Di Michele Ingenito
U.S.A. – L’orrenda esecuzione di Mr Scott, che aveva il torto di essere ‘nero’, ha messo in ginocchio l’immagine della polizia americana, tanto decantata nei telefilm proiettati quotidianamente sugli schermi televisivi di mezzo mondo.
Molti giornali, come di consueto, hanno riportato nei titoli la parola ‘giustiziato’, riferita alla povera vittima.
Più o meno qualcosa come “giustiziato un americano innocente!”
Beh, a giudicare dalla stampa di lingua inglese nel mondo, titoli analoghi seguiti al terribile episodio di criminalità interna al mondo di chi il crimine combatte tutti i giorni, sono seguiti a bizzeffe.
Ora, se c’è una parola veramente impropria nel richiamare le conseguenze di omicidi, uccisioni arbitrarie, assassinii di gente inerme da parte di criminali di ogni età, razza e provenienza, è proprio il verbo ‘giustiziare’.
‘Giustiziare’ vuol dire fare giustizia, eseguire, cioè, un provvedimento di condanna per morte nei confronti di si è macchiato pesantemente dinanzi alla legge. E, pertanto, ai sensi di quelle leggi, il condannato viene ucciso, cioè ‘giustiziato’. Non è, la nostra, ovviamente, una presa di posizione a favore della pena di morte, bensì di un uso corretto del linguaggio.
Nel caso del poliziotto americano (Mr Thomas Slager), probabilmente ‘educato’ e ‘tranquillizzato’ dalle tante esperienze andate sempre in porto ai propri colleghi di corpo incanagliti dalla certezza di farla franca, e purtroppo a ragione finora, l’uccisione a sangue freddo del povero Mr Scott (leggi Walter Lamer) è stato un crimine bello e buono: a sangue freddo, cinico, perverso come la sua coscienza. Lui non ha ‘giustiziato’ proprio nessuno. Lui ha assassinato un proprio simile punto e basta; americano come lui (ma, guarda caso di colore!!), USATO e convinto a darsela a gambe come un JET, pur di togliersi dai piedi.
Al poliziotto-assassino non auguriamo, certo, di finire sulla sedia elettrica, per quanto la rischi seriamente in un Paese che vive di immagine (il che non gioca certo a suo favore), a margine di una sentenza ove passata in giudicato. Ma, se malauguratamente per lui, ciò dovesse accadere (e non glielo auguriamo), in quel caso, solo in quel caso, quegli stessi quotidiani potrebbero titolare: “Colpevole di omicidio giustiziato”.
Nel caso del poliziotto americano la perdita del posto di lavoro (una decisione certamente ad effetto, tanto per calmare l’opinione pubblica di colore ovviamente inferocita e pronta a qualche reazione inattesa) è solo un anticipo di quanto purtroppo dovrà subire. Cioè una condanna al carcere assai dura, come è lecito prevedere e, sinceramente, auspicare.
Se no che senso ha bombardare quotidianamente l’opinione pubblica mondiale con la marea di film e telefilm in cui la polizia americana viene additata come esempio di garante della giustizia a tutela del diritto?
direttore: Aldo Bianchini