SAPRI – Questa mattina sono andato alla presentazione di un libro di Nino Vaiano che si è tenuta a Sapri nell’auditorium del Comune; un libro singolare perché all’ultima pagina non è indicato il prezzo.
Per chi non lo conoscesse il prof. Gioacchino Vaiano è stato professore prima, e dirigente scolastico dopo in diversi istituti scolastici del Golfo di Policastro. Per me, invece è semplicemente Nino, e so di potermelo permettere perché per lui sono Giovannino.
Ci conosciamo, infatti da oltre 50 anni perché Nino è nativo di Torraca mio paese di origine e perché egli è rimasto molto legato, come me, alla figura di mio nonno Giovanni.
A prescindere dai suoi titoli accademici, Nino è un vero intellettuale, un intellettuale “alternativo” come egli si definisce.
Io gli sono grato dell’invito che mi ha rivolto perché mi ha consentito di poter assistere ad una vera lectio magistralis. Finalmente ho avuto il piacere di ascoltare un vero intellettuale che non appartiene alla schiera di quelli che usurpano questa qualifica in televisione. Quelli vendono, Nino non si compra.
I punti del suo intervento che ha affrontato da par suo sono stati la poesia, la mediocrità e l’avidità.
Nino si è definito, a ragione, poeta e non storico e ci ha fatto capire cosa significa essere poeti.
In italiano le due locuzioni “una povera vita” e “una vita povera” non vogliono dire la stessa cosa. La prima, infatti, denota un’esistenza squallida, senza significati e valori; la seconda uno stato forse di povertà materiale, ma anche di distacco ed essenzialità che può ospitare al suo interno pace, serenità, libertà. E’ questa seconda la condizione di Nino Vaiano, o per lo meno quello che ci comunica. Molti devono confessare di condurre una vita squallida, immersi come sono in azioni ripetitive e pesanti, in ambienti desolati, in una società meschina e senza ideali.
Costoro, anche se staccano dal lavoro quotidiano, in realtà, dopo un primo sussulto, ritornano ad essere annoiati, a riprendere gli stessi gesti, a rivivere in costante autonomia. Questo avviene perché non sono come Nino, perché non sono abbastanza poeti, cioè, come dice Rilke, capaci di creatività, di vitalità, di inventiva e di umanità. E’ con questa carica interiore che una vita anche difficile come quella di Nino si può trasformare in una “vita povera” ma libera, fiduciosa, fiorita, limpida e finanche gioiosa.
Il libro di Vaiano ci è stato regalato, non si può comprare. Quel testo rappresenta il desiderio di dire la propria vita, di segnalare il dolore, di festeggiare l’amore non più in isolamento e solitudine, è l’aspirazione a rompere la prigione dell’io e della quotidianità per comunicare agli altri la propria anima; perciò non può avere prezzo.
Questa la lezione di oggi del prof. Vaiano di cui gli sono grato!
Il secondo punto della lectio è stata l’analisi e la condanna della mediocrità.
La mediocrità che significa inettitudine, piattezza, pigrizia, anonimato, grigiore. Non la aurea mediocritas di Orazio che era la ricerca di un ideale giusto mezzo tra gli estremi e gli eccessi. La mediocrità che traspariva dal discorso di Nino è quella che non si vergogna di se se stessa, anzi si ostenta e si contrabbanda come vera tranquillità dell’anima, quando in realtà è incoscienza, si spaccia come criterio giusto mentre è solo comodità propria, si presenta come rifiuto degli eccessi quando in verità è vuoto interiore.
Ultimo argomento è stato l’avidità. Nino ci ha detto chiaramente che le cose non vanno bene se al posto dell’ambizione si pone l’avidità. I suoi riferimenti al mondo della editoria mi sono sembrati fin troppo chiari come le sue sollecitazioni a tutti gli studenti presenti in aula.
Voglio concludere su questo punto con una citazione di una antica parabola della tradizione ebraica: la terra Santa è segnata da due laghi. Il primo è quello di Genezareth ( oggi Tiberiade) che riceve e dona acqua attraverso il Giordano. Il secondo, invece, riceve soltanto, accumula e nulla dà ed è per questo che si chiama mar Morto.
Mi sembra una giusta interpretazione del pensiero di Nino. Secondo Leonardo Sciascia l’umanità si distingue tra coloro che dicono “la ricchezza è bella, anche se morta” e quelli che sono certi prima di tutto che “essa è morta, anche se bella”.
Grazie Nino.
direttore: Aldo Bianchini