SALERNO – Io l’ho scritto tantissime volte, ma se lo scrivo e lo dico io è pochissima cosa rispetto a quando lo scrive e lo dice, ad esempio, Giuseppe Severgnini (detto Beppe), giornalista – saggista e opinionista italiano, ed ancora “Firma de il Giornale di Indro Montanelli, del Corriere della Sera, dell’International New York Times”, e fermiamoci qui. Nell’ultima puntata del primo ciclo di trasmissioni “L’erba dei vicini” (in onda, naturalmente, su Rai/3 lunedì 14 dicembre 2015) ha parlato diffusamente di sanità facendo il paragone tra gli Usa e l’Italia e chiedendo ai telespettatori da casa ed a quelli presenti in studio quale sanità fosse la migliore. Ovviamente il risultato è stato spaventosamente in favore dell’Italia con un roboante 93% rispetto al risicato 7% racimolato dagli americani. Ed è stato giusto così, aggiungo io, perché davvero il nostro sistema sanitario è tra i primissimi al mondo anche se in qualche sua appendice è profondamente marcio. Ma Severgnini è stato anche astuto nell’insinuare, senza dirlo, che in materia di sanità tutto quello che la destra non sa fare o non può fare lo fa agevolmente e scientificamente la sinistra senza che nessuno possa inscenare manifestazioni di protesta, a volte anche violente. Insomma la sinistra è capace di arrivare, con un condizionamento psicologico e mediatico, laddove la destra per assoluta mancanza di laboratorio politico e di idee deve suo malgrado fermarsi. Ed alla fine non è mancato l’affondo di Severgnini che in chiusura di trasmissione ha dichiarato che sono necessari, nel nostro sistema sanitario, tagli consistenti se non vogliamo finire nelle basse percentuali di efficienza americane dove un frattura del malleolo arriva a costare circa 100mila dollari per curarla; bisogna ha detto tagliare i rami secchi, i piccoli ospedaletti di provincia trasformandoli presto in centri di riposo per gli anziani (che è la grande e naturale soluzione per l’occupazione del futuro) e/o in centri di riabilitazione e cure. Tutto qui, ma di assoluta valenza mediatica, il discorso di Severgnini (che di destra certamente non è !!) che sta, secondo me, dando voce televisiva al discorso più ampio della sinistra che è teso al condizionamento psicologico e mediatico della gente nell’attesa di quei tagli necessari e radicali che bisognerà pur fare nella sanità pubblica, anche perché soldi ormai non ce ne sono più.
Più o meno le stesse parole, con fare insolitamente soft (ma la materia è spinosa assai) le ha pronunciate sabato 12 dicembre il governatore Vincenzo De Luca nell’inaugurare il nuovo e definitivo ampliamento del pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona in San Leonardo di Salerno. Nei dettagli è sceso, però, il suo proconsole per la sanità Enrico Coscioni, che è stato ancora più specifico e determinato del suo governatore non dovendo egli rispondere a quegli specifici canoni politici cui deve dar conto, invece, direttamente De Luca al di là delle sue apodittiche sbruffonate. Dunque bisogna tagliare; ma dove, come, quanto e quando ? E qui viene il difficile perché la sinistra, che oramai amministra a filiera dal governo nazionale a quasi tutti i paesi del Paese, dovrà probabilmente mettere in atto tutti quei tagli che la sinistra stessa sbagliando non ha consentito alla destra di fare trincerandosi dietro logiche territoriali (orografiche ed olografiche) che ormai non reggono più, anche perché nell’immaginario della gente è chiaro che le millantate esigenze sanitarie territoriali altro non sono che logiche di spartizione politica. La sanità, la portualità, i trasporti sono il banco