Aldo Bianchini
SALERNO – Qualche giorno fa il noto giornale “Il fatto quotidiano” commentando le nuove regole poste alla base della riforma della cosiddetta “giustizia civile” ha scritto che da ora in avanti i giudici e i pm rischiano una pioggia di ricusazioni. Verrebbe subito da dire, in relazione allo scritto del giornale troppo spinto verso una sola parte, che “E ben vi stà, ve la siete cercata !!”, soprattutto dopo tutto quello che accaduto nel corso di ultimi ventisette anni, ovvero da quando nel 1988 in maniera “sciagurata” (per se e per gli altri) quel personaggio che si chiamava Bettino Craxi ebbe l’idea di lanciare e fare il famigerato “referendum sulla responsabilità civile dei magistrati” che registrò l’assenso di oltre l’80% degli elettori. Ma non è’ così, o almeno non possiamo chiudere il caso con una semplice ed anche mistificante battuta.
Il Fatto Quotidiano, giornale indipendente di sicuro impatto critico e per questo da noi molto apprezzato, commenta stridulo gli effetti negativi della recentissima riforma del governo-Renzi sulla responsabilità civile dei magistrati. La prima osservazione riguarda la possibilità che un magistrato possa ritrovarsi “a essere controparte del suo indagato o imputato, magari ‘eccellente’, nella causa civile in cui sarà tirato in ballo. “C’è supponenza in questa prima critica del noto quotidiano. Sembra quasi che tutte le controparti debbano chiamarsi Silvio. E invece no. Anzi, mentre le controparti “eccellenti” si difendono con le unghie e con i denti con o senza una simile riforma, è il cittadino normale il suo primo e maggiore beneficiario. E, poi, cosa c’è di male?, vorremmo osservare a caldo. Le leggi nascono sulla strada, cioè sulla base delle esperienze del quotidiano. Se si è pervenuti dopo anni di chiacchiere e promesse inevase a questa decisione un motivo ci sarà pure! O no? Anzi, se ci sono dei responsabili, ce lo consentano Il Fatto Quotidiano e la categoria direttamene interessata, ma soprattutto il popolo italiano, sono proprio quei giudici che hanno spesso superato i limiti della decenza e della credibilità per quel protagonismo tanto opportunamente rilevato dal Capo dello Stato, con comportamenti indecorosi e per quanto ci consta per averlo appreso in più di un caso, spesso ai limiti, se non oltre, il codice penale. Se in questo Paese magistrati penali chiamati P.M., rivelatisi inadatti a quelle funzioni con comportamenti a volte indecenti, fossero stati adeguatamente puniti nel tempo e, in qualche caso, buttati fuori a calci nel sedere dai propri ranghi per un ruolo e per funzioni indecorosamente ricoperti, se gli Organi di controllo della categoria gerarchicamente preposti al decoroso funzionamento della macchina della giustizia avessero impedito a qualche altro P.M. particolarmente schizzato di mandare a processo gente perbene accusata di avere firmato bilanci mai firmati di società fallite, in ciò servendosi di cosiddetti CTU ignoranti e corrotti per finta, e in realtà usati per un gioco disinvolto all’incastro della vittima designata, se quegli Organi di categoria facessero lo stesso con pubblici ministeri che mandano a processo chi si e chi no per lo stesso reato commesso e documentalmente accertato, e tutto ciò per interessi interni e personali (diretti e/o indiretti), se avessero buttato fuori dalla magistratura schizofrenici di parte che si accordano di fatto con giornalisti venduti per farsi pubblicità ai fini di carriera, ignorando ipotesi di reati gravissimi emersi in indagini parallele a carico di stretti congiunti di quegli stessi giornalisti, se esempi simili e reali moltiplicati per migliaia di cittadini vittime di simili arroganze fossero stati opportunamente perseguiti e puniti al momento giusto, allora non ci sarebbe stato bisogno di questa riforma.
