BCE: i punti chiave dell’ultima seduta

Filippo Ispirato

Nella riunione di ieri la Banca Centrale Europea ha lasciato invariati i tassi di interesse.

Mario Draghi da Francoforte ha confermato, anche durante questa seduta, che l’implementazione del Quantitative Easing (QE) per 60 miliardi di euro al mese sta procedendo bene e che proseguirà su questa linea fino a Settembre 2016, o anche oltre se necessario, ovvero sino a quando l’inflazione non sarà risalita a livelli più elevati, almeno attorno al 2%.

Il Consiglio della Bce, inoltre, alla luce della crisi del mercato cinese e dell’instabilità che si dovrebbe vivere nei prossimi mesi, ha deciso di alzare dal 25% al 33% il limite di acquisti titoli delle singole emissioni dei titoli di stato dell’eurozona, onde evitare crisi di liquidità nei singoli paesi membri.

Sul fronte della crescita, il presidente della Bce, teme dei rinnovati rischi al ribasso per la crescita economica, all’indomani della frenata del Pil della Cina.

Secondo Draghi, ad ogni modo, la ripresa continuerà ma ad un ritmo più lento rispetto a quanto previsto in precedenza; tale rinnovata situazione ha comportato una rivisitazione al ribasso delle precedenti stime di crescita di giugno sul Pil dell’Eurozona per il prossimo triennio correggendole al ribasso dello 0,2%.

L’Eurotower si è detta ulteriormente pronta ad usare tutti gli strumenti disponibili entro il suo mandato per far fronte a cambiamenti sulle prospettive d’inflazione. Nello specifico Draghi ha aggiunto che la Banca centrale europea potrebbe cambiare le dimensioni, la composizione e la durata del programma di Quantitative easing. Le ultime informazioni disponibili indicano per la BCE un più lento aumento dell’inflazione rispetto alle precedenti stime ma è ancora prematuro valutare se i recenti sviluppi sul prezzo del petrolio avranno un impatto duraturo sui prezzi.

Infine, durante la riunione l’Eurogruppo ha affrontato il caso Grecia.

Si è deciso di ridurre di 600 milioni, a 89,1 miliardi di euro, la liquidità di emergenza (Ela) da fornire alle banche e agli istituti di credito greci, grazie anche a degli accordi in corso fra il governo di Atene e i creditori che hanno frenato la fuga dai depositi. La Bce durante l’Eurogruppo ha insistito anche affinchè non ci fosse un bail-in (ovvero un prelivo forzoso dai conti correnti) per la Grecia che coinvolgesse i depositanti aggiungendo che sarebbe stato controproducente per l’economia greca, già da diversi anni in forte stagnazione.

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