Aldo Bianchini
SALERNO – E’ veramente scandaloso che si possa rinviare un evento come la presentazione di un libro per ragioni che sfiorano se non la follia almeno l’imbecillità dei soggetti in campo. Mi riferisco al libro “Le verità sommerse” di Francesco Schettino e di Vittoriana Abate. Un libro scritto a quattro mani che ripercorre le varie fasi dell’inchiesta giudiziaria legata al naufragio della “nave Concordia” che tanto scalpore ed anche tanta rabbia suscitò in tutti gli italiani, e non solo. Insomma una sorta di inchiesta giornalistica che Vittoriana Abate (salernitana doc !!) ha condotto con scrupolo professionale e grande cautela umana, avvalendosi naturalmente in chiave tecnica delle dichiarazioni e delle esperienze raccontate dallo stesso Schettino che troppo presto è stato additato come l’unico responsabile di quella tremenda tragedia perché in quelle ore drammatiche venne inondato di insulti, sicuramente fuori delle righe, vomitati dal comandante del porto di Livorno Gregorio Maria De Falco. Quelle drammatiche telefonate hanno sicuramente contribuito a disegnare Schettino come il “mostro della situazione” ed hanno sviato l’attenzione di tutti (anche degli inquirenti) sulle svariate altre gravi responsabilità. Se è certo che Schettino è gravemente responsabile di quanto accaduto è altrettanto certo che l’attenzione mediatica, durata mesi e mesi, sulla sua figura ha fatto il resto arrecando danni su danni. Ma un po’ tutti dobbiamo anche chiederci perché alla fine “il personaggio” di cui parlare e scrivere è rimasto soltanto Francesco Schettino e non anche De Falco che, dopo essere stato sfruttato dai media, è stato nuovamente e definitivamente scaraventato nel dimenticatoio senza farlo diventare un eroe moderno. E’ proprio su questi aspetti, a mio avviso, che Vittoriana Abate (nota giornalista giudiziaria di Porta a Porta) ha lavorato con grande capacità di approfondimento su un tema molto difficile di per se e complicato ancor di più dall’eccesiva pubblicità mediatica consumata su quell’evento sciagurato. Non si può parlare del libro di Vittoriana senza averlo letto; come al solito in questo Paese si parla e si discute per “sentito dire” e si portano avanti manifestazioni inquietanti e volgari come quelle minacciate da una “fantomatica popolazione vietrese” che, secondo la giornalista de Il Mattino, sarebbe stata disposta a manifestare con cartelloni, lancio di uova e ortaggi, fino al più moderno e per questo non meno volgare “flash-mob” (assembramento improvviso e di massa !!) contro la presentazione del libro in questione che doveva tenersi a Vietri sul Mare nella villa comunale ieri sera venerdì 3 luglio 2015. Non voglio usare parole grosse ma il fattaccio di Vietri mi appare come un attentato alle libertà democratiche di questo Paese; innanzitutto perché si impedisce ad una professionista molto seria come Vittoriana Abate di raccontare la sua inchiesta giornalistica e poi perché si vuole chiudere a tutti i costi la bocca ad un soggetto che, per quanto antipatico possa essere, è comunque un soggetto non ancora condannato in via definitiva. Voglio sperare che la presentazione del libro sia stata davvero rinviata per motivi tecnici, come hanno assicurato gli organizzatori e dalla Abate, e che la stessa presentazione si tenga regolarmente in una nuova data; sarebbe davvero un peccato dover rinunciare ad un momento anche culturale proposto da una delle giornaliste più serie del panorama mediatico nazionale. La stessa Vittoriana ha, del resto, espressamente dichiarato che: “Il libro non è la verità di Schettino sulla tragedia ma vuole essere una ricostruzione giornalistica, con atti e documenti non considerati e utili forse a cercare un’altra verità. Secondo questa nuova ricostruzione ci sono altri responsabili. La dedica alle vittime è stato un gesto di cuore e non ha suscitato critiche da nessuno dei parenti delle vittime, a cui va il nostro pensiero”. L’unico errore imputabile alla giornalista, ma qui parliamo di strategia mediatica che spesso va al di là della volontà specifica dell’interessato, è il fatto che il libro porta la seguente intestazione:”Le verità sommerse di Francesco Schettino e di Vittoriana Abate”; capisco che un titolo diverso e meno forte non avrebbe avuto l’impatto mediatico (e di vendite !!) desiderato dall’editore Graus, ma si poteva essere più prudenti. Insomma qui non si tratta di “difendersi contro provocazioni o strumentalizzazioni e di rivendicare la dignità lavorativa” (come ha giustamente affermato una insolitamente arrabbiata Vittoriana), si tratta semplicemente di un pizzico di buon senso in più; se il nome del comandate fosse scivolato a piè di copertina probabilmente non ci sarebbe stato nessun caso così come non c’è stato alla presentazione ufficiale di Meta di Sorrento del 24 giugno scorso. Ma c’è un’altra considerazione che ai più, per non dire a tutti, è sfuggita. Questo è il classico esempio in cui un giornalista rimane incastrato e prigioniero dello stesso “circo mediatico” che ha contribuito ad alimentare con una “cronaca giudiziaria televisiva” molto forte ed anche forzata. Sarebbe il caso, forse, che tutti i grandi net work cominciassero a chiedersi se è giunto il momento di cambiare rotta; difatti è stata sufficiente una ordinanza giudiziaria per impedire a telecamere e giornalisti di entrare nell’aula del processo contro Michele Buoninconti per il presunto omicidio di Elena Ceste e per scaraventare tutto il circo mediatico nello sconforto assoluto. Questo deve far riflettere molto sulla opportunità di continuare a proporre “cronaca nera e giudiziaria” sui grandi schermi televisivi a tutte le ore e in tutte le salse, spesso con commentatori che vanno impudentemente alla ricerca di colpevoli e innocenti senza sapere neppure cosa sia un semplice atto giudiziario.
direttore: Aldo Bianchini