“Un cortocircuito che apre la porta a richieste di astensione dal procedimento penale”, sostiene Il Fatto Quotidiano. Una gran balla in verità. Valida solo nel principio, ma non nella sostanza. Perché nessun giudice onesto e preparato (e sono la stragrande maggioranza tra quelli in servizio) dovrà preoccuparsi più di tanto. Che, poi, “Un giudice o un pm potrebbero diventare controparti del loro imputato o indagato in un altro processo, quello civile determinato appunto da una richiesta di risarcimento per responsabilità civile”, beh, questo rientra nel gioco delle parti. Chi non se la sente,cambi mestiere. Perché quando c’è onestà intellettuale e disinteresse oggettivo, nessun cittadino, tranne che un pazzo, oserebbe agire contro chi lo ha condannato. Certo, ci saranno i furbi e i ricchi che sapranno ‘sfruttare’ al massimo le nuove regole. Ma anche questo fa parte del gioco, purtroppo. Si diano una regolata, quindi, proprio coloro che hanno impedito con la propria inefficienza o protezione ingiustificata della categoria che si arrivasse a tanto.
L’ANM urla contro l’“incentivato ricorso a ricusazioni”. E’ vero, il rischio c’è e non va sottovalutato. Ma, a prescindere dalle motivazioni che saranno illustrate dalle rappresentanze di categoria, ribadiamo il nostro personale convincimento sul fatto che l’incapacità o l’impossibilità di fare pulizia al proprio interno al momento giusto ha stancato alla fine un po’ tutti. Favorendo, così, una riforma ormai indispensabile, con buona pace di tutti. In tutti i paesi civili del mondo e, quindi, di diritto, se un pubblico ministero falsifica gli atti di indagine, ‘tagliando’ o eliminando le intercettazioni telefoniche solo perché provano l’innocenza dell’indagato e il fallimento definitivo della propria indagine concordata passo passo e amplificata nel frattempo sul giornale compiacente dell’amico giornalista come lui moralmente corrotto e disonesto, se in quell’indagine parallela di cui è titolare quello stesso P.M. lo strettissimo congiunto dell’amico giornalista testa di manzo più che di cervello commette effettivamente reati ipotizzabili quali l’estorsione a danno di studenti universitari senza essere iscritto da quello stesso P.M. nel registro degli indagati per ricambiare il favore ricevuto della pubblicità all’altra indagine di cui è titolare, se un P.M. manda giustamente a processo una studentessa rea di superare esami mai sostenuti, ma non la commissione, e ciò grazie a ‘raccomandazioni’ interne ricevute dai vertici del proprio Ufficio, in qualsiasi Paese civile dove esiste il diritto, quel Pubblico Ministero ci rimette le penne, penna dopo penna. Questo è certo. Se un P.M. si accanisce contro un cittadino che, nell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali, contesta ufficialmente alla moglie di quello stesso magistrato reati di falso che ne determineranno, poi, la destituzione dal servizio, facendogliela pagare magari a distanza di anni, in uno stato di diritto quel cosiddetto pubblico ministero viene espulso dalla magistratura. Così come sarebbe espulso quel magistrato che, vendendosi per un incarico magari accademico per fini di carriera, ‘aggiusta’ le sentenze a favore di mandanti politico-istituzionali a danno di ricorrenti pienamente legittimati a ricorrere contro ingiustizie palesemente documentate. Se ipotesi del genere si moltiplicano all’infinito, la legge di riforma recentemente approvata non scandalizza più di tanto chi, solo attraverso la legge, potrà trascinare sul banco degli imputati coloro che quella stesa legge hanno a suo tempo calpestato, senza mai subire almeno l’onta di un provvedimento disciplinare.
