SALERNO – Com’è lontanissima nel tempo quella sera del 22 maggio 1993 quando Michele Ragosta (attuale parlamentare) venne classificato come “l’uomo del no” nei confronti di Vincenzo De Luca. Io personalmente non posso ancora credere, o meglio non voglio credere che dopo ventitre anni si sia arreso anche Lui, il baldanzoso Michele, alle voglie del caimano e sia caduto nelle sue spire voluttuose e mortali. Almeno dalle notizie stampa sembra che il passo sia ormai deciso e che Michele si stia attrezzando per mettere su una lista di appoggio per le regionali; una lista che dovrebbe attestarsi sulle posizioni di Andrea Cozzolino ma che, in definitiva, sarà tutta impegnata in favore del candidato Vincenzo De Luca (sempre che alla fine sarà lui il candidato per il centro sinistra). I primi segnali del riavvicinamento, anche se molto alla lontana, si erano avuti nel momento in cui Michele Ragosta (insieme a Gerardo Calabrese) decise di lasciare SEL, partito in cui era stato eletto alla Camera dei Deputati, per convogliare la sua organizzazione politica nel PD di Matteo Renzi; ora il passo di organizzare una lista sembra un ulteriore avvicinamento al grande “nemico politico”. Michele Ragosta non fa mai le cose per caso e da tempo aveva costituito l’associazione “Davvero” che oggi gli servirà per dar vita la lista “Davvero … per la Campania” che dovrebbe raccogliere elementi del PD, del SEL, dei Verdi e di Scelta Civica. Già si fanno i primi nomi che dovrebbero andare a riempire la lista almeno per il territorio salernitano: Dario Barbirotti (già presidente del Consorzio Bacino Sa/2 ed attuale consigliere regionale), Vincenzo Calabrese (esponente del PD di Pagani), Franco Longanella (imprenditore di Castel San Giorgio) e Felice Salerno (cons. comunale di Salerno). Del resto la scelta di lasciare SEL per transitare nel PD era stato, già di per se, un’indicazione molto precisa sulle future intenzioni di uno dei leader più apprezzati del “laboratorio politico di sinistra” degli anni 80 e 90. Ma perché Michele Ragosta ventitre anni fa venne indicato come l’uomo del no verso De Luca ? Nel pomeriggio del 22 maggio 1993, alle ore 18.00, si riunì il Consiglio Comunale di Salerno; un solo punto all`ordine del giorno: elezione del nuovo sindaco al posto di Vincenzo Giordano, dimessosi nel pomeriggio del 23 marzo 1993. La scadenza dei sessanta giorni era imperativa: in caso di mancata elezione, a Salerno sarebbe arrivato un Commissario Prefettizio. ll salone dei marmi era affollatissimo, si respirava l’aria delle grandi decisioni. Il ministro Carmelo Conte, forte della maggioranza consiliare, propendeva per l’elezione di Nicola Scarsi (Pri), giudicandolo come il minore trai mali possibili. Non era d`accordo l’on. Paolo Del Mese che, alla chetichella, cercava di accordarsi con il PDS per l`elezione di Vincenzo De Luca. Le votazioni non raggiunsero il quorum necessario, mancavano diversi consiglieri e si scatenò la caccia agli assenti con le auto di servizio in giro per la città. Nel giro di un paio di ore franava la candidatura Scarsi (dato eletto per alcune ore e forse mollato anche dal PSI a causa della sua intransigenza sulla nomina degli assessori che in gran numero vorrebbe di natura tecnica) e Conte anticipava Del Mese, raggiungendo l‘accordo con il PDS. Il PSI di Conte, grazie all’accordo, vantava un solo voto di maggioranza, un solo voto che poteva consentire l’elezione a sindaco di Vincenzo De Luca. Il ministro Conte sperava, così, di prendere due piccioni con una fava: da un lato offriva alla magistratura l’elezione di De Luca (benvoluto in Procura) e dall’altro sperava e credeva che la spada giustizialista di alcuni magistrati (primo fra tutti Michelangelo Russo, grande amico di De Luca) ritornasse nel fodero in cui era stata per decenni. Ma Carmelo Conte aveva fatto i conti senza l’oste: Michele Ragosta, già assessore alla casa durante il sindacato Giordano. Ragosta negava il suo voto utilissimo per l’elezione di De Luca. Si ricominciava tutto daccapo; qualcuno riusciva a convincere l’avv. Marco Siniscalco (da qualche giorno uscito dal carcere di Fuorni), consigliere comunale ancora in carica, ed a trascinarlo in consiglio comunale. Mancavano pochi minuti alla mezzanotte (termine ultimo per l’elezione) quando il consiglio riusciva ad eleggere per la prima volta sindaco di Salerno l’ex segretario del PDS Vincenzo De Luca. Michele Ragosta aveva provato a fermare la storia, forse ci riuscì solo in parte e la storia di Salerno cambiò, comunque, radicalmente: nacque l’epopea De Luca e fatalmente Michele Ragosta finiva nel dimenticatoio per diversi anni pagando un prezzo altissimo per il suo “non voto” in favore di Vincenzo De Luca. Poi, piano piano, ricominciava la sua risalita alla ribalta della politica locale, regionale e nazionale. Ci sono voluti, però, vent’anni; alla fine ce l’ha fatta ed è entrato, a pieno diritto, a Palazzo Montecitorio, in quel Parlamento che molto verosimilmente poteva e doveva essere già suo fin dagli anni ’90 se non ci fossero stati il ciclone tangentopoli e quel suo modo di essere coerente fino in fondo. Da socialista si rifiutò di votare per un comunista, ben sapendo quanti e quali erano stati i danni che il PCI aveva determinato a carico del PSI di craxiana memoria. Ora sembra aver trovato il modo per schierarsi in favore del suo antico “nemico politico”. Come è strana la politica !!
direttore: Aldo Bianchini
Gli interessi personali si antepongono alla politica ed alla sua ideologia…!!!