SALERNO/RAVELLO – Peccato, un vero peccato; anche Giuseppe Cacciatore, detto Peppino, docente universitario a Napoli e riconosciuto filosofo (rosso ?) dei tempi moderni, si è piegato ai voleri del grande capo lasciando cadere ogni resistenza verso la cattiva politica che proprio lui ha sempre denunciato nel corso di questi ultimi venti anni. Parlo della “Fondazione Ravello” che sta rabberciando i clamorosi buchi e le macroscopiche ferite aperte in maniera drastica dal sociologo Domenico De Masi che già in passato aveva dato prova di grande dignità dimettendosi dalla presidenza del Parco Nazionale del Cilento (oggi ancora commissariato) nel momento in cui il gobverno nazionale passò dalla sinistra di Prodi alla destra di Berlusconi. Ora come allora il fine sociologo ha messo in crisi il sistema del potere politico. Era stato nominato appena qualche mese fa alla presidenza della Fondazione Ravello, tra le più conosciute al mondo, e appena da qualche settimana ha restituito il suo mandato precisando di non accettare l’invasione eccessiva della politica (alludeva al nuovo governatore ?) regionale sulle scelte che devono rimanere di pertinenza assoluta della cultura. Ma la politica naturalmente non si è persa d’animo ed è subito, almeno come tentativo, corsa ai ripari nominando nuovi amministratori tra i quali il professore Giuseppe Cacciatore che rientra nel CdA della Fondazione dopo il periodo di breve collaborazione, qualche anno fa, con lo stesso De Masi anche se all’epoca al governo regionale c’era il centro destra e non il centro sinistra deluchiano. Non vorrei assolutamente che fossimo di fronte ad una resa senza condizioni del mitico filosofo che, caso più unico che raro, una ventina di anni fa ebbe il coraggio di smarcarsi dall’allora neo sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. Non andava d’accordo con il capo, non riusciva a rimanere inquadrato nelle file del capo, mal sopportava i sistemi a tutto tondo del potere deluchiano, e allora nel corso di un consiglio comunale pomeridiano annunciò a voce alta ed a pieni polmoni le sue irrevocabili dimissioni dalla carica di “consigliere comunale” regolarmente eletto dai cittadini di Salerno. Si alzò ed attraversò trasversalmente il Salone dei Marmi uscendo dal contesto politico che non riusciva più a capire e neppure digerire. Erano state già troppe, a suo dire, le delusioni di quell’uomo assurto prepotentemente alla guida della città; nei mesi precedenti il kaimano aveva liquidato bruscamente e brutalmente l’altro filosofo rosso, Pino Cantillo, reo di non comprendere le esigenze della politica rispetto alla specchiatezza della cultura, ed aveva anche salvato Mario De Biase tirandolo fuori da una brutta vicenda di contributi previdenziali non versati dal partito. Queste prime mosse del sindaco non erano piaciute al filosofo Cacciatore, membro di una famiglia storica di Salerno e grande interprete di quella vera politica di sinistra che Peppino aveva perseguito per credo e non per chissà quale altra esigenza di vita. Non ne aveva bisogno, così come oggi non aveva e non ha bisogno dei soldi che avrebbero potuto, sotto certi aspetti, anche giustificare una scelta così radicale per il rientro alla “corte deluchiana”, non nel cerchio magico, comunque alla guida di una delle fondazioni più importanti del mondo. Una resa senza condizioni ? Chi può dirlo; io spero sinceramente di no, anche se i dubbi sono tanti. Difatti con De Luca è praticamente impossibile rientrare nel suo giro se non c’è una resa senza condizioni. Ma il filosofo salernitano (fonte Il Mattino) si dice dispiaciuto dell’uscita di scena di De Masi ma fiduciosi che “con la nuova gestione, con Maffettone, si possa riuscire a superare questa fase convulsa per la fondazione” perché crede che le idee del sociologo De Masi debbano costituire una preziosa eredità da non disperdere. Ottimo il proposito del professore Cacciatore, ma le sue parole si scontrano con il modo di agire di De Masi che, nonostante le passate esperienze e la sua riconosciuta flemma, non è riuscito a digerire le tumultuose irruzioni della politica nel mondo della cultura. Da quel pomeriggio del 1994 ho sempre apprezzato l’atteggiamento e lo stile dell’ottimo Cacciatore tanto da averlo scritto più e più volte; vorrei continuare a farlo, spero di poterlo fare.
direttore: Aldo Bianchini
Caro dott. Bianchini,
io credo che oggi la politica sia a una svolta: sono finiti i sistemi di potere, non ci sono più prebende da distribuire, è cresciuto il senso civico dei cittadini, la trasparenza delle amministrazioni, la cd. accoutability.
In questo lungo processo di trasformazione anche il Pres. De Luca ha fatto la sua parte, anzi ne è stato un antesignano perchè ha dentro valori forti di giustizia, di trasparenza, di lealtà. Lei, me ne dispiace, continua a osteggiare quest’uomo straordinario guardando solo al passato. Si rivolga al futuro, guardi ai fatti e ai risultati di oggi. La Regione sta subendo una svolta radicale. Via via gli uomini del vecchio apparato, quelli che vivevano di sola politica, stanno lasciando spazio a nuove leve, persone giovani, che hanno già un lavoro e che hanno idee. Di questo si sarà reso conto l’ottimo prof. Cacciatore. Cambiare opinione in una realtà mutata non solo è lecito ma è auspicabile. Vuol dire semplicemente essere intellettualmente onesti.
Cari saluti,
Maria