Il 22 febbraio, scriveva sempre Il Fatto Quotidiano, l‘Associazione nazionale magistrati scenderà in campo contro la riforma; il 22 febbraio è passato e quasi nessuno si è accorto di questa rivoluzione se non per alcune dichiarazioni fuori dal tempo e dal tempio. E’ un legittimo diritto e come tale va rispettato. Per contro, l’ANM, così come il CSM spezzettato in tante correnti che garantiscono tutti (i magistrati iscritti) tranne che i cittadini, farebbero meglio a leccarsi le ferite per una riforma non gradita, ma di cui sono stati proprio loro responsabili a causa dell’incapacità di batter i pugni al momento giusto con una efficace azione di sorveglianza e di punizione esemplare delle tante mele marce che ne fanno parte.
Per quello che può essere utile condivido e sottoscrivo tutto quanto scritto dal Direttore,ma non penso che caambierà nulla.
Per i segnali scomposti e “sopra le righe” registrati dalla ANM ,tutto, non fa presagire niente di buono.
Un lupo ferito è molto più pericoloso di un lupo,sulla carta “sano”.
Sono daccordo sul fatto che ,fortunatamente, la stragrande maggioranza della Magistratura è preparata, onesta, Intelletualmente e eticamente affidabile, ma una “minoranza” malata di “protagonismo”, a caccia di telecamere e giornali, nonostante abbondanti dosi di maloox, no ha digerito e non digerirà certi proveddimenti, letti come “lesa maestà”.
Purtroppo prevedo un “incanaglimento” ancora maggiore e guai a chi ci capiterà.
Chi spera che questa Legge portorà a più miti consigli, a maggiore ponderatezza, a minori casi di “Giustizia fantasiosa”, a minore parzialità secondo me si sbaglia……..e di grosso.
Fino a quando non sarà sancita la separazione delle carriere, ver bilanciamento e parità tra accusa e difesa, avanzamenti di carriera automatici oltre i reali meriti dei singoli, tutto lascierà aperto un “portone” e non una “porta” ai ” protagonisti” di turno.
Aspettiamoci una carica a chi la “sparerà più grossa” senza speranza. Già l’hanno fatto e lo rifaranno senza ritegno………tanto pure se non ci saranno “filtri” e ricorsi saranno sicuramente di più, continearanno a giudicarsi tra loro con i risultati che penso si possono immaginare.
Direttore non sono fiduciosa, anzi, il grado di “paura” come semplice cittadina si è moltiplicato per mille.
A Salerno l’interpretazione fantasiosa della giustizia è di casa e non penso che questa Legge porrà un freno a certe prevaricazioni “grosse quanto una casa” a nessuno.
Si salvi chi può.
Non basta essere innocenti……bisogna dimostrarlo al P.M. fantasioso e protagonista di turno.Buon lavoro.
Gentile Marisa,
l’errore giudiziario non dovrebbe esistere, ma i “cattivi magistrati” esistono e come se esistono. Anche nella nostra provincia esistono una marea di innocenti schiacciati da una giustizia malata e ingiusta, dal protagonismo forsennato di magistrati che hanno bisogno dell’esposizione mediatica quanto un tossico è alla disperata ricerca di una dose di veleno. Speriamo che la gente apra gli occhi e non conceda più credito eccessivo, cieco, fideistico, assoluto come certi media che regalano all’accusa inquisitrice tutto lo spazio possibile e impossibile, lasciando il «coinvolto» senza difese, con la reputazione macchiata, travolto dalla macchina del sospetto, coperto dal fango che con mezzi formalmente leciti gli hanno scaraventato addosso. Speriamo che finiscano le vittime del pettegolezzo, del misticismo della «trasparenza» con cui si nega a chiunque ogni tutela della propria vita privata, dell’onnipotenza dell’accusa, delle crudeltà dei meccanismi mediatici che stritolano chi finisce negli ingranaggi di una concezione perversa della giustizia.Speriamo che termin iil calvario di chi patisce, innocente, la vergogna del carcere preventivo. Degli assolti la cui assoluzione finisce in due righe, mentre ai tempi delle indagini l’accusa meritava due pagine. Di chi non c’entra niente, ma ha perduto tutto. Semplicemente…..speriamo. Condivido con te le stesse riserve e paure.