Da Antonio Galatro (coord. Prov. EPNE)
SALERNO – Nell’articolo apparso sul quotidiano sopra citato, si sono viste varie dichiarazioni tra cui “… no a un magistrato intimidito e burocratizzato …” e ancora “… per questo motivo, a parere delle toghe salernitane, è indispensabile mettere in campo un’azione comune in grado di far conoscere l’impegno estremo dei magistrati e del personale amministrativo, che garantisce, nonostante l’inefficienza e la staticità legislativa, il funzionamento del servizio … e di prevedere, tenuto conto dell’inasprimento dei profili di responsabilità civile, l’individuazione concreta dei carichi di lavoro sostenibili per ciascun magistrato …”.
Prima di entrare nel merito delle dichiarazioni apparse sull’indicato quotidiano è bene evidenziare che è stata posta in risalto, dalle “toghe salernitane”, la necessità di “… un’azione comune in grado di far conoscere l’impegno estremo dei magistrati e del personale amministrativo …” ma, poi, devono individuarsi solo i carichi di lavoro sostenibili per ciascun magistrato … e i dipendenti … dove sono finiti??? Forse questi non sono destinatari di c.d. “profili di responsabilità” per quel che attiene gli insostenibili carichi di lavoro cui sono sottoposti???
Sono anni che la CISL FP di Salerno chiede, ai Capi degli uffici Giudiziari del Distretto di Corte di Appello di Salerno (tutti magistrati e probabilmente appartenenti all’ANM) che il lavoro assegnato ai dipendenti sia misurato, sì che si possa comprendere quale e quanta debba essere la c.d. “produttività” di ogni singolo dipendente; nessun magistrato, però, nella qualità di capo di un Ufficio giudiziario s’è preoccupato di ciò. Viceversa, come affermiamo da anni, il personale è vessato da molti capi degli uffici giudiziari che, assieme ai Dirigenti Amministrativi, riversano sui dipendenti carichi di lavoro umanamente non sostenibili.
Fino a oggi, però, nessuno di questi pareva essersi accorto di nulla!!!
Con la riforma sulla responsabilità dei magistrati, guarda caso, ci si accorge dell’impegno del personale amministrativo che dovrebbe fare fronte comune assieme ai magistrati, per poi esser tenuti fuori da questi ultimi per quel che riguarda il massacrante carico di lavoro cui anche loro sono sottoposti.
E’ evidente che c’è qualcosa che non va!
Carissima Associazione, noi non vi abbiamo chiesto nulla e se queste sono le condizioni preferiamo non essere coinvolti in una questione che, per come posta, riguarda solo voi!!!
E’ appena il caso di ricordarvi, poiché siete l’ANM, che in molti casi i nostri colleghi rimangono in servizio, per disposizioni magistratuali (quindi dei vostri colleghi), anche fino a tarda serata e/o nottata, sottoposti – contro legge – a lavorare per più di nove ore giornaliere per incombenze di assistenza alle udienze, in alcuni casi senza effettuare neanche la c.d. pausa pranzo (diritto questo irrinunciabile in capo al lavoratore). Il collega in questo caso (oltre al danno la beffa) si vede anche togliere (almeno così è stato fino a qualche mese fa e non sappiamo se sia ancora così) il buono pasto poiché non “beggia” ovvero non effettua la c.d. pausa. Questo, viceversa, non accade per i magistrati che, non assoggettati alla c.d. “beggiatura”, con una semplice autocertificazione, nelle stesse condizioni lavorative del cancelliere e/o dell’assistente di udienza, percepiscono il c.d. buono pasto.
Di cosa parliamo? …. Di cosa parlate? … gradiremmo non essere strumentalizzati … poiché i pesi e le misure sono troppo differenti!
E’ da chiarire, poi, che neanche noi non vogliamo “… magistrati intimoriti e burocratizzati …”, poiché ciò è un male per un paese civile e democratico, così come non vogliamo lavoratori giudiziari intimiditi, vessati e trattati diversamente dai colleghi che rappresentate … forse anche questo è un male per un paese civile e democratico come il nostro!