Giovanna NADDEO
Continua la lunga e faticosa guerra degli “idonei” della scuola, ossia i docenti che hanno superato il concorso a cattedra bandito nel 2012 e sono stati inseriti tra il 2013 e il 2014 a pieno titolo nelle famose Graduatorie di Merito; esse, secondo la legge, dovrebbero avere durata almeno triennale, ma il Premier Renzi minaccia di annullarle nel corso dell’anno, con un enorme spreco di professionalità e risorse pubbliche.
Dunque questi 7mila docenti sparsi per tutta la penisola hanno affrontato uno dei concorsi più selettivi della storia della scuola (solo il 6% dei candidati lo ha superato), lo hanno vinto, ma l’attuale Governo, nonostante la promessa contenuta nella Buona Scuola di risolvere al più presto il problema del precariato valorizzando il merito, improvvisamente ha deciso che per loro non c’è più posto in cattedra.
Eppure essi nel corso dei mesi passati avevano ricevuto rassicurazioni in tal senso più e più volte, sia direttamente dal Ministro Giannini in risposta alle interpellanze parlamentari dell’On. Di Lello, sia tramite le parole del capo di Gabinetto Alessandro Fusacchia. Dunque anche questa volta la classe politica delude i propri cittadini non mantenendo le promesse fatte. E noi ancora una volta ci chiediamo: che fine ha fatto il merito?
Nella conferenza stampa dello scorso 12 marzo 2015, immediatamente successiva al Consiglio dei Ministri che ha varato il ddl, il Presidente del Consiglio ha liquidato la questione con una battuta: “Gli idonei non sono vincitori, altrimenti non si chiamerebbero “idonei”.
Ed è proprio in questo che Matteo Renzi commette un grave errore, perché il Testo Unico della scuola non fa alcuna differenza tra “vincitori” e “idonei”, ma parla semplicemente di docenti collocati in Graduatorie di Merito. Dunque gli “idonei” nella scuola non esistono, esistono solo i docenti che hanno superato un concorso e che, in base allo scorrimento delle graduatorie, aspettano la giusta collocazione in servizio (cosa peraltro ribadita da un decreto del 2014 a firma proprio del ministro Giannini). Parlare quindi di “idonei” come di docenti non vincitori significa paragonarli a chi un concorso non lo ha superato e ciò, in un Paese che dice di puntare al merito, suona alquanto strano e stridente.
Ed allora, ci chiediamo, dov’è finita la meritocrazia renziana?