaccando il capitale del fondo”. Che dire? Mi sembra che l’analisi di Roberta Rossi, lucida e ironica, non abbia bisogno di commenti. Da parte mia aggiungo un invito: prendete in mano le sorti del vostro futuro finanziario.
Leggete, documentatevi, confrontate i rendimenti dei titoli che avete in portafoglio con altri titoli, cambiate banca o promotore finanziario, diversificate, siate attivi. In fondo si tratta dei vostri risparmi, che vi sono costati rinunce e fatiche, non ha senso vederli perdere di valore giorno dopo giorno a causa dell’inflazione. E, per ultimo, un consiglio, che suona un po’ strano nella patria dei furbi che, finanziariamente, si comportano come degli ingenui: siate diffidenti, perché nel mondo della finanza non ci sono pasti gratis. E ricordate che spesso i consigli gratuiti sono quelli che alla fine si pagano più cari.
direttore: Aldo Bianchini