PADULA – Nell’attesa di mercoledì 17 giugno 2015, momento in cui undici personaggi di Padula si troveranno al cospetto del GUP presso il tribunale di Lagonegro, è necessario capire da chi e come è nata l’inchiesta giudiziaria che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio. L’ho già detto e lo ripeto che potrei tranquillamente pubblicare tutti e undici i nomi degli indagati (alcuni giornali lo hanno anche fatto) perché la richiesta è di per se un atto pubblico e quindi non ci sarebbe alcuna violazione della privacy; non lo faccio perché a me interessa la sostanza delle inchieste, non la semplice elencazione di nomi e cognomi. Dunque l’inchiesta è nata innanzitutto per le rivelazioni, assai scottanti, fatte da un imprenditore-commerciante di Padula che per comodità ho chiamato “Ignoto/1”; rivelazioni assunte dal PM Carlo Rinaldi (ora a Salerno) a dichiarazioni scritte che sono tutte agli atti del fascicolo giudiziario. Oltretutto “Ignoto/1” ha ripreso e descritto tutte le rivelazioni nel contesto di una “memoria” anch’essa consegnata agli atti della Procura di Lagonegro. Non solo, l’imprenditore-commerciante mi ha inviato una lunga lettera per indicarmi i passaggi salienti delle sue rivelazioni; tra l’altro ha scritto: “… colgo l’occasione per fare chiarezza circa l’azione forte che sono stato costretto ad adottare nei confronti di un sistema infido, e non come può sembrare nei confronti del singolo cittadino, per dimostrare come le norme urbanistiche/edilizie vengano interpretate diversamente da parte della P.A. PADULESE, la quale, in ossequio al principio di imparzialità, dovrebbe attribuire alle persone lo stesso peso e adottare nei confronti delle situazioni considerate lo stesso metro di misura … Premetto di non essere un tecnico, né tantomeno un esperto di questa materia, ma negli ultimi anni, a causa del travagliato, ostruzionistico e dilatorio iter che la suddetta pratica di variante urbanistica interessante la mia società ha dovuto subire, mi sono trovato costretto a tralasciare quello che era il mio lavoro e la mia quotidianità per imbattermi in leggi, testi unici, norme tecniche e piani regolatori; intendo per cui riportare qui soltanto la mia personale esperienza …”. L’imprenditore “Ignoto/1” prosegue poi con una descrizione abbastanza precisa di tutti i passaggi legislativi in materia edilizia partendo addirittura dal 1942 con la Legge urbanistica n. 1150 per arrivare al DPR n. 160/2010 che in pratica ha scavalcato la legge regionale in base alla quale le amministrazioni comunali con potenziali grandi attrattori turistici potevano rilasciare permessi di costruzione in difformità delle leggi vigenti, cosa che è accaduta a Padula. E qui “Ignoto/1” da fondo allo zoccolo duro delle sue accuse: “… Sprezzanti delle leggi, degli strumenti urbanistici con annessi e connessi standard e parametri, sdegnosi di quei principi di imparzialità, di buon andamento, correttezza e trasparenza che dovrebbero essere i principi ispiratori dell’agire della pubblica amministrazione, tecnici, amministratori, funzionari e responsabili degli uffici comunali di Padula, non hanno voluto e continuano a non voler esaminare tutte le pratiche presentate dai cittadini, con la stessa “lente di ingrandimento”, facendo così del piano regolatore e degli standard urbanistici-edilizi uno strumento da utilizzare a loro piacimento, da derogare caso per caso a seconda della pratica da istruire, interpretando i suddetti standard in modo LIMITATIVO nei confronti di qualcuno ed ESTENSIVO (o per meglio dire, nel totale disprezzo e nella non curanza di tali parametri) per altri …”. Ma non si ferma e attacca decisamente anche sul piano personale: “… Suscettibile di interesse e di dubbi risulta essere la vicenda di un professionista molto vicino all’amministrazione comunale di Padula (omissis), che rientra tra le undici persone imputate di cui sopra, per le quali è stato richiesto il rinvio a giudizio, che vanta di essere stato lui stesso, unitamente ad altro collega a redigere il Piano Regolatore di Padula. Ciò che di questa incresciosa situazione suscita maggiore scalpore ed incertezza è il fatto che un “pianificatore del territorio”( omissis. )”, a distanza di qualche anno, ha ricoperto prima il ruolo di progettista nonché direttore dei lavori di un’opera ancora oggi sottoposta a sequestro preventivo da parte della Magistratura (in quanto, in contrasto con le norme tecniche dello stesso strumento urbanistico in vigore, da lui stesso redatto), e attualmente quello di responsabile dell’area tecnica del Comune di Padula, dopo che l’allora dirigente fu sollevato dal proprio incarico (in quanto fastidioso per qualcuno) e che altri due responsabili si sono succeduti a quest’ultimo in un lasso di tempo brevissimo …”. Ma l’attacco più duro Ignoto/1 lo riserva all’A.C. di Padula scrivendo: “… Ritornando al caso di specie, la “pubblica amministrazione Padulese” ha posto in essere contrariamente a quanto è avvenuto per altre pratiche di variante urbanistica ( mutamento della destinazione urbanistica da zona omogenea “Es” agricola speciale a “zona D-sottozona D2”) istruite dalla medesima, una serie di atti e comportamenti illegittimi e mendaci finalizzati a dilatare sine die i tempi utili a tale procedura, nonostante fosse intervenuto il parere favorevole di tutti gli enti coinvolti, addirittura interpretando in modo ostativo le prescrizioni della Soprintendenza, alla stregua di un atto di diniego, laddove in realtà trattavasi di mero “invito”, così come statuito anche dal TAR Campania -sez. staccata di Salerno e dal Consiglio di Stato; possiamo quindi dire in definitiva che scopo ultimo dell’amministrazione comunale era quello di far ricadere la procedura interamente sotto la sopravvenuta e più restrittiva disciplina dettata dal D.p.r. n.160/2010, nel frattempo entrata in vigore in sostituzione del D.p.r. n.447/1998, la quale non consentiva il ricorso alla procedura di variante urbanistica per le medie e grandi strutture di vendita, tra cui rientrava l’intervento richiesto, arrecando dolosamente, per l’inutile ed illegittimo ritardo un pregiudizio alla mia attività. Tutto ciò potrebbe apparire surreale, invece è soltanto uno spaccato di pessima amministrazione …”. Tralascio tutto il resto che, comunque, è stato preso pari pari dalla procura della Repubblica di Lagonegro e fatto proprio, tanto è vero che nella richiesta di rinvio a giudizio (come già scritto nel precedente articolo del 7 marzo 2015 si arriva anche ad ipotizzare uno scambio di tangenti tra un imprenditore e un funzionario del Comune che così viene sinteticamente descritto: “richiedeva espressamente la somma di 20-30mila euro per fare regali ai funzionari che avrebbero dovuto esaminare la pratica”. E’ soltanto il caso di ribadire che la vicenda è tutta avvolta da un filo misterioso in quanto non si riesce a capire perchè, se davvero sono esistite le tangenti, non siano scattate le manette e perché il presunto tangentista non abbia denunciato l’accusatore. Un fatto è certo, la Procura almeno nel suo immaginario ha dato corpo alle rivelazioni di “Ignoto/1” che a mio avviso, ripeto ancora una volta, non trovano radicamento negli atti processuali, almeno negli atti resi noti dagli stessi inquirenti. Sarà necessario, quindi, aspettare l’udienza preliminare davanti al GUP fissata per il 17 giugno prossimo.
direttore: Aldo Bianchini