Maddalena Mascolo
CAVA de’ TIRRENI – Quella in scena a Cava non è come l’eterna sfida tra “Peppone e don Camillo” di guareschiana memoria. A Brescello il prete voleva continuare a fare il prete e il sindaco voleva continuare a fare il sindaco (semmai con qualche parentesi in Parlamento). A Cava de’ Tirreni, invece, sembra proprio che ormai siamo all’epilogo dell’eterno scontro tra i sindaci che si sono succeduti nel tempo e il mitico “frà Gigino”, l’esplosivo cappuccino della Chiesa di San Francesco; egli vuole altro, molto altro. Non mi soffermo sulle ragioni del ripetuto e reiterato scontro istituzionale (se così si può dire !!) tra il Comune e il frate, scontro cominciato fin dai tempi del sindaco Alfredo Messina e continuato con gli altri fino a Vincenzo Servalli; senza dimenticare il frastuono delle campane contestato in Chiesa dal figlio del già non più sindaco Luigi Gravagnuolo e la vicenda del “bambinello” che lacrimava sangue, con strascichi giudiziari ancora in corso. Mi piace mettere in evidenza, invece, le ambizioni del fraticello cavese che in fatto di “conquista del potere temporale o religioso” non è secondo a nessuno. Se lo paragoniamo ad uno scontro politico (perché poi nella realtà quello è) ci viene da pensare ad un monaco che inizia la sua battaglia tanti anni fa come se fosse un “segretario di partito all’opposizione”; il passo successivo lo proietta direttamente nel Palazzo di Città alla stregua di un consigliere eletto, sempre all’opposizione. Non gli basta, vuole altro ed afferra la carica di “virtuale assessore al turismo, sport e spettacolo”, ma anche questo abito gli va stretto. Lui che è abituato ad abiti talari molto larghi si ripresenta, ora, nel duello contro il neo sindaco più armato di prima, per non dargli tempo né tregua, e cominciare, così, la sua battaglia finale. Se qualcuno qualche tempo fa lo aveva definito “l’assessore errante” di Cava de’ Tirreni, adesso è arrivato il momento più gustoso, e forse più fruttuoso, della lunga battaglia: vuole la carica di Sindaco, il buon Enzo Servalli è avvertito, stia molto attento a non far cavalcare la folla, sempre ondeggiante, dal prode e mitico cavalier-fraticello di San Francesco. Anche perché in tutti questi anni chiunque abbia provato a fermarlo a percorso già iniziato è miseramente caduto; finanche il Vescovo e l’Abate non hanno potuto niente contro la furia scatenata e molto coinvolgente di “frà Gigino”. Ecco perché già in tanti pensano, probabilmente, di portarlo a spalle fin dentro le segrete stanze del Palazzo di Città.
direttore: Aldo Bianchini
Sono ormai un ex cavese perché’ vivo da tantissimi anni a Brescia, la mia adolescenza e formazione e’ nata e cresciuta presso il Convento di San Francesco, un tempo povero ma ricco di fede, rispetto, ammirazione verso frati sempre disponibili…..Da anni mi chiedo qual’e’ il mistero, la ricetta, la fede, lo spirito corporativistico,che ha portato i cittadini cavesi, e non solo, ad avere fiducia, benessere, volontariato, disponibilita’ economica nei confronti di fra Gigino, amatissimo, ma per me che lo vivo da fuori anche tanto contestato e se posso permettermi “solitario condottiero”. Neppure i messaggi di Papa Francesco sembrano sortire alcun effetto rispetto, ormai, a una macchina “miracolosa del Convento/Santuario Francescano” circa la sobrietà’, la riscoperta della semplicità’, dell’umiltà, ecc. . Sono sicuro che bisogna attendere fiduciosi per comprendere poi “questo miracolo” di un Frate che probabilmente potrebbe anche essere acclamato “Santo Subito”!!!!!