Maddalena Mascolo
CAVA de’ TIRRENI – Poteva essere l’occasione giusta per sgombrare il campo da tutte quelle vecchie eredità del passato e presentarsi al popolo cavese in una vesta di grande rinnovatore, non solo nelle intenzioni ma anche nei fatti. Invece non è andata così e, purtroppo, il neo sindaco Vincenzo Servalli ripiomba in una delle più paludose amministrazioni comunali che si siano mai viste a Cava de’ Tirreni. In un colpo solo ha rispolverato il “vecchio del vecchio “ del passato; è vero che a Cava più che in altre parti della provincia i personaggi politici locali sono più che altro ballerini infuocati ma è altrettanto vero che la “vecchia classe” era ormai irrimediabilmente incapsulata in ripostiglio. Ad oggi, ovviamente, non si conoscono gli accordi di potere che sono stati posti a base della campagna elettorale per la futura gestione della cosa pubblica, ma il pensiero che un’occasione come questa per fare pulizia sia stata gettata al vento da un personaggio come Servalli che aveva instillato la speranza del nuovo è davvero molto deludente per tutti. Sicuramente a portare la città in questo stato di cose ci hanno pensato ben tre sindaci, da Alfredo Messina a Marco Galdi passando per Luigi Gravagnuolo. Cava de’ Tirreni è la seconda città della provincia di Salerno in fatto di popolazione residente, ma è assolutamente la prima in materia di “congiure di palazzo” che si aggrovigliano tra loro, congiure su congiure e ritorni di grandi amori e di fiamme mai sopite, insomma la cosiddetta “passione del vecchio, del presente e del futuro” in una girandola senza fine in cui vengono rimescolati vecchi e nuovi personaggi. Indimenticabile la notte dei lunghi coltelli in cui fu fatto fuori Alfredo Messina, mancava una firma e presto fu invocata e trovata dinanzi al notaio. E fu lanciato nella melmosa battaglia della “governante della città metelliana” l’ignaro prof. Luigi Gravagnuolo che presto venne impallinato dal fuoco amico, senza esclusione di colpi e senza appello. Infine il valzer terrificante di Marco Galdi, infinito, impenetrabile e disastroso; una girandola di assessori come non si era mai visto; e non solo, sono cambiate spesso le alleanze e sono state buttate alle ortiche tutte le speranze di un “ritorno al futuro” con l’azzeramento anche delle “amicizie personali” che avevano contraddistinto una bella fase della politica metelliana e provinciale. Ora è arrivato Vincenzo Servalli che ha compiuto un’opera invidiabile e come in un paradossale puzzle a mosaico ha inserito alcune scorie vecchie in un quadro che, stando alle premesse ed alle promesse elettorali, doveva rappresentare “il cambiamento” per ridare a Cava de’ Tirreni ed alla sua gente un periodo di tranquillità e di crescita; invece abbiamo assistito ad un arrembaggio verso le cariche istituzionali, una sorta di “attacco a Fort Apache” con personaggi solo apparentemente nuovi che sono apparsi sulla scena pubblica sotto mentite spoglie. Speriamo che gli vada bene al pur bravo Vincenzo Servalli, non vorremmo che passasse alla storia come il politico vittima della “passione del vecchio”.
direttore: Aldo Bianchini