NAPOLI – Risulta incontestabile che il Porto di Salerno abbia raggiunto e consolidato, negli ultimi anni, livelli di efficienza e di competitività – anche sotto il profilo dell’operatività amministrativa – che vanno riconosciuti all’Autorità Portuale di Salerno ed al Presidente Andrea Annunziata.
La quantità di merce movimentata per metro quadro (primi in Italia e tra i primi in Europa), il grado di efficienza gestionale sotto il profilo della realizzazione di opere pubbliche, i lavori effettuati e quelli in corso, l’essere diventati punto di riferimento per il sistema crocieristico, sono solo alcuni degli aspetti del gran lavoro effettuato in questi anni dall’autorità portuale, dagli imprenditori del settore, dai lavoratori.
Di contro il Porto di Napoli si è caratterizzato, nello stesso periodo e per colpa di una politica miope, per complesse criticità: la bocciatura da parte del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici del PRG, la confusione nelle concessioni rilasciate, i contenziosi gudiziari con i petrolieri, il blocco dei lavori di dragaggio per essere lo stesso sito di interesse nazionale e l’avvicendamento di ben cinque commissari.
Consegue da tanto l’irresponsabilità del Governo Renzi che persegue, con pervicacia, la volontà di accorpamento dell’autorità degli scali marittimi di Napoli e di Salerno, davvero impossibile da comprendere, essendo tutti consapevoli che il propagandato risparmio economico – derivante da esso – è come sempre una pura e semplice falsa propaganda come tutte le riforme del governo Renzi.
Renzi, il suo governo ed il PD fanno finta di ignorare che i veri problemi dei porti italiani sono le procedure di nomina dei presidenti, i tempi di approvazione e realizzazione di progetti, le varianti, i dragaggi, l’urgenza di una reale sburocratizzazione, la macchinosità dei controlli di sdoganamento.
Con il disegno di accorpamento dei porti di Salerno e Napoli portato avanti, anche con il colpevole immobilismo della Giunta Regionale e del PD regionale, non solo nessuno di questi problemi sarà risolto ma, addirittura, si finirà col burocratizzare ancora di più i pur necessari ed indispensabili processi di riqualificazione dei due scali marittimi.
Il partito ed il gruppo regionale di FDI è ordinariamente contrario agli accorpamenti delle authority, convinti che essi non solo non hanno nulla a che vedere con la soluzione dei problemi della portualità italiana, e nello specifico dei porti di Salerno e Napoli, ma anzi avrebbero un effetto negativo su questi fronti, rispondendo non ad un criterio di premialità delle buone pratiche e del merito, ma ad una rappresentazione, puramente demagogica, di risparmi che, conti alla mano, nemmeno sarebbero conseguiti.
Da qui l’invito al Presidente De Luca, alla sua Giunta ed al Consiglio Regionale tutto a far sentire la propria autorevole voce contro un disegno pseudo riformatore che, invece, è – e rimane – solo scellerato e deleterio per gli stessi interessi dei Porti di Napoli e Salerno e degli imprenditori e lavoratori in esso operanti ed impegnati.
Si preoccupi il Governo Renzi, piuttosto, di stanziare le adeguate risorse – e di riformare le estenuanti procedure burocratiche – per consentire la realizzazione di quegli interventi strutturali necessari a migliorare dragaggio, ospitalità e funzionalità del Porto di Napoli e Salerno.
direttore: Aldo Bianchini
E’ notizia di questi giorni il raggiunto accordo fra l’Autorità Portuale di Gioia Tauro e la Sogemar, braccio operativo di Contship Italia, per la realizzazione e la gestione trentennale del nuovo gateway ferroviario di quel porto. Si tratta di un’opera a finanziamento misto, pubblico e privato, da realizzare in 18 mesi dalla messa a disposizione delle aree.
E’ stata concepita per inserire lo scalo calabrese nel flusso dei traffici movimentati fra Estremo Oriente ed Europa, che ora sono posizionati principalmente su Rotterdam e Anversa.
A tale scopo si configurerà come una infrastruttura ferroviaria estesa in parte all’interno del porto e per il resto nei territori comunali retrostanti di Gioia Tauro e di San Ferdinando, fino a raccordarsi con l’asse trans europeo Helsinky-La Valletta.
Costituirà quindi un importante salto di qualità per il porto di Gioia Tauro che potrà finalmente esprimere al meglio le sue potenzialità logistiche, divenendo così un nodo strategico “di rilevanza nazionale e crocevia europeo di diverse modalità di trasporto” (Nicola Capuzzo).
Mi viene da dire: “meglio tardi che mai!!”, trattandosi di un intervento infrastrutturale che avrebbe dovuto essere messo in opera già da prima e contestualmente all’avvio dell’operatività di quello scalo marittimo, che per posizione geografica e conformazione territoriale aveva e ha la possibilità e le potenzialità per competere ai massimi livelli.
Non so ora se e quando potrà verificarsi qualcosa di analogo, fatte le dovute proporzioni e i necessari “distinguo”, anche per il porto di Salerno, in proiezione futura e in vista di auspicati incrementi della sua produttività operativa.
Allo stato, temo che si debba dare credito solo all’ultimo avverbio della succitata espressione, anche perché si ha l’impressione che altre siano le priorità, certo non trascurabili, ma non tali da far polarizzare l’attenzione solo su di esse.
Il tema dell’accorpamento SI-accorpamento NO appassiona e chiama in causa le più disparate argomentazioni dall’una e dall’altra parte, con punti di vista comunque validi a secondo dell’angolo di osservazione in cui ci si pone.
Spetta dunque a chi è al di sopra delle parti, e deve decidere tenendo conto del superiore interesse, assumere le determinazioni conseguenti, non ignorando l’importanza delle istanze aventi per oggetto, oltre alle riforme di carattere ordinamentale, anche gli ammodernamenti e i potenziamenti infrastrutturali, indispensabili per l’efficienza operativa dei porti.