SALERNO – Siamo giunti alla penultima puntata di questa lunga analisi (sei puntate) della sentenza n. 44/13 del gup Enrichetta Cioffi che ha mandato assolto “perché il fatto non sussiste” il maresciallo dei carabinieri Giovanni Cunsolo, accusato di omicidio preterintenzionale nei confronti di Massimo Casalnuovo (fatto avvenuto la sera del 20 agosto 2011 a Buonabitacolo), a fronte di una richiesta di nove anni e quattro mesi di reclusione richiesti dalla pubblica accusa rappresentata dal pm Michele Sessa. Dunque sulla scena della tragedia quella sera c’erano due testimoni importanti, da me chiamati “Ignoto 1” e “Ignoto 2”, che furono subito (o quasi !!) assunti a verbale di interrogatorio. Riferendosi all’azione del maresciallo Cunsolo il teste “Ignoto 1” testualmente riferisce: “… Posso invece affermare con certezza che lo stesso si spostava verso il centro della carreggiata e senza intimare il fermo, ovvero profferire alcuna frase o comunque attuare una manovra consona al fermo del ciclomotore, andava ad urtarlo con un colpo sferrato, dall’alto verso il basso, con il piede sinistro …”. Il teste “Ignoto 1” era stato fermato, la sera del 20 agosto, dai Carabinieri per guida senza casco e con motociclo sprovvisto di assicurazione; la sua deposizione, però, è del 21 agosto e questo fatto potrebbe già ingenerare dei dubbi rispetto ad una deposizione acquisita, semmai, la sera stessa della tragedia. Ma andiamo con ordine. Sempre il 21 agosto viene escusso anche l’altro teste “Ignoto 2” che la sera precedente era in motorino con l’amico “Ignoto 1” ed era stato parimenti fermato dai carabinieri; il teste dice: “… alle ore 21.18 ricevevo la telefonata di Ignoto 1 il quale mi invitava a ritornare sul luogo dell’incidente poiché i Carabinieri cercavano i ragazzi che erano presenti al momento del sinistro stradale … ritornato sul posto ritrovavo, innanzi la pasticceria di Graziano Garone, tra gli altri “Ignoto 1” e suo padre “Anonimo” che in merito all’accaduto ci invitava a dire la verità, dichiarando però alle forze dell’ordine che il maresciallo dei carabinieri aveva sferrato un calcio al motorino condotto da Casalnuovo Massimo. Preciso che “Anonimo” non era presente e non ha assistito all’incidente mortale di Casalnuovo … Anche altre persone di Buonabitacolo, delle quali non ricordo il nome a causa della ressa creatasi e delle violente proteste sollevate nei confronti degli appartenenti alle forze dell’ordine dopo l’incidente mortale di cui sto narrando, hanno invitato me ed “Ignoto 1” a dire che il maresciallo dei carabinieri aveva colpito con un calcio il motorino condotto da Massimo Casalnuovo, anche se ripeto nessuna di dette persone era presente al momento del sinistro …”. In pratica il teste “Ignoto 2” sconfessa la deposizione dell’amico “Ignoto 1” e dichiara, senza mezzi termini, che in pochi minuti qualcuno aveva tentato di orchestrare tutta una storia fantasiosa per addebitare al maresciallo Cunsolo tutta la responsabilità di quanto accaduto sotto gli occhi di pochissime persone che, un po’ per il crepuscolo serale e un po’ per quella sorta di annebbiamento che segue ad ogni azione violenta perpetrata da altri, per una legge della natura non possono mai, o quasi, ricordare alla perfezione attimi e azioni che non si offrono alla tecnica del replay. Il giudice scrive: “… alla luce di quanto dichiarato da Ignoto 2 non può di certo non dubitarsi della genuinità e della veridicità delle dichiarazioni del figlio di Anonimo, appunto Ignoto 1, unica persona che, presente sul luogo dell’incidente, avrebbe visto (a suo dire) il maresciallo Cunsolo sferrare il calcio al ciclomotore condotto da Casalnuovo …”. Ma c’è anche di più dice sempre il giudice: “… è stata altresì riferita dal brig. Sammartino nell’annotazione di servizio n. 37/150 del 21 agosto 2011 ove, nel riportare l’attività operata dalla PG la sera dell’incidente, testualmente riferiva … mentre Ignoto 1 si stava avvicinando allo scrivente lo stesso veniva chiamato da un signore (Anonimo !!) dell’apparente età di anni il 45 il quale ad alta voce gli profferiva la seguente frase … mi raccomando racconta i fatti come sono avvenuti, dì che il maresciallo ha dato un calcio al motorino … chiesto ad Ignoto 1 chi fosse quella persona lo stesso riferiva che era suo padre …”. Da qui il giudizio di assoluzione “perché il fatto non sussiste” che il gup Enrichetta Cioffi ha pronunciato il 5 luglio 2013. Potrei fermare qui la mia inchiesta che è, lo ripeto, soltanto giornalistica e che nella fattispecie si è basata esclusivamente sull’analisi della lunga ed articolata sentenza (ben 57 pagine di motivazioni, esami dettagliati degli atti e delle perizie); ma all’inizio di questa storia ho, però, scritto che nell’analisi della vicenda “sarò costretto a scontentare tutti: il giudice Cioffi, il maresciallo Cunsolo, i familiari e gli amici di Massimo Casalnuovo, la stessa Arma dei Carabinieri per rimanere in linea con la sentenza che davvero è stata scritta per scontentare tutti”. Perché ?, perché amici lettori i dubbi sono davvero tantissimi sia a carico che a discarico, e non solo del presunto colpevole; anzi la sentenza ne ingenera molti altri. Ma vediamo cosa ha dichiarato il diretto interessato, cioè il maresciallo Giovanni Cunsolo, nella descrizione delle fasi salienti del fatto: “… vedevo inaspettatamente il ciclomotore invadere la corsia alla sua sinistra per passare oltre. In quel momento istintivamente ho arrestato la mia marcia e la scarpa del piede sinistro, che era in avanti, scivolava sui sanpietrini, cosa che non mi permetteva di tirare indietro in tempo il piede sinistro. Il ciclomotore urtava il mio collo piede sinistro, ovvero la parte alta del piede, perdendo momentaneamente stabilità che comunque riusciva a recuperare quasi subito, ovvero dopo aver percorso tre-quattro metri. Il conducente del ciclomotore in questione, verosimilmente resosi conto di quanto accaduto, accelerava nuovamente e bruscamente il veicolo, tant’è che lo stesso perdeva la sua stabilità. Il conducente, quindi, si dirigeva verso il proprio lato sinistro, in modo oscillante, seguendo il suo senso di marcia della carreggiata, e poco prima di uscire fuori strada faceva un tentativo di curvare a destra. Questo tentativo, verosimilmente, faceva si che il silenziatore della marmitta del ciclomotore, rivolto verso il basso, si impuntasse sulla strada producendo la proiezione del conducente in avanti …”. Occorre, dunque, una puntata finale.
direttore: Aldo Bianchini