Aldo Bianchini
SALERNO – Sembra quasi incredibile ma tutti, o quasi, i casi di “presunte false invalidità” presi a fondamenta delle accuse risulterebbero assolutamente cristallini; anzi in alcuni particolari si va anche al di là della legittima operatività della “commissione di valutazione”; si proprio quella finita sotto brutale inchiesta perché ritenuta dagli inquirenti fortemente influenzata dal “potere politico e personale” del dr. Giovanni Baldi, consigliere regionale uscente. Nell’ultima puntata di questa triste vicenda vi ho parlato della sovrapposizione dei due nomi principali dell’inchiesta ridefinendoli per quelli che realmente sono: H. N. e E. M.; e qui occorre un’altra precisazione, cioè che entrambi i casi sono approdati in Cassazione e per entrambi la Suprema Corte ha dato praticamente ragione alla Commissione Medica ed al suo comportamento. Sembra incredibile ma è così. E allora viene spontaneo chiedere che cosa ha mai raccontato E. M. (il grande confessore-accusatore) agli inquirenti, come ha fatto ad inventare di sana pianta dubbi e sospetti che hanno portato alla clamorosa decisione degli arresti ? E ancora: come è possibile che degli inquirenti accorti e navigati possano cadere in una simile trappola abilmente tesa da due (forse !!) personaggi ancora avvolti dal mistero (ma non tanto !!) che una sera invitarono a cena quello che poi sarebbe diventato “la gola profonda” dell’inchiesta ? Ma andiamo avanti, e per ordine, incominciando ad analizzare il caso di E. M. che per comodità chiamerò Emilia. Dalle intercettazioni telefoniche risulta che realmente l’on. Giovanni Baldi ha chiamato al telefono il presidente della Commissione Medica (M.S.) per dirgli pressappoco così: “Caro M. la tua commissione dovrà valutare la pratica della sig.ra Emilia, è un caso davvero disperato, è portatrice di una sclerosi multipla, cerca di dare una valutazione serena ed obiettiva”. Mi chiedo: se un politico muovendosi sul filo della legalità non può fare neppure questo, che cosa deve fare ? Comunque sia la pratica di Emilia giunge sul tavolo della Commissione Medica e dai carteggi risulta che è portatrice di una invalidità del 67% che le è stata assegnata da precedenti valutazioni. Ebbene la Commissione dopo attento esame di tutto il carteggio fissa l’invalidità nella misura del 50% abbattendola di ben 17 punti rispetto alla scala di valutazione denominata EDSS che viene anche confermata dall’INPS. Il perché di questa evidente e differente valutazione è da ricercare soltanto nelle fasi altalenanti della malattia (sclerosi multipla) che seppure in un crescendo naturale evidenzia della fasi di regresso e di ripresa psicofisica; e la malattia di Emilia è agli inizi. Questo per quanto riguarda il caso di Emilia che già di per se la dice lunga sulla concreta validità dell’impianto accusatorio. Ma l’altro caso, quello relativo ad H. N. (che per comodità chiamerò Helga) è davvero allucinante. La pratica di Helga giunge sul tavolo della Commissione Medica (presieduta sempre da M.S.) con un giudizio pregresso di “s.m. con accompagnamento” per una malattia (sclerosi multipla); quindi al momento dell’esame da parte della Commissione la sig.ra Helga era titolare di un trattamento pensionistico con l’aggiunta dell’accompagnamento. La Commissione riduce drasticamente la valutazione abbassandola al 75% (con diritto soltanto ad un minimo trattamento pensionistico) senza accompagnamento. La pratica viene avviata all’INPS che conferma la valutazione della Commissione. E qui c’è un’altra intercettazione telefonica tra l’on. Baldi e il medico dirigente dell’INPS (F.R.) che suona pressappoco così: “Caro Francesco, ti ringrazio del giudizio che almeno in parte tampona e ferma nel tempo la valutazione che garantisce comunque il trattamento pensionistico”. Ma scatta l’inchiesta giudiziaria che sospende la decisione della Commissione e dell’Inps e blocca il trattamento pensionistico; la Procura ipotizza un sistema corruttivo tendente a preordinare le visite mediche al fine di concedere pensioni inesistenti. Il caso approda in Cassazione e grazie all’assistenza dell’avvocatessa Francesca Brunetto, dopo due anni di battaglia, viene pienamente riconosciuto il corretto operato della Commissione e restituita ad Helga la pensione. Ma ci sono altri casi che analizzeremo nelle prossime puntate.
direttore: Aldo Bianchini
Gentile Direttore,
cosa dire,cosa fare,cosa pensare?
