Aldo Bianchini
SANZA – La storia dei cinghiali è lunga, molto lunga. E’ un animale molto particolare e per secoli non ha mai aggredito l’uomo se non in casi eccezionali, forse per via della sonora lezione che Ercole inflisse al mitologico “cinghiale di Erimanto” (una bestia di alcune centinaia di chili) che terrorizzava le popolazioni del Peloponneso. Alla terza delle sue fatiche il figlio di Zeus lo catturò a mani nude e gli spezzò il collo. Da qualche tempo a questa parte il problema dei cinghiali sembra essere ritornato di grande attualità e non solo per la loro pericolosità nei confronti degli esseri umani. Un operaio a Sanza sarebbe stato azzannato alle gambe mentre era in cerca di funghi (la cosa, però, lascia qualche perplessità per il modo in cui si sarebbe verificata !!); subito dopo ferragosto è accaduto in Abruzzo; prima di ferragosto a Cefalù un uomo di 77 anni è stato aggredito e ucciso da un grosso esemplare di ungulato. Ma perché all’improvviso si sta riproponendo questo problema ? C’è un sovraffollamento della specie dovuto essenzialmente al ripopolamento dissennato effettuato negli anni 70 e 80 anche con esemplari provenienti dall’estremo oriente che danno luogo ad una prolificità spaventosa. Poi perché il cinghiale è una bestia senza competitor i, dunque, non ha alcun freno naturale e neppure regolamentare, difatti non ci sono leggi precise che possano regolare la sua caccia se non in senso restrittivo. I branchi sono sempre più numerosi, lasciano i boschi (dell’Appennino centrale e meridionale) per entrare nei centri urbani da Roma a Cefalù in cerca di cibo. I cacciatori esperti per abbattere simili bestie vanno piano piano scomparendo e i veri specialisti sono davvero pochissimi. Agli inizi del ‘900 il cinghiale era una razza in via di estinzione perché oggetto di una caccia spietata per via della sua carne saporita; poi c’è stato il ripopolamento dissennato ed oggi si calcola in circa un milione di capi il loro numero in circolazione in Italia. E’ di dieta onnivora, scava col muso nel terreno ed al suo passaggio distrugge l’agricoltura. Ma sulla sua straordinaria capacità riproduttiva ci sono anche degli studi scientifici che indicano nell’innalzamento della temperatura del pianeta la causa di una prolificità così marcata. In genere è una bestia alta 80 cm, lunga 150 cm e pesante all’incirca 180 kg. Vive nei boschi dell’Europa centrale e meridionale, in vastissime zone dell’Asia ed Africa nord occidentale. In Campania è presente soprattutto nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni; è praticamente assente al nord ed in Sicilia; molto presente in Toscana con la specie detta “cinghiale maremmano”. I piccoli cinghia lotti crescono molto in fretta e già a 15 giorni di vita cominciano a nutrirsi da soli scavando nel terreno. In media un cinghiale vive una ventina di anni. Negli ultimi anni sono diventati una delle principali cause nel determinismo degli incidenti stradali, e non solo sulle vie di campagna ma anche sulle autostrade. Parlando del peso, ovviamente, con riferimento al mitologico cinghiale di Erimanto, va detto che recentemente in Calabria sui monti della Sila è stato ucciso un cinghiale mostruoso che raggiungeva il peso morto di 850 chili. Una vera e propria furia della natura in grado di abbattere e travolgere qualsiasi ostacolo; per abbatterlo ci vogliono cacciatori con gli attributi e dalla grandissima esperienza, non basta un semplice fucile a pallettoni. Ma nel nostro sistema venatorio è accaduto una cosa al contrario; mentre i cinghiali aumentano in maniera impressionante, i cacciatori esperti sono diminuiti e quasi estinti. Speriamo di non dover ricorrere all’abilità venatoria di Walter Palmer il dentista del Minnesota (USA) che ha ucciso e decapitato il leone Cecil (il re della savana dell’Africa), insomma un po’ come fece Ercole con il più famoso “leone di Nemea” nella sua prima fatica.
direttore: Aldo Bianchini