Aldo Bianchini
SALERNO – Assolutamente condivisibile, in ogni suo aspetto, la dichiarazione politica con cui è sceso in campo il giovane avvocato Antonio Fasolino per le consultazioni elettorali comunali della prossima primavera. La dichiarazione dell’ex assessore provinciale ed ex presidente della società aeroportuale cade in un momento molto particolare della vita politica di tutto il centro destra salernitano per la cui resurrezione Antonio Fasolino indica, a mio avviso, la strada migliore, forse l’unica. Bisogna liberarsi dei personalismi e cominciare a dare, in ordine di scaletta, la giusta importanza ai parlamentari ed ai consiglieri comunali, anche con il metodo delle primarie, per arrivare soltanto alla fine alla cosiddetta “società civile” che spesso diventa un alibi per non decidere e per non dirimere le lotte intestine. L’avesse detta un altro questa cosa andava presa con le molle; l’ha detta, però, Antonio Fasolino che nel corso della sua brillante ma breve carriera politica non ha mai dimostrato un attaccamento viscerale alle poltrone dando l’esempio di come, in questo benedetto Paese, bisognerebbe far passare il concetto dello “spoils system” ((Lo spoils system, traduzione letterale dall’inglese: sistema del bottino, è la pratica politica, nata negli Stati Uniti d’America tra il 1820 e il 1865, secondo cui gli alti dirigenti della pubblica amministrazione cambiano con il cambiare del governo[1]. Le forze politiche al governo affidano dunque la guida della complessa macchina amministrativa a dirigenti che ritengono che non soltanto possano, ma anche vogliano far loro raggiungere gli obiettivi politici. Nell’accezione più negativa, le forze politiche al governo distribuiscono a propri affiliati e simpatizzanti le varie cariche istituzionali, la titolarità di uffici pubblici e posizioni di potere, come incentivo a lavorare per il partito o l’organizzazione politica, e in modo da garantire gli interessi di chi li ha investiti dell’incarico)) allo scadere di ogni tornata elettorale per dare la giusta possibilità di governare. Rimarrà, forse, nella storia della politica provinciale l’atto di dimissioni che Fasolino manifestò nei confronti del nuovo assetto politico nell’Ente Provincia con cambio dal centro-destra (Antonio Iannone) al centro-sinistra (Giuseppe Canfora), riuscendo a mandare in tilt un po’ tutti gli osservatori che spesso sono disattenti. La proposta di Fasolino è un modo anche per verificare e contare la valenza elettorale sul territorio dei parlamentari che possono aspirare alla carica di sindaco di Salerno. Anche un modo, a mio avviso, per snidare l’evanescente Mara Carfagna che molte volte si rifugia dietro il paravento della politica nazionale, visto e considerato che non è mai stata candidata sul territorio. Ma il metodo riformista di Fasolino servirà anche per mettere di fronte alle rispettive responsabilità tutti e tre i parlamentari salernitani che più degli altri possono aspirare a governare la città: Mara Carfagna, Edmondo Cirielli e Enzo Fasano. Soltanto dopo che questi tre avranno declinato l’invito si potrà passare all’analisi delle posizioni dei consiglieri comunali, Celano – Zitarosa e Adinolfi, che hanno combattuto dall’opposizione lo strapotere deluchiano; perché, se vogliamo, anche loro sono appartenuti ed appartengono alla società civile, sicuramente di più rispetto ai tre parlamentari. Non so se la giornalista glielo ha chiesto ma nel testo dell’intervista pubblicata da Il Mattino del 27 agosto scorso manca qualsiasi riferimento all’idea (forse un po’ demodè !!) di ricostituire il PSI lanciata da Roberto Junior Ler e Gaetano Amatruda e rapidamente stroncata sia dal sindaco ff che da altri influenti personaggi. Se neppure Antonio Fasolino ne parla vuol dire che quella storia laica e di sinistra è morta e sepolta per sempre e che neppure la figura del compianto Vincenzo Giordano è sufficiente per rimetterla in cammino.
direttore: Aldo Bianchini