Aldo Bianchini
SALERNO – Dopo la indiscutibile vittoria e la conquista a pieno titolo della Regione Campania da parte di Vincenzo De Luca detto “il kaimano” si profila all’orizzonte un rischio gravissimo per la sua politica: la sindrome del rapporto diretto. Per chi non conosce a fondo De Luca difficilmente comprenderà a pieno il senso della mia affermazione, dunque mi spiego meglio. Il rischio di detta sindrome è nel dna della politica deluchiana che negli ultimi vent’anni si è sempre sviluppata nella città di Salerno con rare (e comunque vincenti) sortite all’esterno; da sindaco ha sempre privilegiato il “rapporto diretto e fortemente accentrato” che in ambito ristretto gli ha dato immense soddisfazioni sotto il profilo del consenso e di ritorno elettorale. Credo che in un contesto allargato come la Regione Campania e le sue mille e mille problematiche non possa funzionare così; il metodo andava bene prima, oggi necessita di brusche correzioni se non vuole affogare nella miriade di promesse elettorali. Nessuno degli altri governatori, prima di lui, era stato capace di attivare il metodo tutto e solo deluchiano del “rapporto diretto”, e tutti sono stati costretti a confrontarsi con enormi difficoltà di rapporto e di comunicazione, elementi alla base dei successi elettorali. Con De Luca il discorso è diverso, la gente e l’elettore comune è abituato al rapporto diretto e chi non l’ha ancora sperimentato spera di farlo quanto prima. Porto un esempio banale che rende, però, bene l’idea. Più di una volta, nel corso delle tante sagre estive sul territorio provinciale, mi è capitato di incontrare gente che millantava il famoso “rapporto diretto” con Vincenzo De Luca, quasi come un fatto scontato o un’esclusiva da poter utilizzare al momento opportuno. Insomma sono davvero tante le persone che vantano detto rapporto, in altri tempi e con politici altrettanto capaci non c’è mai stata questa possibilità neppure a livello di fantasia. L’incognita è tutta qui: funzionerà o meno il metodo deluchiano applicato in sede regionale. Per il momento si è assicurato la vittoria, poi si vedrà. Intanto su questa linea si muovono anche gli enti che devono cambiare timoniere, come nel caso della Camera di Commercio di Salerno (CCIAA) che mercoledì prossimo, 2 settembre, sarà chiamata alle urne per il rinnovo della presidenza e degli altri organi collegiali con le nove prestigiose poltrone da assegnare per i prossimi quattro anni. Difatti alla base dell’accordo faticosamente raggiunto tra artigiani e commercianti (che è la parte maggioritaria della Camera) ci sarebbe proprio questa illusione del rapporto diretto con la Regione attraverso la figura del probabile nuovo presidente Andrea Prete che dovrebbe raccogliere già mercoledì i 22 voti necessari (i due terzi dell’assemblea) per la sua elezione a presidente della CCIAA. Ma da più parti si sussurra che Andrea Prete potrebbe addirittura essere eletto all’unanimità, cosa mai accaduta (almeno in questi ultimi trent’anni) nell’Ente economico più forte dell’intera provincia. Qualora ciò non dovesse essere possibile si procederà a nuova elezione verso la fine di settembre quando sarà necessaria soltanto la maggioranza assoluta dei votanti, cioè 17 voti. Va precisato, comunque, che nel caso della CCIAA il discorso non si ferma soltanto al cosiddetto “rapporto diretto” ma deve essere esplorato anche oltre andando a scoprire le identità tecniche e professionali che ad Andrea Prete di sicuro non mancano (come ho già scritto nel precedente articolo). Quello del “rapporto diretto” è, a mio avviso, un concetto assolutamente sbagliato di vedere e interpretare la politica, va bene in un condominio come Salerno, ma non in una metropoli come Napoli o, peggio ancora, in una mega regione come la Campania. Nei mesi che verranno sarà molto interessante seguire la politica regionale deluchiana che fino a quando è stata asserragliata nel “Fort Apache” del Comune di Salerno ha funzionato benissimo. E veniamo al “nuovo ruolo della Camera di Commercio” pensato e desiderato da Antonio Ilardi (ingegnere e giovane esponente di spicco dell’imprenditoria salernitana), un ruolo tutto incentrato sul difficile rapporto tra economia e risorse sempre esigue che dovranno essere gestite nei prossimi anni per il bene comune e in favore dell’occupazione e dello sviluppo economico. Per chi non lo sapesse va detto che Antonio Ilardi ha rappresentato in questi ultimi quattro anni, e per tutto il mandato di Guido Arzano, l’anello di congiunzione tra “sistema di potere deluchiano” e lo spirito della “mission camerale” riuscendo a mantenere in piedi l’Ente per non farlo precipitare nell’oblio. Quello di questo ore può anche apparire come uno strumentale intervento a gamba tesa contro ogni sistema di potere (compreso quello deluchiano); per me, invece, è soltanto un modo, una strada maestra per preservare l’unico ente economico dell’intera provincia dalle lobbies capaci di distruggere l’autonomia e l’indipendenza della Camera, utilissima per tutto il territorio. E in questo il giovane ingegnere Ilardi mi trova perfettamente d’accordo. L’appuntamento è per domani, mercoledì 2 settembre 2015, tutto è possibile anche se il tempo per cambiare la storia è davvero poco.
direttore: Aldo Bianchini