di prova per chiunque intenda cambiare la nostra regione ed è qui che potrà essere valutata la “vera rivoluzione deluchiana” semmai arriverà a compimento, perché di dubbi ce ne sono tantissimi. Non lasciate impressionarvi dalla chiusura dell’ Arsan e dall’arrivo presso l’Arcadis di Sarno del governatore che con fare mussoliniano ha minacciato tutto e tutti; è nel suo stile, è il sistema deluchiano che Egli cerca di esportare fuori dalla cinta muraria di Fort Apache (Comune di Salerno) dove è stato asserragliato per oltre vent’anni. Fu proprio a Salerno negli anni ’90 che questo sistema venne collaudato all’interno dello stesso recinto del Fort Apache quando di botto licenziò un paio di dipendenti comunali tra il clamore mediatico e gli applausi scroscianti della plebe, clamore che nessuno si rizelò di richiamare quando quei due vinsero la causa di lavoro e vennero riassunti con l’aggravio di tutte le spese a carico del Comune. Ma quell’episodio fu sufficiente a costruire nell’immaginario collettivo della gente il mito del “sistema deluchiano”. Un sistema che spesso si infrange contro i muri di gomma che non vengono eclatati da nessuno (vedasi i tantissimi lavori pubblici mai completati). Non vorrei che la rivoluzione copernico-deluchiana del sistema sanitario regionale, ora che è anche arrivato il nuovo manager Joseph Polimeni (spacciato per americano ma dalle chiare e solide radici cilentane !!), si fermasse alla sostituzione tout-court di qualche manager, di qualche direttore generale o di qualche commissario; nell’ottica, ovviamente, della migliore logica di spartizione politica.
Per intanto il pro console ha chiamato a raccolta tutti i direttori sanitari dei plessi ospedalieri e dei distretti; forse per mettere mano e rivoluzionare (qui si che ci vorrebbe !!) la non più proponibile posizione dei medici di base che incassano anche 9mila euro al mese solo per mandare i “presunti malati” ad affollare i “pronto soccorso” e gli ospedali ? Intanto sono arrivati gli annunci per i tagli da attuare fin dal prossimo 1° gennaio con la chiusura dell’oncologia al Da Procida, della ginecologia-ostetricia-ortopedia a Cava, della ginecologia-ostetricia-nefrologia-dialisi e oncologia a Mercato S.S.,
e della cardiologia di Castiglione di Ravello; è già le proteste dei sindaci (se non erro tutti di sinistra)b stanno già giustamente montando. Poi sicuramente sarà calata la vera mannaia sui cosiddetti “ospedaletti” (come denunciato da Severgnini) e qui saranno veri dolori per <chi vuole attuare la riforma, a meno che la sinistra non riesca (come dicevo) a farla passare con un condizionamento psicologico fuori dal comune. De Luca ha pontificato che ci vorrà un anno per cambiare e stravolgere la sanità in Campania; sono propenso a dargliene anche due di anni. Vedremo alla fine del 2017 cosa sarà realmente cambiato al di là e al di sopra dei facili ed apodittici proclami.
Gentile Direttore,
Lei riesce sempre a mettere il dito nella piaga, ma qui non è una piaga è un bubbone infetto secernente. La stessa questione che riguarda direttamente Masturzi e tangenzialmente il Governatore, guarda caso, è una questione di “incarichi” in Sanità ….richiesti (se vero) per “millantati” crediti non per “meriti” ma per cose che con la sanità hanno veramente poco a che vedere (sempre se vero).
Salerno non è Napoli e Napoli non è tutta la Regione Campania………e De Luca, per quanto “ duro” non è buono per tutte le stagioni.
Lei dice di concedergli tempo a tutto il 2017, speriamo che cambi qualche cosa…..nutro i miei dubbi , ma desidero sperare.Se ci tolgono pure la speranza è la fine.
