Caimangate: il caso antropologico di Enzo Napoli


Aldo Bianchini

SALERNO – Leggo da “Il Mattino” che il sindaco ff di Salerno, Enzo Napoli, a commento della festa e della processione di San Matteo ha scelto di pubblicare sul suo profilo face book un richiamo alle posizioni dell’antropologo Marino Niola ed ha scritto: “Per una lettura antropologica della festa”. Così’ facendo il neo sindaco, involontariamente, ha avviato una rivisitazione in chiave antropologica di se stesso; ha sperato il sindaco di far passare, e di fare suo, un concetto espresso dallo studioso che dalle pagine del quotidiano succitato se l’era presa con l’Arcivescovo asserendo che: “Il Vescovo non può dettare le regole della processione che va fatta come la cittadinanza negli anni se l’è costruita”. Capisco che agli uomini di cultura tutto è consentito, ma quando sparano le cazzate ci deve comunque essere qualcuno che, anche se incolto, sia in grado di contestarlo per far nascere, semmai, un dibattito. Difatti l’affermazione dell’antropologo mi sembra proprio che non stia né in cielo né in terra, o Lui vive in un’altra realtà o deve rapidamente rivedere le sue convinzioni. A Salerno negli ultimi anni non c’è stata la “costruzione della festa da parte dei fedeli” ma c’è stata la strumentalizzazione della festa da un parte di un unico cittadino che Niola conosce benissimo. Ed è proprio questa deriva della festa e della processione, che stenta a morire, che l’arcivescovo si è impegnato con tutte le sue forze per cominciare a riportare il tutto nei canali della giusta religiosità. Non mi sembra che ci vuole l’arco di scienza per capire un discorso che è conosciuto da tutti; oltretutto la processione non devono costruirla i fedeli ma la Chiesa. Purtroppo per quello strano principio del dare voce alle parti, molto spesso la stampa e i giornalisti dimenticano di dare voce a se stessi e si limitano ad ospitare tutti gli interventi, sia quelli di un certo livello sia quelli di cui la gente farebbe molto volentieri a meno. E veniamo al “caso antropologico” rappresentato dallo stesso sindaco ff che, ripeto, involontariamente ha aperto una discussione sulla sua storia politica personale. Quello di Enzo Napoli è anch’esso un caso antropologico se per antropologia intendiamo quella disciplina interna alla biologia che studia l’essere umano sotto diversi punti di vista: sociale, culturale, morfologico, psicoevolutivo, artistico-espressivo, filosofico-religioso e in genere dal punto di vista dei suoi vari comportamenti all’interno di una società. Prima di andare avanti con il mio discorso mi corre l’obbligo di precisare che di casi come quello di Napoli è piena zeppa tutta la letteratura politica di questi ultimi decenni e che anche a Salerno ci sono stati e ci sono tantissimi casi analoghi. Non ne faccio una colpa, ma sicuramente questi casi vanno studiati e analizzati per cercare di capire fino a che punto un essere umano, ancorchè politico o politicante, sia disposto a sottomettersi ad un politico più forte pur di mantenere un privilegio, un incarico, una consulenza, un assessorato o, meglio ancora, una poltrona di sindaco. Per me è abbastanza facile parlare di questa deriva antropologica in quanto non ho mai avuto aspirazioni di poltrone neppure nell’ambito del mio condominio e/o del Cral dell’ufficio; per questa ragione non ho mai capito le metamorfosi di questi personaggi che fino al giorno prima sembrano essere umani normali e che il giorno dopo si trasformano in mostri senza cervello e, purtroppo, spesso senza dignità. E’ il potere che abbaglia e travolge ogni resistenza, è il potere anche se effimero e dipendente dall’altrui volontà che fa affogare tutti, o quasi. Ma si può in nome del potere buttare tutto alle ortiche, calpestando anche i principi fondanti della nostra vita quotidiana ? Sembra proprio di si se allungando lo sguardo contiamo numericamente i tantissimi personaggi che si lasciano travolgere; e qui non è il caso di ricordare che oltre ai diseredati (professionisti che non trovano altri sbocchi di vita economica) ci sono anche importanti e valenti professionisti che si lasciano intruppare in questi squallidi mercimoni. Solo a caso ricordo l’episodio di un noto docente universitario che qualche anno fa si piegò ai voleri deluchiani ed accettò, con compenso, una carica all’interno dell’amministrazione comunale, buttando alle ortiche tutto quello che di buono aveva fatto fino a quel momento e che ha continuato a fare dopo. Per questo posso dire a Enzo Napoli di stare, comunque, tranquillo; gli fanno buona compagnia tanti e tanti altri.

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