Da Angelo Mango
ATENA LUCANA – Legambiente su Sblocca Italia e ricerche petrolifere in Basilicata www.regione.basilicata.it 05-02-2015 ore 17:55 AGR “Lo Sblocca Italia, seppur corretto su alcuni aspetti, continua a dare carta bianca agli appetiti dei petrolieri, trasformando l’Italia e in particolare la Basilicata in una colonia per le trivelle”. E’ quanto sottolinea la Legambiente Basilicata a distanza di circa due mesi dall’approvazione della legge. “L’associazione fa il punto – si legge in una nota – sulla questione petrolio in Basilicata,- si legge in una nota – rendendo noti gli ultimi dati aggiornati. Al 31 dicembre 2014 in Basilicata sono presenti 10 permessi di ricerca per un totale di 1.357,61 chilometri quadrati e 26 Comuni interessati. Le istanze di permesso di ricerca sono invece 18, di cui l’ultima, la “Tardiano” riguarda i Comuni lucani di Grumento Nova, Lagonegro, Moliterno, Sarconi, Tramutola, Castelsaraceno, Spinoso e Lauria. In totale sono 93 i Comuni della Basilicata interessati, tra permessi di ricerca e istanze di permesso interessando un territorio complessivo di 2.685,81 chilometri quadrati. Di questi, ben 33 ricadono in Area Parco e 7 nel territorio dell’istituendo Parco Regionale del Vulture. Non tutti i Comuni sono interessati dallo stesso numero di provvedimenti. I più “fortunati” sono Potenza e Pignola (5 provvedimenti). A seguire, sono 11 i Comuni con 3 provvedimenti (Abriola, Baragiano, Bella, Brienza, Brindisi di montagna, Montalbano Jonico, Oppido Lucano, Ruoti, San Fele, Stigliano, Tito) e 25 i Comuni con 2 provvedimenti (Accettura, Albano di Lucania, Aliano, Atella, Barile, Castelmezzano, Filiano, Grassano, Marsico Nuovo, Miglionico, Montescaglioso, Muro Lucano, Picerno, Pietragalla, Pietrapertosa, Pomarico, Rapolla, San Chirico Raparo, San Mauro Forte, Sant’Arcangelo, Sasso di Castalda, Satriano, Savoia di Lucania, Tramutola e Tursi). Resta dunque alto in Basilicata – prosegue il comunicato di Legambiente – il rischio concreto che l’applicazione dell’art.38, in base ad un presunto interesse nazionale, possa condannarla ad hub energetico destinato alla produzione di petrolio a danno di ogni altra ipotesi di sviluppo, con tutti i problemi ambientali che ne conseguirebbero. E’ facile prevedere che le nuove competenze riportate in capo al Governo ai sensi dell’art. 38 consentiranno velocemente di sbloccare i procedimenti in corso in Basilicata. Ciò significherà in prima battuta aumentare la produzione nel giacimento in Val d’Agri dagli attuali 80.000 barili al giorno non solo ai 104 mila barili comunque autorizzati negli accordi del 1998 tra Stato, Regione ed ENI, ma fino a 129 mila barili, cifra questa che inizia a ritornare in più atti dell’ENI e della Regione. A questa cifra si andranno poi ad aggiungere gli ulteriori 50 mila barili provenienti dal vicino giacimento Tempa Rossa della Total quando entrerà a pieno regime.