SALERNO – Mentre il giorno di San Matteo, patrono di Salerno, si avvicina al gran galoppo, un lettore mi ha avvicinato per le vie di Torrione e in maniera secca mi ha chiesto: “Ma questi preti, organizzatori indaffarati della processione del Santo, come si muovono in giro per la città ?”. La domanda mi ha colto di sorpresa, ma dopo qualche secondo di silenzio ho risposto che si muovono tenendo conto delle indicazioni e degli insegnamenti di Papa Francesco che, fin dal primo minuto del suo papato, ha utilizzato una vecchia utilitaria di sua personale proprietà. Poi, rimasto solo, ho iniziato una riflessione più attenta e particolare e mi sono messo in moto per capire quali mezzi di trasporto utilizzano quei sacerdoti che occupano posti di responsabilità in Curia. Ho incominciato dall’arcivescovo Mons. Luigi Moretti che sembra essere l’unico ad aver seguito il monito del Papa, innanzitutto provvedendo a vendere la vecchia ammiraglia dell’Alfa Romeo che il suo predecessore utilizzava per tutti gli spostamenti di servizio. La Curia, quindi, non possiede la classica “auto blu” e non c’è neppure l’autista segretario (come ai tempi di “don Patrizio Coppola”, tanto per intenderci), e questo è accaduto per la prima volta nella storia della nostra diocesi. Ma come si sposta Mons. Moretti ? Semplice, lo fa utilizzando una vecchia Gulf di sua proprietà che ha portato con se da Roma, nel segno di grande umiltà e senso della misura, per non dire di povertà. Ma intorno al capo della chiesa salernitana si muove uno stuolo di sacerdoti con i compiti più svariati; tutti utilizzano autovetture di proprietà che in qualche caso superano le barriere dell’utilitaria e sfociano in autovetture di grossa cilindrata e, in qualche caso, addirittura di suv rinomati e costosissimi. Inutile chiedersi come fa un sacerdote che guadagna un modesto stipendio ad affrontare costi così onerosi: il prezzo dell’auto, l’assicurazione, i rifornimento, i guasti, e anche le spese autostradali; la risposta la rimando alle singole coscienze degli interessati sui quali, ovviamente, stenderò un velo protettivo per non correre il rischio dell’accusa di violazione della privacy. Dunque in un ideale parco macchine della Curia ci sono tre suv (uno della BMW e gli altri due della Peugeot/508), poi c’è un’ammiraglia della Opel “Insigna”, la vecchia Gulf dell’arcivescovo, una Renault Megane, una Fiat/500/L, una Fiat/Linea tre volumi ed un’altra modesta Gulf. Ovviamente c’è anche chi unitamente al Suv della Peugeot utilizza anche una seconda autovettura: una modesta Peugeot/208. Il quadro non è completo, le mie conoscenze mi hanno consentito, al momento, di entrare soltanto in una parte della Curia che ha ramificazioni dappertutto sul territorio di competenza, e non sono rari i casi di sacerdoti che scorazzano in lungo e in largo con potenti autovetture. Naturalmente qualcuno storcerà sicuramente il naso dopo aver letto queste rivelazioni e mi rimprovererà dicendo che nel privato ognuno può muoversi come crede; è certamente così, anche se in casi specifici (e il clero è un caso specifico) bisogna sempre pensare a quello che si è ma anche, se non soprattutto, a come si appare agli occhi dei fedeli. Per buona pace di tutti.
direttore: Aldo Bianchini