BUONABITACOLO – La vicenda del monumento dedicato al compianto Massimo Casalnuovo (morto la sera del 20 agosto 2011 a causa e per effetto di una caduta dal suo motorino, forse scalciato dal maresciallo dei carabinieri della locale stazione) ed installato in Via San Donato di Buonabitacolo va, mano a mano, assumendo le sembianze del grottesco. L’ultima giustificazione diffusa dal Comune appare palesemente risibile, innanzitutto perchè rimane allo stato di “dichiarazione monocratica” senza alcun supporto dimostrativo se non la dichiarazione stessa, e poi perché appalesa sempre di più un difetto di controllo e di comunicazione, proprio nel momento in cui la scultura è ritornata al suo posto senza la “targa della discordia”. Ma naturalmente dobbiamo andare con ordine. Dunque il 22 agosto 2015 il monumento (già posto in opera) viene inaugurato alla presenza di un non meglio identificato rappresentante dell’Amministrazione Comunale di Buonabitacolo che non vede, o non legge, la targa con la scritta “vittima dell’ingiustizia” (quando è tuttora in corso il processo di 2° grado a carico del presunto responsabile della morte del giovane Casalnuovo, maresciallo Giovanni Cunsolo. La scritta provoca la reazione del difensore di Cunsolo, avv. Renivaldo La Greca, che il 29 agosto parla della inopportunità di quelle parole.
Il 2 settembre interviene addirittura l’avv. Gabriele Sandri, difensore dei familiari di Casalnuovo, che avanza la tesi che la scritta non avrà alcuna incidenza sull’iter processuale; in pratica Sandri con la sua dichiarazione non fa altro che instillare il dubbio che quella scritta possa davvero avere un’influenza sul processo in corso. Ad ogni modo in data 9 settembre sembra sia stata firmata una ordinanza di rimozione del monumento che in effetti viene rimosso, non si sa se prima o dopo l’ordinanza, qualche giorno prima della pubblicazione (6 ottobre) della delibera comunale di rimozione. Allo stato l’opera scultorea è ritornata al suo posto, in Via San Donato, ma senza la targa della discordia e sembra (fonte Ondanews del 22.10.15) per due motivi: a) senza targa perché non risultava presente nel progetto e nelle foto presentate al comune; b) perché la giunta ha ritenuto di accettare l’opera così come era stata progettata (cioè senza targa). Dovrebbe finire qui tutta la discussione; e invece no. Innanzitutto è sconcertante che il Comune abbia avuto bisogno prima di un dibattito mediatico sull’opportunità di quella targa per decidere di farla rimuovere, in secondo luogo nessuno ha ancora pubblicato tutti gli atti della concessione edilizia in modo da far verificare l’esistenza o meno della targa sulle fotografie e in terzo luogo il Sindaco non ha ancora indicato il nominativo del rappresentante del comune che la sera dell’inaugurazione non aveva distrattamente letto la targa. Ci sarebbe, infine, un’altra perplessità che, forse, è anche la più grave: sarebbe giusto capire quanto è costata questa leggerezza della posa in opera, della rimozione e della ricollocazione, chi ha pagato le spese e, se non sono state ancora pagate, a chi addebitarle. Senza dire che se c’è stato anche l’intervento di denaro pubblico l’Amministrazione Comunale ha l’obbligo di rendere di dominio pubblico tutta l’operazione.
direttore: Aldo Bianchini