SALERNO – In genere gli imprenditori della città di Salerno e del territorio provinciale pur dando poco al cosiddetto “stato sociale” in cambio ricevono molto, almeno sotto il profilo della notorietà e del rispetto del rango. Salerno e la sua provincia amano molto “le caste”, soprattutto se esse sono “caste proletarie”, composte cioè da gente che si è data all’imprenditoria ed è riuscita a farsi una posizione nel contesto socio economico generale. Gli esempi potrebbero essere tantissimi e tutti calerebbero a pennello con quanto sto per raccontarvi. Anche perché in questi giorni sta montando la polemica e lo scontro tra i sindacati (che dicono di curare gli interessi dei dipendenti !!) e Leonardo Calabrese il patron del Cedisa e de La Quiete, aziende che gestiscono buon parte della sanità privata salernitana. Andiamo insieme a scoprire chi è il patron di Cedisa e La Quiete. Qualche giorno fa ho letto sul quotidiano “Il Mattino” a pag. 37 il seguente titolo: “La sanità – Sciopero Cedisa, volano gli stracci”. Incuriosito ho letto anche l’articolo; in verità non ci ho capito molto perché, forse, nella fretta redazionale è stato omesso qualche passaggio fondamentale soprattutto nel rapporto tra il sindacalista Angelo Di Giacomo (CGIL) ed Equitalia Sud che avrebbe bloccato presso l’ASL di Salerno alcune cifre importanti che dovevano affluire nelle casse di Leonardo Calabrese, utili anche al pagamento delle mensilità arretrate (si parla ormai di circa quattordici mensilità, record assoluto nella storia delle due forti società) in favore dei tantissimi dipendenti. In pratica i lavoratori del Cedisa, come in un recente passato lo sono stati quelli de “La Quiete”che ritornano ad esserlo anche in questi giorni, sono in rivolta per le cicliche omissioni di pagamento da parte di Calabrese che è l’amministratore unico sia del Cedisa che de La Quiete. Ma, avendo parlato in apertura di imprenditori irriconoscenti e di casta proletaria, non è l’attuale vertenza Cedisa/La Quiete che mi interessa, bensì il personaggio che sta dietro tutto questo e il suo modo di rapportarsi con il contesto socio-economico cittadino; un personaggio che ha un nome ed un cognome: Leonardo Calabrese, avvocato, imprenditore della sanità, un uomo dalle mille risorse. Credo di conoscere molto bene Leonardo Calabrese semplicemente perché con lui, nei lunghi anni della mia gestione della sua televisione (Quarta Rete), sono riuscito sempre ad intrattenere un “rapporto alla pari” senza dare e senza avere e con il massimo rispetto dei due diversi ruoli. Tantissimi altri personaggi della città e della provincia, anche quelli blasonati e/o politici impenitenti, si sono prima piegati alle sue volontà per ricevere e poi lo hanno tradito e conseguentemente maltrattato sul piano delle malevoli dicerie. Ne avrei da raccontare tante, non è escluso che in un prossimo futuro lo faccia. Ma ritorno alla questione di oggi, la lettura dell’articolo sopra citato e i famosi “volano gli stracci” mi da la possibilità di chiarire ancora una volta che il mio rapporto con Leonardo Calabrese si è esaurito dopo oltre sedici anni in maniera assolutamente corretta e pulita e non riesco a trovare niente da rimproverare a Calabrese per poterlo attaccare. Basti pensare al fatto che lo stesso Calabrese, nella sua veste di imprenditore-editore televisivo, ha sempre difeso a spada tratta la mia posizione di direttore responsabile e di giornalista scomodo ed ha saputo resistere alle numerosissime pressioni degli ambienti politici della sinistra cittadina (quella del Comune in particolare !!) fino al punto di essere costretto a “far fallire” quella televisione, avendo avuto ed avendo tuttora grossi problemi con l’amministrazione comunale (problemi, ovviamente, di altro genere e non direttamente dipendenti dalla mia azione giornalistica contro il kaimano). Mi fa sorridere, quindi, quella che dovrebbe essere l’azione indipendente ed autonoma di un sindacalista notoriamente schierato contro Calabrese dopo che lo stesso sindacalista ha avuto un figlio occupato presso il Cedisa e poi licenziato per “conflitto di interesse” (almeno così è scritto su Il Mattino del 22 aprile 2015); l’indipendenza non si riceve in regalo ma la si conquista giorno dopo giorno con le azioni corrette e trasparenti. Dicevo poc’anzi della Città che in grandissima parte, almeno nei giudizi, è schierata contro Calabrese; un argomento che spesso è stato oggetto di dibattito tra me e l’avvocato. Gli ho sempre detto, e di questo sono tuttora convinto, che fin dall’inizio il suo modo di fare, forse un po’ rude e frettoloso nonché travolgente, non ha ben predisposto l’immaginario collettivo all’accoglienza che gli sarebbe stata dovuta anche perché a questa Città, in termini di scambio socio-economico, Egli ha dato veramente molto e non solo per aver dato lavoro a centinaia e centinaia di famiglie. Come tutti noi anche Calabrese ha i suoi difetti, forse quello principale è di una esasperata concezione dell’accentramento del potere, anche se ciò è dovuto al fatto che ha dovuto scalare tutti i gradini del successo, uno per uno, senza salti in avanti e senza passi indietro. Arrivato a Salerno dalla vicina Calabria capì subito che gli spazi imprenditoriali su cui lanciarsi erano tantissimi; iniziò con i collegi per studentesse, poi intuì che doveva trasformare la sua attività per andare ad occupare una fetta importante della sanità privata. Ma non si è fermato solo a raccogliere spazi, clientela e soldi; ha investito, reinvestito e convertito facendo delle sue aziende (dalla sanità, all’edilizia, alla costruzione delle barche, alla televisione) un fiore all’occhiello dell’intera comunità. Ha dispensato a piene mani posti di lavoro, ha sponsorizzato campagne elettorali, ha inondato istituzioni e persone di attenzioni particolari, ma ha studiato tanto. E’ praticamente diventato, negli anni, il massimo esperto di tutta la normativa provinciale, regionale e nazionale che regola il complesso mondo della sanità privata attraverso la stipula di “convenzioni” tra pubblico e privato che reggono ancora oggi al peso del tempo. E’ stato continuamente avversato sia dall’Asl che dall’Agenzia delle Entrate, riesce a reggere lo scontro solo in forza della sua grande abilità strategica. Epico quello del 1993 contro l’agenzia delle entrate, scontro che portò addirittura la magistratura a chiedere il suo arresto per poi assolverlo con formula piena. In ogni occasione ha sempre tirato fuori dal cilindro della sua esperienza la risorsa vincente, per Lui non è stato certo difficile, Lui è l’uomo dalle mille risorse. Stiano attenti tutti, dunque, dai sindacalisti ai lavoratori, dall’agenzia delle entrate ad Equitalia Sud; batttere Leonardo Calabrese non è affatto facile.
direttore: Aldo Bianchini