Sono un collega di quei poveri scafessi che sono stati chiamati a rispondere di tutto e per tutti.Un amico di più di uno di essi,quindi dovrei essere non credibile, di parte, ma mi creda , in questa storia e non per partigianeria ,è semplice schierarsi dalla parte dei colleghi che già hanno pagato un prezzo altissimo.
All’inizio ,confesso il mio peccato, sono rimasto di stucco, poi un po’ leggendovi, un po’ parlando mi sono convinto che su questa storia,a ragion vedute , si è esagerato.
Per l’amor di Dio, i Signori Giudici avranno sicuramente le loro ottime ragioni, frutto di un articolato ragionamento,di approfondite indagini (lo spero) ma non possono negarci il fatto di esprimere qualche dubbio….una riserva,nulla di più.
La storia di quei poveri professionisti trattati come pericolosissimi delinquenti ,grazie a Voi,al vostro giornale,la conosciamo tutti.
Come si sia potuto arrivare ad una azione così energica ( a quindici giorni dalla chiusura delle commissioni invalidi civili di prima istanza, per Legge, con il passaggio di tutte le procedure all’INPS), e cioè la richiesta di arresto in carcere,sono storie e verità che conosce solo la magistratura inquirente (che ribadisco non emendiamo o contestiamo).
L’onore e la dignità restituita alle due invalide non aggiunge niente al fatto che probabilmente le indagini svolte, furono,forse, svolte a senso unico, a caccia delle streghe e in modo superficiale , dando credito,forse” a testimoni “interessati” e a periti “di parte goliardica”.
E’ vero, non si può privare il giudice della scienza e dei suoi risultati per approssimarsi a quella nozione di verità (relativa),che costituisce il presupposto necessario per l’emissione di decisioni avvertite come giuste dal corpo sociale .
Il giudice non deve sostituirsi al perito d’ufficio, soggetto dotato di più di ogni altro di competenza tecnica ( ma c’era questa competenza tecnica?), ma deve limitarsi al solo compito di verifica che ”abbia svolto diligentemente il ruolo affidatogli”.Nel caso in esame il perito è stato lui stesso oggetto di un avviso di garanzia ( non della richiesta dell’arresto) e questo è un fatto storico.
Sempre in base a quello che di volta in volta ho letto, mentre per gli indiziati di serie “B” non vi fu nessuna pietà se non la ragionevolezza di un imparziale GIP, per un perito Ausiliario di P.G., reo confesso, si ricorse , senza mezzi termini ai “guanti gialli”:bastava l’avviso di garanzia, cosa,invece, non ritenuta sufficiente per i componenti della “banda” ( altrimenti come si riempivano i giornali, si scomodavano tutte le televisioni……….i falsi invalidi…….il voto di scambio). Il solo emblematico episodio del fantomatico accompagnamento della “suora” avrebbe dovuto aprire la mente a tutti, ma non è stato così,peccato. C’era il “politico” in mezzo,quindi, si doveva dare fiato alle trombe. Ma il politico era anche medico, ma questo è stato ritenuto,non si sa perché, ancora più negativo dai signori giudici.
Risparmio tempo sulla nozione di segnalazione e/o raccomandazione e se è reato.
Se il Giudice è “un non-scienziato chiamato a risolvere problemi scientifici di cui non può cogliere sino in fondo la complessità e le implicazioni e che ,chiaramente non dovrebbe,digiuno della specifica cultura scientifica,esprimere un giudizio più affidabile di quello di un esperto” è altrettanto vero però che il controllo del giudice, al di là dello ormai stereotipato ,peritus peritorum, non può limitarsi alla sola circostanza sul se il perito è stato più o meno diligente ma se anche e soprattutto risulti convincente e fondata la tesi prospettata e ciò anche attraverso un’attenta verifica, di “garanzie di competenza e imparzialità” .
Alla luce del dovuto avviso di garanzia inviato al perito ,fatto meritorio del Giudice, ma questo perito, queste benedette garanzie di competenza e imparzialità le garantiva?Si o no?
