Mastrolindo/4: truffa Inps … è voto di scambio ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Quando parlo o, meglio, quando scrivo di “cronaca giudiziaria” desidererei ricevere dai miei tanti interlocutori maggiore rispetto, non perché io sia l’unico depositario di verità che non esistono ma soltanto perché il mio lungo curriculum giornalistico è portatore di una grossa esperienza maturata sul campo. Su questa benedetta vicenda della cosiddetta “truffa all’Inps di Nocera Inferiore” denominata inizialmente “Mastrolindo” (nome che evoca il prodotto liquido occorrente per le pulizie !!) ho scritto molto poco per due motivi: in primo luogo perché tocca un territorio particolare, molto particolare, e già colpito da tantissime altre vicende giudiziarie; in secondo luogo perché per vari decenni ho svolto l’attività di “ispettore di vigilanza” dell’Inail. L’ultima volta che ho scritto su questa vicenda risale al 19 febbraio 2013 (un articolo poi ospitato anche da Cronache del Salernitano) quando dedicai un approfondimento non specificamente alla cronaca spicciola dei fatti giudiziari di quei giorni ma più in generale al cosiddetto “sistema previdenziale di potere politico con connessioni malavitose” che stava pervadendo l’intero agro nocerino-sarnese e che il valente pm Roberto Lenza stava mettendo a nudo in tutte le sue inquietanti sfaccettature. Un sistema che, badate bene, conosco benissimo per essere stato (come dicevo prima) per oltre trent’anni una parte attiva dello stesso; un sistema che può conoscere soltanto chi opera sul campo giorno dopo giorno; un sistema perverso che spesso si è incartato su stesso esplodendo in clamorose inchieste giudiziarie. Ritorno sull’argomento perché in questi giorni sono stati perquisiti gli studi e gli uffici di diversi personaggi “attenzionati” dagli inquirenti e i giornali si sono divertiti a pubblicare elenchi e contro elenchi di tutti i personaggi sottoposti ad indagini. Ma questo modo di fare giornalismo a me non piace e prima di andare avanti intendo precisare il mio pensiero in merito agli “attenzionamenti” delle varie Procure per dire che sono meno di niente e che un soggetto attenzionato non è assolutamente ancora colpevole di nulla. Non so in quanti ricordano che la prima grande esplosione giudiziaria del “sistema previdenziale” è stata registrata, in provincia di Salerno, agli inizi degli anni ’60 quando per le stesse ragioni di oggi vennero coinvolti e travolti funzionari dell’Inps, dell’Ispettorato del Lavoro, dei Patronati e di alcuni prestigiosi studi di consulenza del lavoro; una esplosione giudiziaria che fece tremare le vene e i polsi di tantissima gente e che garantì, comunque, una certa discontinuità del fenomeno che per altri versi ha continuato ad esistere ed a proliferare tranquillamente. Da allora gli scandali si sono alternati con cadenza ciclica ed inquietante fino a pochi anni fa quando del fenomeno si interessò, per la prima volta, la Procura Antimafia con  il pm Antonio Centore che, solo casualmente, ha un fratello ispettore del lavoro. Due anni fa, all’indomani del mio articolo, mi sarei aspettato che qualcuno si fosse interessato (oltre agli inquirenti !!) seriamente del problema che esponevo con molta chiarezza anche soltanto al fine di capire la peculiarità, la qualità e l’estensione del fenomeno che non riguarda solo e soltanto Pagani o l’agro nocerino-sarnese ma l’intera provincia di Salerno. Nell’articolo di due anni fa mettevo in buona evidenza le radici del fenomeno e, andando oltre le righe (direbbe qualcuno !!), segnalavo in primo luogo che il problema delle false assunzioni (con ripercussioni sulle maternità e sulle disoccupazioni) interessava tutto il territorio provinciale attraverso un dedalo inestricabile ma visibile di “orticelli di potere” che funzionari di vario ordine e grado hanno costruito e fatto crescere nel tempo; orticelli che si annidano in ogni Ente Previdenziale ed in ogni Organo di controllo e che inevitabilmente portano a simili derive di illegalità. Ma c’è di più, questi orticelli di potere molto simili a vere e proprie lobbies gestiscono un potere esterno immenso che va ben oltre la semplice ipotesi  del supposto “voto di scambio” (patto illecito tra funzionario e cittadino in attesa di un diritto) e tracima spesso nel vero “scambio di interessi tra potere politico e malavitoso”. Ma io, ovviamente, vado