NAPOLI – Furbo come una volpe, coraggioso come un leone, superbo e intelligente come l’aquila. Cosa vuole di più Vincenzo De Luca da Shakespeare? Sul piano politico il Caimano, come ama definirlo l’amico Bianchini, si è superato, dando scacco matto ad appassiti pretendenti alla ambitissima poltrona di assessore regionale della Campania.
E’ stato scaltro, divertendosi fino all’ultimo alle spalle di opinionisti e ‘veggenti’ che davano per scontata la nomina di aspiranti non di primo pelo, alcuni dei quali abituati a sedere contemporaneamente su più poltrone (e che poltrone!) in nome della fedeltà e del sostegno ai padrini di origine: politici naturalmente.
E’ stato coraggioso, perché ha glissato spavaldamente (ma fino ad un certo punto) le ‘regole’ di sistema che, nella nostra disgraziata politica, impongono l’assegnazione di spazi e di poltrone ai fedelissimi, leggi i garanti dei padrini (sempre politici, naturalmente), indipendentemente dalle loro (eventuali) capacità!
E’ stato, infine, superbo e intelligente come l’aquila, volando alto e proiettando, così, a livelli superiori e futuri la sua avanzata all’interno del proprio partito, il PD. Senza esitare, al momento opportuno, a sbattere la porta in faccia ai De Mita, ai Renzi, e così via.
Non si comprenderebbe altrimenti la mancata utilizzazione di un certo Raimondo Pasquino, notoriamente creatura consolidata dell’ex-capo della vecchia Democrazia Cristiana e dato per certo su una poltrona di palazzo santa Lucia se non , addirittura, su quella di vice dello stesso neo-Governatore. Trombato alla grande, invece, sulla base delle condivisibili motivazioni offerte, poi, alla stampa dallo stesso De Luca.
Né importa quel che scriveva ieri ”Il Fatto Quotidiano”, annusando prospettive future poco incoraggianti per avere proposto come vice il suo delfino (al momento) prediletto: Fulvio Bonavitacola, perché impresentabile.
Da quando mondo è mondo, i grandi capi della politica si fanno sostituire dai fedelissimi. E Bonavitacola lo è, oltremodo in virtù delle proprie capacità e del proprio curriculum politico di tutto rispetto all’interno del suo partito.
Con lui alla Regione (e con Enzo Napoli – altra persona leale e perbene, da vecchio militante socialista quale è sempre stato e, a nostro avviso, rimane al Comune di Salerno), De Luca ‘comanda’ di fatto l’uno e l’altro ente. Non solo. Ma, qualora a breve o a lungo termine magistrature varie e Corte Costituzionale dovessero far saltare il banco e tutti i giochi intrapresi e finora di successo da parte del Caimano, quest’ultimo cadrà comunque ‘in piedi’.
Perché la vera sfida politica non è più in Campania, ma a Roma.
Là dove punta, per ora intimamente, Vincenzo De Luca.
L’appetito vien mangiando, insomma!
Perché il Premier Renzi, che, applicando la legge-Severino, ne ha giustamente chiesto l’adozione quando ormai non poteva più farne a meno, è comunque entrato nel mirino di De Luca, che quel provvedimento pur legittimo non aveva comunque condiviso.
Il suo prossimo obiettivo, quindi, decaduto o non decaduto dalla regione per via giudiziaria e successiva, sarà Renzi. E, per lui, la scalata al PD. Per una resa dei conti che si annuncia spietata e senza compromessi.
Una storia politica a puntate, insomma, che non ha visto ancora consumata l’ultima. La più ambita, la più prestigiosa, la più ardita.
L’erede politico di Shakespeare e, in parte, di Machiavelli, continuerà a scalpitare fino a quando non avrà raggiunto l’obiettivo finale. C’è da giurarlo. Sei donne al suo ‘servizio’ alla Regione sono state una scelta femminista oltre misura e assolutamente condivisibile. Oltre che opportune. Perché avranno solo interesse a contribuire al nuovo progetto politico-amministrativo senza dovere rappresentare questo o quel padrino politico, agendo, quindi, nell’interesse della collettività.
Per il resto, chi vivrà vedrà. Tanto di “chapeau”, intanto, al Caimano vincente di questo interessante tratto di storia, oltre modo personale, di stampo lucano-salernitana.
direttore: Aldo Bianchini