SALERNO – Un vecchio saggio diceva che per capire se in un ristorante si magia bene bisogna andarci almeno un’altra volta rispetto alla prima. E’ verissimo !! Noi molto spesso ci fermiamo alla prima tappa di un nostro personale percorso enogastronomico e tendiamo ad enfatizzare, nei ricordi e nei racconti, la “prima volta” in quel ristorante anziché in quell’altro. Quando poi ritorniamo con parenti ed amici assicurando loro che lì, in quel ristorante si mangia che “è la fine del mondo”, quasi sempre rimaniamo delusi rispetto alla prima volta quando casomai siamo probabilmente stati trattati meglio, il cameriere era disponibile e il proprietario si era fatto in quattro; e cadiamo vittime del bersaglio e del fuoco incrociato degli amici e dei parenti che abbiamo trascinato al nostro seguito per una mangiata al di sopra delle righe. Accade spesso difatti che dopo le prime enfatizzazioni il conto che ci viene presentato (e non soltanto economico ma soprattutto enogastronomico) è ben diverso da come lo avevamo toccato con mano nella nostra prima volta quando tutto ci era sembrato diverso e meravigliosamente apprezzabile. E rimaniamo delusi, fino al punto di dire a parenti ed amici il classico “non ci torneremo mai più”. Qualche settimana fa, casualmente, mi era capitato di mangiar pesce nella “Taberna do’ mar” di Sapri (in Via Corso Umberto I n. 13) ed ero rimasta assolutamente soddisfatta sia della qualità dei pasti che della ospitalità e mi ero lasciata andare nell’affermare che “nella Taberna do’ mar” il principio culturale dell’accoglienza era di casa. Un fatto quasi straordinario per noi del mezzogiorno dove questa cultura dei ristoratori (ma anche di altri settori) stenta ad affermarsi come costume e regola di vita commerciale. Rimasi colpita a tal punto da indurre la redazione di questo giornale a rendere il giusto riconoscimento ad un ristoratore che, mi dicono, essere uno dei più affermati del golfo di Policastro.
Maddalena MascoloQuella sera, agli inizi di ottobre, c’era stata anche la lieta sorpresa dell’irruzione nel locale dopo le 23.00 di un pescatore che portava al ristoratore del pesce fresco appena pescato; il nostro fotografo lo aveva ripreso e la redazione aveva pubblicato proprio quell’istantanea molto bella e significativa. Ebbene, tanto per non smentirci, abbiamo voluto seguire il consiglio del “vecchio saggio” e siamo ritornati (anche grazie ai buoni uffici dell’avvocato Michele Montuori) in quello stesso ristorante a distanza di qualche settimana. La sorpresa è stata, a dir poco, bruciante: la qualità del servizio, la cura dell’ospitalità e la cucina (soprattutto il pesce) hanno riconfermato la loro eccellente qualità. Questa volta il ristoratore-cuoco si è addirittura superato: vino Fiano San Matteo di Alfonso Rotolo di Rutino – antipasti con alici marinate, polipo con verdure, imballo di alici ripiene con scamorza e scarola – tris di pasta fatta in casa (strascinati con tonno, cavatelli e zucchine, gamberi, fior di zucca, ravioli al pesce con frutti di mare) – fritto di triglie allo scoglio – crostata con marmellata di albicocca. Il tutto in un susseguirsi di attenzioni e di signorilità che ci ha lasciati tutti ottimamente impressionati. Esame severissimo, quindi, brillantemente superato, ritorneremo di sicuro; e questo consigliamo anche ai nostri lettori: “Se volete mangiare del buon pesce non vi resta che allungarvi fino a Sapri,presso la “Taberna do’ mar” e non rimarrete delusi”.
direttore: Aldo Bianchini