oltre e affermo senza tema di essere smentito che nella gran parte dei casi in cui un preposto ad un “servizio pubblico” sale sul palcoscenico della politica c’è comunque almeno la sussistenza di un “vulnus” nella trasparente liceità dei suoi comportamenti. E’ vero che spesso questi comportamenti si estrinsecano nella semplice e benevole cura della “pratica previdenziale”  così come è altrettanto vero che a volte una pratica consegnata alle nove del mattino venga evasa positivamente a mezzogiorno della stessa mattinata. E questo non è accaduto sul pianeta Marte ma nell’Inps di Nocera Inferiore addirittura in prossimità di una competizione elettorale; non invento niente e ricordo solo la cronaca di fatti già accertati dalla magistratura, o ci siamo tutti dimenticati delle perquisizioni nelle sedi di Nocera Inferiore, di Napoli, di Milano e di Roma. A Pagani, ad esempio, tutti sapevano e parlavano apertamente sui marciapiedi infuocati della città di stranezze all’interno dell’ufficio postale che veniva indicato come il terminale di chissà quali affari; possibile che nessuno dei funzionari paganesi e dell’agro (distribuiti tra Inps, Inail, Ispettorato del Lavoro e Patronati) sapessero del chiacchiericcio che ogni giorno si faceva più insistente e sempre più di pubblico dominio ? Così come è impossibile pensare che senza la connivenza di qualche elemento interno, sia agli Enti che all’Ispettorato, un semplice consulente del lavoro possa mettere a regime truffe spaventose con tutti i sistemi telematici posti a protezione delle varie procedure amministrative. Pagani, ad esempio, sembrava essere diventata la città più pulita del pianeta Terra con migliaia e migliaia di assunzioni giornaliere presso fantomatiche imprese di pulizie; insomma se vogliamo far ridere facciamo finta di credere alle favole ben disposti ad indignarci al primo insorgere di sospetti. Su questo giornale lo abbiamo scritto e ripetuto più volte, inutilmente. Con il mio intervento di due anni fa cercai semplicemente di lanciare dei messaggi credendo che potessero essere raccolti  da qualcuno o che potessero servire da insegnamento ad altri. Macchè, niente di niente. E allora provo a ridirlo con estrema franchezza ed anche con un pizzico di brutalità: due figli d’arte sono stati capaci di mandare a carte quarantotto un sistema di potere stratificato e consolidato nel tempo. Il primo figlio d’arte è il pm Roberto Lenza che ha mangiato “pane e previdenza” fin dall’infanzia (il papà era Gerardo noto e storico ispettore del lavoro con il quale ho avuto il piacere e l’onore di lavorare a lungo e dal quale ho appreso anche molte cose positive di quel mestiere). Il secondo figlio d’arte è una giovane consulente del lavoro, Angela Manuela Ventre, arrestata ed immediatamente scagionata da ogni accusa (la mamma, la dott.ssa Landi, è tuttora una indiscutibilmente valida e corretta ispettrice del lavoro con la quale ho parimenti avuto l’onore e il piacere di lavorare in un passato non tanto remoto). A questi due se si aggiunge anche il pm Centore il gioco è fatto. Sia i due pm che la consulente non facevano e non  fanno parte di alcuna lobbies ma hanno conosciuto e conoscono il “sistema” in tutte le sue sfaccettature; per questa ragione hanno fatto e fanno semplicemente il loro dovere di indagare (i primi due) e di spiegare (la seconda). Ma come sempre accade, se non ci fosse stata una talpa, il sistema non sarebbe saltato; una talpa che “ha svolto e svolge” un gioco pericolosissimo all’interno dello stesso sistema, una talpa dalla quale devono ben guardarsi sia i pm che la consulente perché la sua azione potrebbe anche essere strumentale e finalizzata ad un obiettivo preciso. Intanto sono stati decapitati, in via cautelare, i vertici dell’INPS (Salerno e Napoli) e della Direzione Provinciale del Lavoro di Salerno. Ma queste sono altre storie che non  mancherò di raccontare in un prossimo futuro. Per concludere, come avete visto, non ho avuto bisogno di fare la lista della lavandaia con l’elencazione di tutti i nominativi coinvolti nell’inchiesta che rispetto fino a conclusione della scabrosa vicenda; la cronaca spicciola, lo ribadisco, non mi interessa e la mia attenzione è rivolta sempre alla conoscenza dei fenomeni nel loro complesso, soprattutto quando si tratta di giudiziaria. Alla prossima.

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