SALERNO – Domani ne sapremo di più. Ne sapremo di più soprattutto sulle “tante verità nascoste” relativamente al cattivo funzionamento della portualità italiana in genere ed in particolare di quella meridionale. Con un’unica eccezione: il porto di Salerno ottimamente condotto dal presidente dell’autorità Andrea Annunziata. Domani a Napoli la SRM (Società Ricerche Mezzogiorno) presenterà il rapporto su porti e logistica del mezzogiorno e sulla perdita secca di un miliardo di euro di fondi europei, somma sprecata malamente a tutto vantaggio dei porti del nord Europa. Si spiega così anche la dichiarazione del premier Renzi quando, qualche giorno fa e non a caso proprio a Salerno, ha detto che il solo porto di Rotterdam ha uno sviluppo commerciale pari a tutta la portualità italiana messa assieme. Un gap pesantissimo che bisogna recuperare in fretta. E come ? La prima cosa che si potrebbe fare è quella di avvalersi di un modello lavorativo all’altezza della situazione che tenga conto del prossimo ampliamento del Canale di Suez e dell’avanzato stato di ampliamento del Canale di Panama che da soli si apprestano a sconvolgere totalmente le grandi rotte commerciali ed anche turistiche che dal Mediterraneo si svilupperanno su tutto il pianeta. In quest’ottica riprenderanno prestigio e centralità i porti di Napoli e di Gioia Tauro senza trascurare Salerno che da tempo si è inserito in questo discorso grazie alla gestione attuale della nostra portualità. Ed è proprio il “modello lavorativo” creato da Andrea Annunziata che dovrebbe essere tenuto nel giusto conto nel momento in cui il ministro dei trasporti e delle infrastrutture Graziano Del Rio deciderà sul riassetto portuale. La portualità italiana è arretrata e sconta un pedaggio altissimo anche in termini di movimentazione delle merci che è la cosa più importante in questo mondo quasi sconosciuto; in qualsiasi porto italiano per sdoganare un container si impiega un tempo medio di 8 – 9 giorni in più rispetto ai porti del nord Europa. Non è possibile, con questi numeri, crescere e competere; non è possibile pensare che la mozzarella di Battipaglia prodotta stasera si trovi sui banchi newyorchesi già domani mattina e per sdoganare un container (che è l’attuale unico e sicuro mezzo di trasporto) occorrano una decina di giorni. Ma la minaccia, ovviamente, non arriva soltanto dal nord Europa ma anche dai porti a sud del Mediterraneo come Tangeri che sta rapidamente conquistando la leader-schip intercontinentale e sta spostando grosse fette di mercato globale. L’immobilità della portualità italiana non paga e non ci porterà da nessuna parte. Senza essere troppo di parte è necessario, però, sottolineare come la portualità salernitana ormai morta e sepolta sia rinata a miglior vita proprio grazie al “modello Annunziata”, un modello essenzialmente costruito sulla velocità decisionale e sull’ottima organizzazione lavorativa con una presenza costante e costruttiva sui grandi palcoscenici mondiali dove questo piccolo miracolo viene, dallo stesso Annunziata, presentato e raccontato. Non sono chiacchiere ma è la constatazione di come a Salerno e solo a Salerno siano già partiti molti cantieri portuali rispetto a Napoli che dorme sonni tranquilli. Siamo giunti al momento delle grandi ed ineluttabili decisioni, il nuovo ministro Del Rio dovrà pur decidere, è vero che sta impiegando più tempo del previsto anche se probabilmente è giusto che sia così; la decisione è comunque molto vicina e tutti dobbiamo sperare che non venga nuovamente penalizzata la nostra portualità con la pia illusione che ricaricando e rilanciando Napoli il problema possa essere risolto. Va bene anche Napoli ma se a Napoli viene associato (non accorpato) il porto di Salerno e se, soprattutto, alla guida della portualità partenopea e campana il ministro deciderà di metterci il nostro presidente che ha dato prova di efficienza e lungimiranza. Difatti è stato proprio Annunziata, diversi mesi fa, a lanciare il grido di allarme per l’ampliamento di Panama e Suez che sconvolgeranno gli equilibri mondiali del commercio e del crocierismo marittimo. Ma Annunziata lavora alacremente anche su un altro fronte che è quello degli “spazi retroportuali” che grazie alla “Porta Ovest” dovranno garantire il futuro sviluppo del nostro porto che forzatamente dovrà estendere i suoi tentacoli verso l’agro nocerino e le valli del Sele e dell’Irno. Forse anche pensando ad un traforo ferroviario tra il porto e l’agro, come spesso scrive il nostro lettore ing. Gaetano Perillo. Vedremo cosa ci dirà la SRM domani a Napoli ed aspetteremo con fiducia le determinazioni del ministro Del Rio in merito al riassetto della portualità nazionale.
direttore: Aldo Bianchini