Certo, quando il giudice si è accorto (fortunatamente e onestamente) in che mani aveva affidato un compito così delicato l’ha rimosso subito e nominato un altro perito,giustamente per non inficiare tutte le indagini fino a quel punto svolte.
Ma chi può escludere che il secondo perito non si sia mosso sulla falsa riga del primo?
Giustamente il Signor Giudice ha fatto quello che ha fatto per allontanare dal cammino verso l’accertamento della verità la “scienza spazzatura” o la “frode scientifica” (il primo perito…..quello della suora, delle due invalide giunte in Cassazione, quello a cui ha mandato un avviso di garanzia,sic !,solo quello).Ma non ha approfondito come si doveva la materia.
Il processo,se nascerà, quando nascerà (mi auguro di sì, per la verità), nascerà, vivrà e forse morirà nel dubbio. Le esagerazioni sulle misure cautelari richieste (secondo il personale punto di vista, sicuramente opinabile) e il tritacarne mediatico innescato all’epoca delle conferenze stampa, resteranno indelebili.
Questo processo ,forse (il forse è d’obbligo) ,sarà dissolto solo quando si riuscirà ad alzare il velo e sotto, come credo, non troveranno niente ,insomma, proprio niente………..Suore a cui non è stato dato mai l’accompagnamento, false invalide malate di sclerosi multipla che per vedersi riconosciute invalide hanno dovuto aspettare la Cassazione, simulatori ( con certificazioni mediche,quelle si veramente false) che hanno fatto fessi i medici di prima istanza e quelli dell’INPS ,poi ci sono i portatori di malattia neoplastica la cui valutazione è francamente difficile (se non fosse riconosciuta discrezionalità valutativa in quest’ambito, entro chiaramente certi limiti invalicabili, nelle commissioni non sarebbero stati chiamati ad esprimersi con un parere, medici…..sarebbero bastati semplici ragionieri(1+1=2) .Per chi non lo sa , e solo per loro, preciso che le Tabelle Valutative sono del 1992 e sono “indicative” e non categoriche e non esprimono nessuna indicazione sul margine temporale del “quando” possa essere fissata una eventuale visita di revisione, e ,a prescindere da questo ,dal gennaio 2010, l’INPS non poteva avvalersi della formula “silenzio assenso”,trascorsi i famosi 60 giorni, doveva esprimere per forza un giudizio nel merito. O concordava o convocava a visita immediatamente il “caso dubbio” dove credeva che vi erano giudizi ipotrofici (mai) o ipertrofici (sempre).
Cosa sia successo veramente lo sa solo l’autorità inquirente. Ancora CTU “allegri”. Valutazioni fatte in commissione dal primo CTU (non chiamato a risponderne), confermate dalla commissione di “delinquenti” (che ne dovranno rispondere), avallate dalle commissioni medico-legali dell’INPS ( tutti graziati).Può esserci qualche legittimo dubbio? Certo non sappiamo i fatti veramente come sono andati, ma sulle indiscrezioni che di volta in volta sono venute fuori su questo foglio,piccolo e grande allo stesso tempo, più che un dubbio c’è ne sarebbero 1000. Il foglio è piccolo, quindi è garanzia di non avere interessi da difendere ed è grande per il coraggio delle cose che scrive.
Nel ricordare il pensiero di un “grande Maestro del pensiero liberale italiano e, soprattutto, di uno dei <> del moderno diritto penale, sostanziale e processuale”, Francesco Callari annota che Girolamo Bellavista “mise in rilievo la inevitabile <> del processo penale,non soltanto in considerazione degli interessi superiori che vi sono coinvolti (l’onore, la libertà, la vita) ma, soprattutto, per la situazione di intrinseca e composita incertezza che l’urto di differenti posizioni dialettiche determina nella coscienza del giudice, ed in quella sociale”.
Spero che i Giudici che valuteranno questa causa ,leggeranno le carte, valuteranno senza pregiudizi,
aspetteranno il parere di periti “terzi” degni di questo nome .Me lo auguro di cuore sia per i miei amici che sono sconvolti, sia per la Giustizia, che credo, fermamente che esiste,”oltre ogni ragionevole dubbio.Buon lavoro.