SALERNO – Sabato 12 – Domenica 13 Settembre: Week – end in Basilicata. Partecipazione al Cinespettacolo della Grancìa, visita guidata del “Museo delle genti lucane” a Vaglio Basilicata e Festival della salsiccia a Cancellara (Potenza).
PROGRAMMA
Sabato pomeriggio – partenza da Salerno per il Parco della Grancìa per assistere, alle ore 18.00, allo spettacolo di falconeria con uccelli rapaci. Intrattenimento con cena libera presso gli stand allestiti all’interno del Parco. Ore 21,00/ 23,00: Cinespettacolo. Pernottamento e prima colazione presso l’Hotel Park – Potenza (quattro stelle), sulla Basentana.
Domenica mattina: Escursione a Vaglio per la visita guidata del Sito archeologico e del Museo delle Genti lucane.
Pranzo in Agriturismo a Cancellara (Potenza). Pomeriggio e sera: partecipazione al “Festival della Salsiccia”.
Quota di partecipazione: 90.00 a persona. Adesioni immediate, con anticipo di 50.00 a persona, per prenotazioni dell’Hotel ed acquisto dei biglietti del Cinespettacolo on-line.
Il Cinespettacolo “La Storia Bandita” mette in scena uno dei capitoli più fieri e dolorosi della memoria storica lucana. Il protagonista è Carmine Crocco, personaggio della storia popolare, che a fine Ottocento guidò la rivolta dei contadini e della gente del posto contro il nuovo Governo d’Italia. Un moto ribelle scaturito dal mancato rispetto, da parte delle istituzioni, della speranza di riscatto civile suscitata da Garibaldi.
Troppo spesso liquidato come episodio criminale, il brigantaggio si ispira in realtà ai più alti ideali di libertà e solidarietà. Ideali che ancora oggi echeggiano tra queste montagne, eterne testimoni dei fatti di sangue che le hanno macchiate. Una storia non sempre spiegata dalla storiografia ufficiale alla luce delle effettive ragioni che portarono a usare la violenza per l’affermazione dei propri diritti. Una pagina difficile, per la Basilicata, e per l’intero Sud, che soltanto tra il 1861 e il 1872 costò la vita a oltre 260mila persone cadute in battaglia o condannate a morte. Il Cinespettacolo ci porta nel cupo e affascinante mondo dei briganti, un mondo di uomini – e non criminali – con la loro umanità e le loro storie intrise di voglia di riscatto. Lo fa attraverso straordinari effetti speciali e oltre 400 figuranti in costume, all’interno di un format artistico di livello internazionale. 3000 posti a sedere e 25mila metri quadrati di palcoscenico all’aperto, nello splendido anfiteatro naturale della foresta della Grancia. Un teatro su un dorso di montagna incantevole che ha per scenografia la vegetazione e per sipario la notte. “La Storia Bandita” è una rappresentazione “multimediale” che mescola diversi linguaggi artistici, dal teatro, al cinema, al musical. E’ un’esperienza 5D”: coinvolge tutti i sensi, dando allo spettatore la sensazione di trovarsi dentro un set cinematografico che prende forma sotto i suoi occhi. L’atmosfera è resa spettacolare dall’impiego dei più moderni effetti speciali: proiezioni sulla montagna, potenti sorgenti di suono distribuite sull’intera scena, schermi d’acqua ed effetti pirotecnici realizzati dai grandi maestri dell’Officina Rambaldi, che simulano esplosioni, incendi, battaglie. A completare il magico quadro fatto di luci, suoni e immagini, un’originale colonna sonora impreziosita dalle voci di noti attori come Michele Placido, Orso Maria Guerrini, Paolo Ferrara, Lina Sastri e musicisti italiani come Lucio Dalla, Antonello Venditti, Eddy Napoli.
ESCURSIONE A VAGLIO BASILICATA (Mattinata di Domenica 13 Settembre)
Nel territorio del comune di Vaglio si trova il sito archeologico, attribuito al popolo dei Peuketiantes, ricordati da Ecateo di Mileto, a partire dall’VIII, e con una successiva fase lucana tra la fine del V e gli inizi del III secolo a.C. Nella vicina necropoli di “Braida di Vaglio” sono state rinvenute tombe principesche, databili tra la fine del VI e la metà del V secolo a.C. che hanno riportato alla luce ceramiche ed armi, quali elmi, scudi e schinieri, di provenienza corinzia, insieme a spade in ferro di tipo italico.
