Aldo Bianchini
VALLO di DIANO – Questo di oggi poteva essere un validissimo argomento per un esame approfondito da parte dei “liberi pensatori” momentaneamente a riposo nell’attesa del mio ritorno sulla scena pubblica valdianese. Da diversi mesi bisogna provvedere alla nomina del nuovo presidente del Parco Nazionale del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni (PNCVDA) ma la politica si è impantanata nelle sue stesse sabbie mobili e giustamente Dario Vassallo (fratello del sindaco pescatore) grida contro lo sciacallaggio dei “politici pronti a prostituirsi” per ottenere la presidenza. Negli ultimi tempi si era affacciato il nominativo del sindaco di Sassano, Tommaso Pellegrino, ma sembra che la sua candidatura avanzata dai vertici provinciali del PD non abbia trovato pieno sostegno nel PD valdianese (un PD che nel Vallo di Diano governa la quasi totalità dei paesi rientranti in quel territorio). Insomma ancora una volta si appalesa l’insipienza della politica locale che pur di non riconoscere una leader-schip certa e visibile ci mette tutto l’impegno possibile per stroncare ogni velleità di ripresa del territorio valdianese a tutto vantaggio di altre realtà territoriali. Questa specie di auto castrazione viene da molto lontano e la colpa di quanto accade ogni volta è, a mio avviso, da ascrivere a quei pochi personaggi del passato (Enrico Quaranta, Gerardo Ritorto, Domenico Pica, ecc.) che non hanno saputo creare e lasciare in dotazione al comprensorio i personaggi che avrebbero dovuto nel tempo, e per ragioni di tempo, sostituirli nel governo della cosa pubblica. Gli anni si sono accavallati agli anni ma la storia non è mai cambiata ed ogni qualvolta un personaggio è emerso quel tanto da farsi notare è stato subito affossato da tutti gli altri che, nel tempo, hanno sempre ritenuto di essere singolarmente i depositari delle leve di comando lasciate dai capi degli anni settanta e ottanta. Così facendo i vari sindaci, i vari presidenti, i vari assessori ed anche semplici consiglieri comunali hanno prodotto un danno gravissimo ed irreversibile per tutto il territorio che loro dicono (soltanto a chiacchiere !!) di amare e di voler governare e rilanciare; e questo, ripeto, sempre e solo a vantaggio delle realtà che fanno capo sia a Vallo della Lucania che a Sapri. In realtà la mancanza di lungimiranza politica di quegli uomini del passato ha generato soltanto figli insani che non hanno saputo gestire quella preziosa eredità. Ebbene da qualche anno a questa parte si è affacciato sulla scena politica del Vallo di Diano un personaggio giovane, fresco e ben presentabile; puntualmente le sue iniziative vengono repentinamente combattute nel tentativo di far rientrare nei ranghi colui il quale potrebbe svettare a livello locale, regionale e nazionale. Conosco tutti i sindaci del Vallo di Diano, conosco vari presidenti (Comunità Montana, Consorzi, ecc.), conosco molti assessori e consiglieri comunali e, per quanto mi riguarda, non c’è neppure uno capace di potersi confrontare sul piano dialettico e politico con Tommaso Pellegrino; la distanza è incolmabile ma non viene riconosciuta come normalmente avviene in ogni altro contesto territoriale. Non ho particolari motivazioni pro-Pellegrino e neppure contro gli altri, faccio soltanto l’analisi dei fatti, ma l’evidenza è evidenza e andrebbe pure riconosciuta, senza nulla togliere a tutti gli altri. Se non si riesce a capire questo è ovvio che il territorio avrà sempre la peggio rispetto ad altre realtà. Nel primo anno del sindacato di Pellegrino (correva l’anno 2010) nel Vallo cominciò a serpeggiare il rischio della chiusura del tribunale; Pellegrino cercò di assumere la leader-schip di quella che doveva essere una cordata generale contro la Provincia, la Regione e il Governo centrale; venne subito costretto a fare un rapido dietrofront e sappiamo tutti come è andata a finire. In pratica i suoi amici-nemici di partito gli hanno concesso soltanto la presidenza del Collegio dei Sindaci del Distretto Sanitario, un organismo che vale quanto il due di coppe in una briscola a denari. Finanche nella lotta contro l’abbandono di animali (cavalli e mucche) allo stato brado la sua presenza pregnante è stata osteggiata da tantissimi che di giorno facevano la tela e di notte la disfacevano. Per carità, sarà anche colpa di Tommaso Pellegrino e del suo carattere esuberante (mai oltre le righe della sana educazione) ma l’invidia delle ineccellenze valdianesi è palese ed è sotto gli occhi di tutti. Del resto anche nella scelta del candidato unico del PD valdianese per le imminenti Regionali i plenipotenziari territoriali si sono distinti: di giorno hanno scelto Donato Pica e di notte ognuno di loro ha promesso i propri voti ad altri concorrenti. Per il momento, dunque, il Parco Nazionale rimane nelle mani sicure del commissario Amilcare Troiano che è giunto alla terza proroga consecutiva, con la speranza che dopo le elezioni il ministro Galletti si decida a decidere, checché ne dica oggi il governatore Caldoro e/o il suo successore di domani.
direttore: Aldo Bianchini
caro direttore,
mi permetto di precisare che il pd del Vallo di Diano all’unisono con forza e determinazione ha sostenuto, sostiene e sosterrà la candidatura di Tommaso Pellegrino alla presidenza del parco.
gli ostacoli ed i veti sulla candidatura di Pellegrino se provengono dal pd, non certo possono essere imputabili al pd locale ma ad altri esponenti appartenenti ad altri territori.
a rafforzare quanto affermato, ieri pomeriggio il presidente della comunità montana mi ha raggiunto personalmente per esprimere la sua contrarietà insieme al consigliere provinciale della mancata nomina di pellegrino.
noi non molleremo e continueremo a lottare con forza affinchè pellegrino venga nominato presidente del parco, avendo tutte le carte in regola per svolgere questo ruolo prestigioso ed anche un riconoscimento per il territorio.
con stima
il coordinatore pd vallo di diano
mimmo cartolano