Dovremmo essere ben consapevoli che la questione della Sanità in Campania sia una delle più delicate e incidenti sulla qualità della vita: negli anni abbiamo assistito a continui “tagli lineari” che spesso hanno penalizzato, se non cancellato, interi settori della sanità pubblica, operando un vero e proprio sbilanciamento a favore dell’offerta privata che ha finito per far lievitare i costi delle inefficienze che avrebbe dovuto tamponare. ‘Efficienza’ e ‘appropriatezza’ molto spesso sono state usate per fare cassa arginando il debito regionale, restando in quei parametri nazionali che tutti dicono di voler ridiscutere, ma che nessuno ha realmente messo in pratica per favorire il cambiamento. Affermare che la sanità rappresenti un tassello fondamentale in termini di governo e di economia regionale non è certo una novità.
Uno degli anelli deboli della sanità campana riguarda la discrepanza tra la programmazione e la sua effettiva attuazione. Oggi molti ospedali sono chiusi o chiuderanno e la sanità territoriale stenta a decollare. Lo stesso piano di razionalizzazione delle strutture ospedaliere sembra irrazionale e dettato dalla maggiore o minore influenza politica dei vari Consiglieri Regionali ( cambia il Maestro ma non cambia la musica). Non si tratta di avere un ospedale in ogni paese, ma di organizzare sul territorio strutture dotate di pronto soccorso con poche specializzazioni ben funzionanti e collegate in rete. Non cʼè bisogno di un reparto di ortopedia ogni 10 kilometri, ma di tutti i reparti nel raggio di 50. La stessa mission e il relativo rilancio delle cosiddette “eccellenze” della Campania vanno ridefiniti: poli di specializzazione e sanità del territorio potrebbero essere il primo passo da consolidare.
Nel riordinare questa materia, bisognerebbe tenere conto innanzitutto della profonda crisi economica e sociale che si sta registrando nel nostro Paese, in cui 8,3 milioni di cittadini vivono in povertà e altri 15 milioni vivono al limite dell’esclusione sociale. Nel corso del 2015 in Italia 5,5 milioni di famiglie hanno rinunciato o rimandato le cure dentarie, 4,7 lo ha fanno fatto per visite specialistiche e 2,9 milioni per quel che riguarda esami di laboratorio. Tutto questo in un contesto in cui la Campania chiude all’ultimo posto la classifica Istat per reddito pro capite (meno di 12.300 euro, dati riferiti al 2014).Caro Direttore la situazione è veramente nera e De Luca………… non è Merlino e quindi non ha la bacchetta magica.Speriamo.
2016……..2017…….2018, se questa è la minestra c’è poco aspettarsi o riscaldarsi.
Diirettore è vero in giro per la ASL Salerno ci sono quà e la validi professionisti…..eccelenze , ma conosce i tempi di attesa di una lista di prenotazione? E’ stato mai in un pronto soccorso della provincia ( spero mai e che non ne abbia mai bisogno)…………i cerchi Danteschi non reggono il paragone e non per colpa di chi ci lavora e cerca di fare il suo dovere….a volte fa miracoli.
Non abbiamo bisogno dei “miracol”i abbiamo bisogno solo di un civile sistema di assistenza sanitario.
Il Governatore per questioni che non ci è dato di sapere, invece che un Direttore Generale ci ha onorato di un commissario…..un signor commissario, il dottor Postiglione, preparatissimo, ma con le mani legate e con incarico a tempo.I misteri del Kaimano.
Forse sulla sanità gli affilatissimi denti del temibile rettile si sono rovinosamente rotti.La coperta è sempre più piccola e o si ha il coraggiodi fare quello che si deve fare e in fretta o si fa la fine della “Concordia”.
Credo sarà difficile fare peggio di Squillante ( non per colpa sua ma di chi lo consigliava malissimo), ma per come sono partite le cose mi sa che la rotta è quella dell’inchino di Schettiniana memoria.
I viaggi della “speranza” si moltiplicano.Il personale è allo sbando e sottoposto ad orari massacranti.
Lei ritiene che San Vincenzo ci farà la grazia entro il 2017? Mi associo alle sue preghiere.