Nella località di Rossano di Vaglio si trovano invece i resti del Santuario confederale dei Lucani, dedicato alla dea Mefite, antichissima divinità femminile greco-romana delle acque. La costruzione risale al IV secolo a.C. nell’ambito del processo di romanizzazione della regione lucana, ma la frequentazione del sito come luogo di culto ebbe inizio intorno alla metà del secolo. Il complesso sacrale, affiancato da due fontane a testa di leone, si trova in un’area coperta da fitti boschi, all’incrocio di numerosi tratturi ed in prossimità di una sorgente, ancora attiva. In questo luogo vi era la cittadina di Ursana fondata dagli antichi lucani chiamati Ursentum con il contributo delle popolazioni greche che giunsero nell’entroterra attraverso il corso dei fiumi dalle coste. Alcune lapidi sottratte al tempio di Ursana sono incastonate sui muri di alcuni palazzi nobiliari di Potenza. Una di esse, ancora oggi, è visibile sul lato sinistro del palazzo del conte Loffredo, nei pressi della cattedrale.
Inizialmente, la divinità titolare del culto era la dea Mefitis, dea lucana che proteggeva dalle febbri malariche e dalle esalazioni dell’acqua stagnante, invocata anche per la fertilità dei campi, degli armenti e della fecondità. Il suo nome è stato tradotto come colei che sta nel mezzo e la sua missione era di passaggio tra cielo e terra, tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Al culto della dea era affiancato anche quello del dio Mamerte, nome osco del dio della guerra, (corrispondente a Marte dei Latini), da cui presero nome i Mamertini, mercenari italici assoldati dal tiranno siracusano Agatocle. Tra gli ex-voto rinvenuti, una grande lamina in bronzo sbalzato raffigurante un’anfitrite che cavalca un delfino, statue in bronzo e marmo, gioielli in oro e argento, statuine in terracotta di animali, oltre a parti anatomiche risanate per effetto delle acque salutari. Nel santuario della dea Mefitis, sono state ritrovate oltre 50 epigrafi, con una commistione tra alfabeto greco, lingua osca e latino. Oltre 1000 monete, sottolineano l’importanza e la centralità raggiunte dal santuario fino al momento del suo abbandono, avvenuto subito dopo la metà del I secolo d.C.
Il futuro spezzato della principessa bambina
A giudicare dai reperti rinvenuti nella sua tomba, ritrovata a Serra di Vaglio e oggi esposti nel Museo Archeologico Nazionale di Potenza, il futuro che i suoi genitori avevano pensato per lei doveva essere davvero radioso. Un futuro che il fato non ha mai voluto si compisse per una storia che racchiude in sé tutto il fascino dell’archeologia e racconta di una bambina, figlia di un re, morta all’età di soli sette anni nel VI secolo avanti Cristo. Per lei erano già pronti preziosi gioielli fatti arrivare dai punti più lontani della Terra che avrebbe forse indossato per il suo matrimonio. Pendenti, diademi e spille in ambra, oro, argento. Gioielli mai indossati che hanno invece accompagnato la piccola nel suo viaggio verso il regno delle ombre
Il Museo delle antiche genti lucane
Per ripercorrere e comprendere più a fondo la vita degli antichi popoli che abitarono il cuore della Lucania, vale la pena visitare il Museo delle Antiche Genti di Lucania. Il percorso espositivo è, infatti, arricchito da interessanti ricostruzioni e pannelli che spiegano tradizioni e abitudini di vita di questi antichi popoli. Il Museo è noto anche per la presenza di un ritratto attribuito a Leonardo da Vinci, mentre i materiali dei siti archeologici si conservano in gran parte nel Museo archeologico nazionale della Basilicata, a Potenza.
Il presunto ritratto di Leonardo da Vinci, conservato nel Museo delle antiche genti lucane
L’archeologia a Vaglio ha coraggiosamente intrapreso le iniziative più all’avanguardia con la “casa dei pithoi”(vasi che contenevano olio), il primo esempio di archeologia sperimentale nell’Italia meridionale. Si tratta della ricostruzione volumetrica di un’abitazione databile al V secolo a.C., entro il cui perimetro è visibile la complessa stratigrafia del sito a partire dall’VIII sec. a.C. La divisione degli ambienti rispetta la risistemazione d’età lucana, che prevede un vano di ingresso, una stanza con focolare e telaio ed un deposito per quattro grandi contenitori di derrate alimentari (pithoi).
Festival della salsiccia a Cancellara
Il paese, che sorge alle pendici di un colle, fu fortificato nel periodo normanno-svevo e sono di quest’epoca l’imponente castello medioevale che domina il paese e il borgo antico, che hanno conservato quasi intatte le caratteristiche architettoniche ed urbanistiche, costituendo oggi una delle più spettacolari attrazioni artistiche e culturali del paese.
I Frati minori del Convento dell’Annunziata, durante il sec XVIII, contribuirono alla crescita culturale e spirituale di Cancellara, ed è di questo periodo l’espansione urbanistica e la costruzione dei numerosi palazzi signorili. La comunità fu visitata da moltissimi viaggiatori che vi trovarono aria salutifera, cucina gustosissima e soprattutto il pregiato salame, rinomato e richiesto ancora oggi. A pranzo o in serata avremo modo di gustare la famosa salsiccia alla brace o al forno, in ristorante o lungo le vie dei macellai.