ROMA – Rientrato in Vaticano, dopo la settimana trascorsa ad Ariccia per gli Esercizi Spirituali, Papa Francesco ha incontrato stamane gli esponenti della Confederazione Cooperative Italiane: in tale occasione il Pontefice ha tenuto un lungo discorso a dimostrazione della importanza fondamentale che il movimento cooperativistico ha per la Chiesa Cattolica, una relazione genetica in molti casi, visto che tante cooperative nascono proprio dalla volontà di sacerdoti o parroci.
“Voi siete innanzitutto la memoria viva di un grande tesoro della Chiesa italiana” ha esordito il Santo Padre nel suo discorso i quali fin dall’800 hanno visto nella cooperazione un “rimedio efficace al problema della disoccupazione e alle diverse forme di disagio sociale“, come viene vista anche al giorno d’oggi del resto.
Le cooperative, infatti, possono essere uno strumento per “globalizzare la solidarietà“: di fronte “all’aumento vertiginoso dei disoccupati, alle lacrime incessanti dei poveri, alla necessità di riprendere uno sviluppo che sia un vero progresso integrale della persona“, ha detto Papa Francesco, il mondo della cooperazione può essere una scuola nella quale imparare che “la persona ha bisogno certamente di reddito, ma non soltanto del reddito“.
Le cooperative possono essere dunque un vero e proprio canale alternativo capace di rispondere “ai bisogni della salute, che i sistemi di welfare tradizionale non riescono più a soddisfare”, ha commentato. Per fare questo serve però “il coraggio di uscire dalle cooperative stesse, carichi di esperienza e di buoni metodi, per portare la cooperazione sulle nuove frontiere del cambiamento, fino alle periferie esistenziali dove la speranza ha bisogno di emergere e dove, purtroppo, il sistema socio-politico attuale sembra invece fatalmente destinato a soffocare la speranza, a rubare la speranza, incrementando rischi e minacce“.
Per fare questo, ovviamente, serve anche il denaro: bisogna “investire, e dovete investire bene“, ha concluso il Papa. “Il denaro a servizio della vita può essere gestito nel modo giusto dalla cooperativa“, non dimenticando però di ammonire sul cattivo uso del denaro, “quando il denaro diventa un idolo, comanda le scelte dell’uomo. E allora rovina l’uomo e lo condanna. Lo rende un servo“.