SALERNO – Un mese fa è andato via, per sempre, uno dei telegiornalisti più seri che il variegato panorama televisivo locale abbia mai partorito. Parlo di “Luigi Del Pizzo”, come bandiera storica di Telecolore ha collezionato la lettura di oltre cinquemila telegiornali nel corso della sua permanenza nell’emittente televisiva forse più famosa dell’intera provincia di Salerno. In questi giorni tutti i colleghi che l’hanno conosciuto si sono esercitati nel raccontare le virtù dell’amico che non c’è più, nell’elencare tutte le tappe percorse da Gigino e nel far rivivere gli aneddoti che lo hanno accompagnato per moltissimi anni. Per quel pochissimo che l’ho conosciuto Luigi Del Pizzo era semplicemente un giornalista serio e corretto, un sereno osservatore della cronaca politica degli anni 80 e 90, un uomo che seppe rimanere ai margini della tangentopoli e senza schierarsi mai fu attore di una cronaca secca e senza sbavature. Così come era arrivato dalla sua esperienza milanese, a sorpresa (e non senza qualche strascico polemico) fu accantonato da un mondo, quello del giornalismo televisivo salernitano, assolutamente insensibile e spregiudicato. Difatti il bravo e serio Luigi Del Pizzo dovette, suo malgrado, andare in pensione all’età di 58 anni (correva l’anno 1998) e ritornare ad una vita anonima dove non ebbe più la possibilità di esprimere il suo valore e di proporsi come solo lui sapeva fare al grande pubblico televisivo. Per anni scomparve dalla scena giornalistica della nostra città e se non fosse stato per Tommaso D’Angelo (già direttore di Cronache del Mezzogiorno e attuale direttore di Cronache del Salernitano) non avrebbe più avuto da nessuna testata giornalistica la possibilità di continuare ad esibirsi in quello che amava di più: il giornalismo. Tutte le cose che i colleghi hanno ricordato della vita giornalistica di Gigino riguardano le cose che ha avuto modo di fare dagli schermi di Telecolore; nessuno, proprio nessuno, ha ricordato la cosa forse più bella che il compianto Luigi aveva fatto scrivendo sulle pagine di Cronache del Mezzogiorno che, ovviamente, il giornale pubblicò in prima pagina ed a caratteri cubitali la mattina del 4 ottobre 2006 sotto il titolo “Piazza De Luca”. Diversi anni fa lo incontrai casualmente nei pressi di Piazza Amendola e su mia richiesta disse che mi avrebbe inviato per posta normale (lui era un tradizionalista) alcuni dei suoi pungenti articoli pubblicati tutti da Cronache. Fu di parola e conservo ancora gelosamente il bustone che mi fece recapitare; secondo Lui ne avrei fatto buon uso, lo ringrazio ora per allora. Ecco perché oggi posso ricordarlo ripubblicando, a stralcio, i suoi migliori articoli cominciando proprio da quel “Piazza De Luca” di cui prima. A mio modesto avviso fu un vero e proprio capolavoro di giornalismo, un pezzo frutto di una incredibile fantasia ma anche un pezzo che può fare scuola ancora oggi a distanza di nove anni, anche perché l’argomento trattato è di grande attualità. L’ottimo Gigino descrive, in chiave futuribile, la processione per San Matteo (il Santo patrono di Salerno); una processione che spesso in questi anni ha registrato la presenza di Vincenzo De Luca che la folla di fedeli ha idolatrato alla pari del Santo Patrono; una processione, quella del 2014, che ha provocato tanto dolore al presule arcivescovo Mons. Luigi Moretti per via della violenta contestazione dei portatori, gran parte dei quali oggi è a processo giudiziario. Ebbene la grande fantasia di Luigi Del Pizzo sposta in avanti nel tempo, come una sorta di tuffo nel futuro, la processione di San Matteo e