Aldo Bianchini
SALERNO – Da qualche parte ho letto che “il ministro Delrio sa il fatto suo e non teme agguati….”; per scrivere questo bisognerebbe conoscerlo direttamente, essergli cioè amico e frequentatore; ma il collega in un eccesso di enfasi ha certamente voluto esagerare il concetto di “conoscenza del problema”. Per quanto mi riguarda io non andrei così sicuro sul fatto che un medico prestato alla politica e che d’improvviso si trova a cimentarsi con uno dei problemi più importanti per l’economia nazionale sia, innanzitutto, profondo conoscitore di un mondo completamente diverso dal “pianeta medicina”, con l’aggravante che lo deve fare da ministro, e poi tanto esperto di quel settore specifico e in grado di risolvere i problemi. Anzi, in tutta sincerità, analizzando le prime mosse di questo “piano strategico nazionale della portualità e della logistica” la mia incertezza sulle specifiche qualità del ministro Delrio svaniscono per sprofondare nell’assoluta diffidenza. Basta dare un’occhiata alla variabile delle sigle che denominano il piano; si è passati dalla semplice Autorità Portuale (con Comitato Portuale) a ben otto sigle diverse che si intrecceranno e si daranno fastidio tra loro: PSNPL, AdSP, PRSP, UT, DP, TPRM. CG e CCM (nel prossimo articolo farò lo spelling analitico di tutte queste sigle). Insomma ce n’è per tutti i gusti e per tutte le numerose poltrone da spartire in un’orgiastica ammucchiata di incarichi, convenzioni e prebende, così come non era mai accaduto nell’ambito della portualità e della logistica. E’ vero che alcune sigle disegnano dei comitati consultivi, ma sappiamo benissimo in questo Paese quanto peso e quanto spazio hanno i cosiddetti comitati consultivi, che nel migliore dei casi interrompono circuiti organizzativi efficaci senza alcuna ragione e senza alcun ritegno, baipassando le necessità delle risposte concrete e rapide che solo ben disegnate Autorità Portuali sono state in grado di dare in questi ultimi anni. Figurarsi con questo groviglio di sigle !! quindi prima di scrivere che “Delrio sa il fatto suo” andiamoci con grande prudenza. Poi se ci soffermiamo sull’analisi dei “dieci punti” del piano strategico redatto da Delrio ed approvato dal Governo, ci si rende ancora più conto che è stato scritto con molta aria fritta; difatti si parla di semplificazione e snellimento, di concorrenza – trasparenza ed uprading dei servizi, di miglioramento dell’accessibilità e dei collegamenti marittimi e terrestri, di integrazione del sistema logistico, di miglioramento delle prestazioni infrastrutturali dei porti, di innovazione e tecnologia, di riduzione dell’impatto dei porti sull’ambiente, di certezza e programmabilità delle risorse, di coordinamento nazionale e, infine, dell’attualizzazione della governance del sistema. Parole su parole vergate nel solo scopo di scrivere qualcosa e di aggiungere niente a quanto già perfettamente noto a tutti gli operatori del settore. Vorrei ricordare al ministro che proprio studiando questi punti e anticipando di gran lunga tutti le altre precedenti Autorità Portuali il nostro Andrea Annunziata è riuscito a smuovere montagne di burocrazia ed a portare il porto di Salerno tra le eccellenze nazionali, europee e mondiali. E come sempre, quando c’è una cosa buona che funziona, lavora e cresce, arriva subito qualcuno ad affogarla per non dire a distruggerla. Non a caso il presidente Annunziata, da anni, va dicendo in tutte le sedi autorevoli, da Salerno e Napoli, da Roma a Miami, che bisogna rapidamente realizzare i collegamenti (stradali, ferroviari ed aerei) e che, soprattutto, necessita far diventare la Campania un grande centro di lavorazione delle merci stivate nei contenitori (container’s), altrimenti la funzione dei porti della Campania, sebbene raggruppati in un unico grande calderone, non avrà ragione di esistere di fronte alle esigenze dell’Europa che troveranno molto più semplice far approdare le navi nei porti dell’alto Tirreno e dell’Adriatico. Immaginate, adesso, cosa succederà con questa marea di sigle create da Delrio per snellire (dice lui !!), ci sarà un guazzabuglio incredibile ed inestricabile di competenze che si accavalleranno l’una sull’altra a danno dell’efficienza portuale campana. E sarà inevitabilmente la fine del sogno, di quel sogno di una portualità ancora più grande e funzionante che avevamo toccato con mano grazie alla gestione attenta del nostro porto. A meno che non riusciamo a far valere l’unica possibilità che abbiamo per sopravvivere: Vincenzo De Luca. Difatti l’unico punto interessante della “riforma Delrio” è costituito dal fatto che la designazione del Presidente dell’ AdSP (cioè della nuova Autorità Portuale unificata) dovrà passare per le mani del neo governatore. E qui vedremo, come ho già scritto, quanto il kaimano saprà fare per salvare il suo porto e la sua città.
direttore: Aldo Bianchini