Aldo Bianchini
SALERNO – Non c’è niente di peggio, nella vita, che finire in galera; ancora più grave quando si finisce dentro senza colpe eccessive, figurarsi poi quando si è o ci si sente del tutto innocenti. Credo che la storia di Giuseppe Amato junior (detto “Peppino junior”) sia catalogabile a metà strada tra il “senza colpe eccessive” e il “del tutto innocenti”. Tenendo ben presente che per “senza colpe eccessive” intendo quella sorta di responsabilità (diretta o indiretta che sia) sicuramente ascrivibile alla persona che nel nostro caso è appunto “Peppino junior”. E’ stato coinvolto, secondo i magistrati a pieno titolo, nello scandalo che ha prodotto il “crac Amato”, una delle industrie più potenti nel settore della pasta alimentare con diramazioni in tutto il mondo. Molto più verosimilmente, secondo me, è stato soltanto un capro-espiatorio che ha pagato inverosimilmente più di tutti gli altri arrestati o indagati, quasi come se lui fosse il “dominus” degli affari gloriosi prima e della decadenza finanziaria poi, ovviamente sempre del pastificio Amato. Il 18 marzo scorso, per nuova violazione degli obblighi e delle prescrizioni giudiziarie (era in libertà vigilata dal 5 dicembre 2014 dopo una lunga parentesi passata a Fuorni), è stato prima fermato dai carabinieri e poi rispedito in carcere. Sinceramente non so quanto sia giusto detto provvedimento dell’autorità giudiziaria ma il fatto è questo; ora ci saranno nuove schermaglie legali anche se il problema è pesantissimo: Peppino junior di nuovo dietro le sbarre, un fatto che non ha nulla a che vedere con le prescrizioni e gli obblighi che comunque consentono ai destinatari una certa libertà di movimento e anche di azione. L’ho scritto anche l’altro giorno: ho sempre avuto la sensazione che Peppino junior sappia più di quello che ha già dichiarato (quasi niente sul piano accusatorio e probatorio !!) e che potrebbe da un momento all’altro esplodere facendo deflagare una città intera con ripercussioni anche sull’imminente campagna elettorale. Forse, e lo dico con un pizzico di malcelata cattiveria, questo i magistrati lo sanno ed hanno approfittato del “vizietto” di Peppino junior (violare costantemente le regole !! una violazione insita nel personaggio e in quella grande famiglia che per oltre cento anni ha rappresentato la punta di diamante di quella che spesso amo definire la “casta proletaria”) per cercare di scardinare la sua tenace silenziosità con la restrizione in carcere. Insomma quasi un piccolo capolavoro psicologico dei magistrati che indagano sul “crac Amato” per venire a capo di uno dei misteri più complessi della storia giudiziaria del nostro distretto, misteri nei quali tutti sono immersi fino al collo e tutti si dichiarano innocenti o estranei anche in presenza della fine acclarata di uno dei santuari dell’imprenditoria locale e nazionale che aveva addirittura portato la “Pasta Amato” a sponsorizzare la nazionale italiana di calcio all’epoca dei vittoriosi mondiali del 2006 e quelli più sfortunati del 2010. La tragedia personale di Peppino junior era durata ben 21 mesi e sembrava definitivamente finita la mattina del 5 dicembre 2014 quando era uscito dal carcere per ricongiungersi alla sua famiglia per le festività natalizie e di fine anno. La storia, però, adesso si ripete e molto verosimilmente avrà anche delle conseguenze almeno sul piano strettamente psicologico per non dire (come credo !!) sul piano squisitamente politico e di assetto dei poteri nella nostra città e non solo. Sincerità per sincerità, se io fossi nei panni di Peppino junior e sapessi qualcosa di importante non esiterei a chiamare ognuno alle proprie responsabilità; un atto che assolutamente non può e non deve essere scambiato per vigliaccheria nella vita di un uomo, perché è sempre giusto che gli uomini di potere paghino per quello che hanno commesso, se lo hanno commesso, mentre non è giusto che a nome di tutti paghi uno soltanto in una storia lunga e complicata come quella del “crac Amato” che sicuramente non è finita qui e ci riserverà chissà quante al tre sorprese.
direttore: Aldo Bianchini