la colloca nell’anno di grazia del 2393 per descrivere la presenza e l’azione dei due personaggi che dal 1994 al 2010 hanno caratterizzato, nel bene e nel male, le note più caratteristiche della processione più seguita dal popolo salernitani. Luigi Del Pizzo così scriveva in quel lontano 4 ottobre del 2006: “Salerno, 21 settembre 2393. Ricorre oggi la festività di San Matteo, patrono della città. Secondo una tradizione millenaria, alle ore 18, partirà dal Duomo la processione che avrà il seguente percorso: a sinistra per Via Mercanti, Piazza Alfonso Gatto, Corso Aldo Moro, Via Adolfo Cilento, Corso Garibaldi, Via Roma, Piazza Matteo Luciani, Largo Giuseppe Ragno, Via Luigi Pirandello (la ex Via Antonio Bottiglieri, che fu presidente della commissione toponomastica dal 5 novembre 2001 al 30 maggio 2007), Largo Campo, Via Da Procida, di nuovo in Via Mercanti per far ritorno in Cattedrale. La novità di quest’anno è rappresentata dal fatto che la processione si aprirà con la statua di San Gerardo Pierro che fu arcivescovo di Salerno dal 1992 al 2046, un prelato buono e mite, di grande valore e di grande fede che portò la Chiesa salernitana al più alto grado di splendore. Come al solito, il folto gruppo delle autorità cittadine immediatamente le statue. In prima fila il sindaco Cosimo De Luca discendente della dinastia De Luca che, con il capostipite Vincenzo, conquistò Salerno il 5 dicembre 1993 dopo una dura battaglia con la famiglia Acocella che pure vantava docenti universitari prestigiosi ed ecclesiastici di rango”. E racconta della dinastia De Luca il bravo Del Pizzo, e lo fa con una sana ed inattaccabile ironia dicendo che “Vincenzo, il capostipite, laureato in filosofia, uomo colto, sensibile, di buone letture (Gramsci, Togliatti, Croce, Gobetti, Pirandello, Ibsen, Leopardi, Montale) consegnò alla storia il suo nome e quello della sua casata, il suo valore, la sua tenacia, il suo coraggio. Fu il Padre del Rinascimento Salernitano …. Guadagnando ben cinque soprannomi: Vincenzo il Duro, Vincenzo il Padrone di Salerno, Vincenzo il Rinascimentale, Vincenzo l’Uomo dell’acquedotto romano, e Vincenzo il Signore della scossa. Il suo record resiste ancora oggi (siamo nel 2393) … fece costruire numerose ed importanti opere, tra cui una piazza immensa con un colonnato di alabastro purissimo nell’area prospiciente la spiaggia di Santa Teresa. Le ha dato il nome di Piazza del Popolo. Da tre secoli è Piazza Vincenzo de Luca”. E la descrizione della festa di San Matteo del 2393 continua così: “… alle ore 10 un’imponente parata militare, alle 13 il discorso del sindaco Cosimo De Luca per l’inaugurazione del monumento alto otto metri dedicato al Capostipite Vincenzo. Sul frontespizio una frase che Tucidide fece dire a Pericle e che passò a Vincenzo il capostipite: <Siamo capaci nello stesso tempo di rischiare e di valutare il rischio in anticipo>…”. Poi l’indimenticabile Luigi Del Pizzo riporta uno stralcio del discorso del sindaco Cosimo: “Il tempo delle rendite di posizione è finito da tre secoli per tutti, continueremo a fare le barricate anche contro il PD, andremo avanti per la nostra strada, con forza, per Voi”. E giù l’applauso scrosciante delle povere truppe cammellate. Per loro ormai De Luca è un mito, tra delirio e immortalità. Continuano gli applausi e le grida di incoraggiamento mentre arrivano le luci soffuse della sera. E con la sera finisce anche il racconto del bravo Luigi Del Pizzo. Ecco a me piace ricordarlo leggendo e rileggendo quell’articolo del 2006 e gli altri suoi articoli che mano a mano pubblicherò; il resto lo lascio agli altri.