SALERNO – Esistono due fiumi dal nome “Calore”; quello “lucano” e quello “irpino”. Entrambi hanno una strada fondovalle che si chiama, appunto, “fondovalle calore”. Quella Irpina è stata realizzata sul finire degli anni ’80, cioè poco prima che iniziassero i lavori, o almeno tentassero l’inizio, per la realizzazione della nostra “fondovalle calore” cioè quella strada a scorrimento veloce che nell’ideale progettualità socialista degli anni ’80 doveva partire dallo svincolo autostradale di Eboli, infilarsi nella valle del Calore Lucano e percorrerla tutta per diramarsi in due direzioni nella zona di Laurino. Una prima variante doveva raggiungere Vallo della Lucania e ricollegarsi alla Cilentana, la seconda variante doveva con un lungo traforo sfociare nel Vallo di Diano e collegarsi alla Salerno-Reggio Calabria nei pressi dello svincolo di Atena Lucana. Un riammagliamento stradale di assoluta prima grandezza che avrebbe garantito lo sviluppo e la crescita delle zone interne del Cilento ed avrebbe, forse, evitato quei lunghi e costosissimi lavori per l’ampliamento della SA-RC da Eboli fino ad Atena Lucana. Questo il progetto ideato ed elaborato su carta dai due compassi d’oro dell’epoca, Franco Amatucci e Raffaele Galdi, che guarda caso avevano progettato anche la “fondovalle calore irpino” portandola a conclusione; tanto che nel processo salernitano i PM avanzarono l’ipotesi che il progetto di Salerno fosse stato copiato da quello irpino. Il progetto salernitano, però non è’ stato mai realizzato perché ci si mise di mezzo il pm Michelangelo Russo (proprio quello che venerdì 11 dicembre dovrebbe iniziare il processo di appello per il termovalorizzatore comunale di Salerno nell’ambito del quale Vincenzo de Luca è stato condannato in 1° grado ad un anno reclusione con relativa sospensione dalla carica di sindaco) che scompaginò gli accordi politici, indagò sulle presunte mazzette pretese e/o ricevute da alcuni politici e tecnici, infilò in carcere una serie di personaggi molto in vista in quel momento (politici, tecnici ed imprenditori) e diede praticamente il via alla cosiddetta “tangentopoli salernitana”. La strada non si è fatta più, la Sa-RC è stata ampliata, il processo della Fondovalle è stato l’unico, comunque, a registrare condanne in primo grado, secondo grado e Cassazione.
Le condanne definitive certe sono state, in parole povere, la conferma della bontà delle indagini preliminari svolte all’epoca soltanto da Michelangelo Russo e che solo nella fase terminale e dibattimentale registrarono l’ingresso degli altri due PM (Vito Di Nicola e Luigi D’Alessio). Da quel momento per quella strada non c’è stata più pace e i veleni, i sospetti, le ripicche, le svolte-giravolte politiche e le strategie popolose e popolari si sono susseguiti come in una rocambolesca roulette russa con molti morti (reali) e tantissimi feriti con conseguenze devastanti sulla vita personale e familiare di tantissimi personaggi. Oggi, dopo il rigetto dell’ultimo finanziamento da parte della Regione, la Provincia di Salerno (governata da chi allora aveva decisamente attaccato l’opera definendola dispendiosa e inutile) tenta di “istituire un tavolo per la mediazione tecnico-finanziaria al fine di valutare le modalità operative che consentano la conclusione dell’opera”, ritenuta indispensabile, poco costosa ed effettivamente realizzabile dal punto di vista ambientale e strutturale. “Il nostro obiettivo – ha dichiarato il Presidente Canfora – è quello di completare la Fondovalle Calore e di salvaguardarne l’integrità funzionale, anche alla luce della normativa antisismica”. Dal canto suo il Consigliere Milo ha aggiunto: “Le popolazioni interessate all’opera non possono più attendere, e, nell’apprezzare il lavoro svolto dalla Regione e dalla Provincia in piena collaborazione, esprimo la mia convinzione che la vicenda della Fondovalle avrà un positivo epilogo e l’opera sarà realizzata quanto prima”. Purtroppo l’opera è nel mirino dei giudici da sempre, e non solo perché rappresenta l’unico processo che sono riusciti a portare a termine in maniera fortemente dignitosa per tutti loro, e le difficoltà si susseguono alle difficoltà. Anche l’amministrazione provinciale di destra era andata a sbattere contro un muro9 di gomma; per la cronaca è giusto ricordare che il 12 maggio 2010 l’allora assessore ai lavori pubblici Marcello Feola aveva rescisso il contratto stipulato “con l’A.T.I. Co.ge.r. S.r.l. – Rai.Cal. S.p.a. – Edrevea S.p.a., per gravi inadempienze connesse all’esecuzione dell’opera” e che lo stesso assessore aveva candidamente dichiarato “Sono dispiaciuto per quest’epilogo ma la decisione di procedere alla risoluzione contrattuale, assunta a seguito di tutte le necessarie valutazioni effettuate dal Dirigente del Settore Progetti Speciali in merito alle gravi inadempienze delle imprese aggiudicatarie, si è resa necessaria per poter consentire finalmente una celere ripresa dei lavori. E’ ora all’esame tecnico-amministrativo la scelta tra la possibilità di procedere all’espletamento di una nuova gara d’appalto oppure utilizzare la graduatoria scaturita dalla precedente procedura. In ogni caso faremo in modo di consentire una tempestiva ripresa dei lavori di quest’asse stradale nevralgico sia per la Valle del Calore che per l’intero Cilento”. Come non bisogna dimenticare l’interrogazione parlamentare dell’on. Edmondo Cirielli del 21 ottobre 2014 che aveva tutto il sapore dello scontro istituzionale contro la provincia di centro-destra ad opera dei personaggi di centro-sinistra: “Ho presentato un’interrogazione al ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo sulla realizzazione della Fondovalle Calore, opera viaria strategica di collegamento tra le aree interne del Cilento e della Valle del Sele, per sapere quali iniziative ritenga opportuno adottare per accertare eventuali responsabilità nell’inerzia della Soprintendenza, che ha portato, a giudizio dell’interrogante, a un sicuro danno per la provincia di Salerno. Nonostante si auspicasse una proficua collaborazione da parte della Soprintendenza per l’adozione degli atti finalizzati all’immediata riapertura dei cantieri e nonostante i numerosi tentativi fatti dall’Amministrazione provinciale per evitare anni di ricorsi, è intervenuto un ennesimo stop ai lavori; in particolare, la Soprintendenza, insistendo in un atteggiamento che all’interrogante appare ostruzionistico e contrario al principio di leale collaborazione che dovrebbe connotare l’operato delle pubbliche amministrazioni, ricorreva in appello al Consiglio di Stato, opponendosi alla sentenza del Tar, che in primo grado aveva accolto le richieste della Provincia”. Per quanto mi riguarda la “fondovalle calore” di Salerno rimane, forse, il capolavoro unico di Michelangelo Russo -il giudice senza tempo- che ha indagato e condizionato intere generazioni di politici, cardinali, vescovi e gente comune, seminando sempre il panico tra i suoi inquisiti, fino al parossismo che molti di essi hanno denunciato anche fatti che non hanno mai conosciuto. Ora lo aspetta la prova più difficile con il giudizio su uno degli uomini più potenti della politica salernitana e regionale del quale, indiscutibilmente, è stato anche amico in passato.