CAVA de’ TIRRENI – Tre “Vincenzo” dominano la scena politica delle due più popolose città della provincia di Salerno; naturalmente due di loro controllano il capoluogo e l’altro governa serenamente la sua città, Cava de’ Tirreni. Alla sconvolgente, rabbiosa ed a volte fuori delle righe della gestione dei due “Vincenzo” fa eco, che piaccia o no, la pacatezza che non tracima mai dalle righe del buon gusto del “Vincenzo” della città metelliana. Saranno gli effetti ancora percepibili, anche a pelle, di quella che fu la “piccola Svizzera italiana” o più semplicemente sarà l’aria salubre e l’accoglienza quasi salottiera evidenziata dai cavesi con una naturalezza sorprendente verso tutti coloro che si recano nella loro città, da qualunque parte essi provengano. Fatto stà che a Cava si respira un’altra aria rispetto a Salerno dove, invece, tutto è più convulso, più scoordinato, più innaturale, più caotico, più ingarbugliato e più intasato. A cominciare dai parcheggi che, a causa delle megalomanie di “Vincenzo il grande e sempre più inarrivabile” che per le sue fisse dei grandi lavori (da Porta Ovest, alla piazza più grande d’Europa ed agli spazi dell’Arechi sempre malissimo organizzati) ha depredato i parcheggi che quasi non esistono e fanno piombare il centro urbano nel caos più sfrenato non soltanto quando arrivano i “presunti due milioni” di visitatori delle luci d’artista (un’altra delle mega balle del governatore !!). A Cava naturalmente i parcheggi ci sono, sono anche ben organizzati e, guarda caso, sono tutti o quasi vicini al centro storico dell’ex piccola Svizzera; in molti casi basta percorrere a piedi soltanto qualche centinaio di metri per trovarsi letteralmente proiettati nel “salotto buono” della city, cioè in Piazza Duomo che neppure i migliori urbanisti avrebbero saputo ideare e costruire così come la storia e i sacrifici dei cavesi l’hanno resa possibile ed usufruibile pienamente da tutti.
E proprio partendo dal salotto della city che l’altra sera, sabato 28 novembre, passeggiando con molti cittadini e con pochi amministratori (questo è il segno della semplicità e della serenità di Servalli) il neo sindaco ha acceso le luci che a Cava, giustamente, non si chiamano “luci d’artista” ma più semplicemente”luci di Natale” come è giusto che sia. E non le ha accese con strombazzanti ed apodittici proclami alla presenza di personaggi quasi sempre prezzolati ma alzando, ad un preciso orario convenzionale, gli occhi verso un ipotetico punto del cielo; e se è vero che non c’erano molti amministratori ma tanti cittadini è altrettanto vero, però, che il sindaco era circondato affettuosamente da tanti agenti della Polizia Municipale, cortesi e disponibili nel fornire tutte le spiegazioni del caso; a Salerno invece è guerra calda, anche fuoco amico, tra i due Vincenzo e la polizia urbana fino al punto che “Vincenzo il grande”, calpestando il suo passato di sindacalista dei contadini e i diritti normalissimi dei lavoratori (forse mutuando la penosa affermazione del ministro del lavoro Poletti in materia di orario di lavoro !!) ha definito gli agenti “vigili-geishe”, nell’ottica di un’arroganza senza limiti, con un sindaco f.f. e gli assessori tutti silenziosi ed ossequiosi. A Salerno è vero che c’è uno sfavillio di luci e uno sciupio di denaro pubblico, ma l’apparato sembra più una pacchianata paesana che una presunta opera d’arte; a Cava, che piaccia o no, le luci sono soffuse, ben incastonate nella maestosità dei portici, non danno fastidio e sembrano davvero il giusto decoro natalizio. Un bravo và all’ingegnere che ha preparato e curato la messa in posa delle luci che sicuramente illumineranno e riscalderanno le serate natalizie della città metelliana e che il sindaco ha pubblicamente ringraziato. Ma c’è una cosa che deve farci pensare tutti; che riguarda l’efficienza anche dell’ufficio tecnico comunale di Cava de’ Tirreni: il funzionamento delle fontane.
A cominciare da quella enorme ma compatta e gradevole che si staglia al centro di Piazza Duomo, al centro di quello che è il punto nevralgico degli scambi socializzanti della città, al centro del centro storico, insomma a rappresentare l’agorà che ogni sera si affolla di gente molto ben disposta a dialogare e socializzare che ad ascoltare proclami apodittici e, spesso, anche oligarchici che, invece, a Salerno sono all’ordine del giorno ad ogni inaugurazione, anche di un semplice scalino. Vincenzo Servalli, a Cava l’altra sera, ha soltanto stretto qualche mano dei suoi concittadini ed anche semplici visitatori, ha evitato discorsi enfatizzanti e proclami clamorosi come quello che “Vincenzo il grande” ha sparato a Salerno parlando di due milioni di visitatori per le luci ed’artista. Ma cosa c’entrano le fontane, potrebbe chiedere qualcuno. C’entrano eccome, difatti se a Cava funzionano a Salerno non ne funziona neanche una, ovvero diverse fontane sono state anche deturpate e trasformate in disgustose aiuole pensili, come nell’antica Babilonia. Questa la differenza tra i “tre Vincenzo”, questa la differenza che ci sembra stridente ed incolmabile. Ah !! dimenticavo forse la cosa più importante, i tre Vincenzo sono ovviamente di sinistra ma profondamente diversi.