SALERNO – L’aspetto più sconcertante della lunga vicenda politica dell’ex sindaco di Salerno Vincenzo De Luca è quello di dover prendere atto che non c’è mai stato, e non c’è, nessuno intorno a lui in grado di farlo sedere su una sedia e di farlo ragionare. Così va a finire che tutto quello che dice gli si ritorce contro, perché non lo sa più dire, perché è in preda ad un fanatismo esasperato, perché pensa che tutto gli sia dovuto, perché crede di essere il migliore, perché pensa di essere il custode di tutte le verità, perché non è più in grado di parlare serenamente, perché pensa che ogni parola è una perdita di tempo, ecc. ecc.. Non si rende conto, Vincenzo, che così facendo scava giorno dopo giorno un fossato incolmabile tra se e la sua gente, la città (che già sta pagando prezzi altissimi a causa del suo fare sprezzante), le istituzioni e, soprattutto la magistratura. Sono disposto a credere, anzi certamente credo, che De Luca abbia tutte le ragioni di questo mondo per “essere incazzatissimo” contro un sistema giudiziario che lo ha fregato per un insignificante art. 323 C.P. (abuso) anziché per un più concreto art. 314 C.P. (peculato); per carità può avere tutte le ragioni del mondo ma per la miseria qualcuno dovrebbe fargli capire che più parla, più farnetica e più rischia grosso. Anche perché non è che non ci sia più nulla su cui rischiare grosso. Qualcuno dovrebbe spiegargli che ormai il vento ha cambiato direzione e che d’ora in poi deve misurare le parole; non a caso l’altro giorno il procuratore della repubblica Corrado Lembo, dopo la sentenza, si è sbilanciato dicendo che il sindaco andava sospeso: una pronuncia fuori luogo, un’invasione di campo in quanto la competenza era del Prefetto ? Pensate ciò che volete, ma tutto questo vale a chiarire che aria si respira nel palazzo di giustizia dove da tempo si stanno consumando battaglie inverosimili tra chi vorrebbe affondare subito De Luca e chi vorrebbe tenerlo ancora a galla. Perché, sarà vero o falso, c’è più di qualcuno che giura che: se il palazzo di giustizia vuole, può buttare giù dalla torre De Luca subito e in maniera definitiva. Le tante inchieste aperte che languono, i processi ancora non chiusi, alcuni faldoni che potrebbero essere riesumati e indirizzati in maniera diversa, sono tutti elementi che dovrebbero indurre a maggiore riflessione. Insomma, la dico tutta; è molto strano che la grande serenità professionale e strategica dell’avv. Paolo Carbone non riesca ad incanalare il pur giusto sfogo del sindaco in un solco più accettabile. Qualcuno dovrebbe spiegargli che le adunate oceaniche dei suoi fan non valgono a nulla, provocano scissioni e vendette intestine e procurano soltanto danni dopo gli applausi scontati e inutili; ma non c’è stato nulla da fare, e lo dico con sincero rincrescimento. Quando vede la folla stupida ed osannante Vincenzo De Luca non ragiona più, si fa trasportare, si esalta, si lascia quasi ubriacare dalle parole e dagli slogan e parte lancia in resta: “Totale rispetto per l’autonomia della magistratura, con una diversità rispetto al passato. Pieno rispetto per quella parte della magistratura che sa cos’è lo stato di diritto. Non a chi il diritto non sa cosa sia” (fonte Il Mattino del 23 gennaio 2015). Questa è veramente grossa: a Salerno ci sono magistrati che non sanno cosa sia lo stato di diritto, parola di Vincenzo. Vorrei ricordare a De Luca e a qualcuno dei suoi consiglieri (legali e non !!) che di solito il cosiddetto “stato di diritto” si lede (e tante volte accade) soltanto con le parole scritte sui giornali o pronunciate in tv, ma mai con gli scritti delle sentenze che sono sempre ponderate e misurate, seppure qualche volta sbagliate. Non è accaduto neppure per Berlusconi, figurarsi per De Luca che, comunque, è un microcosmo rispetto all’ex Cavaliere. Oltre alle solite cavolate, comprensibili e superabili, con la frenesia del filippico comizio dell’altra sera nel salone dei marmi ha commesso anche un gravissimo errore, e lo ha fatto proprio lui che è stato sempre amante della sparata nel mucchio senza fare i nomi (una spocchiosa pratica che ho sempre contestato); in pratica le parole dell’altra sera hanno ben chiaramente individuato almeno “quattro magistrati” che non sanno cos’è lo stato di diritto, offesa questa che in Italia si era permesso solo Silvio Berlusconi pagandone tutte le conseguenze. Che poi la sua vicenda debba assurgere a rilievo nazionale, bontà sua, se ha ancora gli strumenti per farlo lo facesse subito; sembra invece che da Roma a Napoli in tanti siano propensi a turarsi il naso al solo sentire il suo nome. Non a caso l’altro giorno, di buon mattino, anche la segretaria regionale del PD, Assunta Tartaglione, si è fiondata a Salerno per ammansire il buon Vincenzo. Sarà anche vero che De Luca è un uomo solo al comando, anzi è certamente vero, ma Pino Acocella poteva anche risparmiarsela questa uscita tardiva e fuori dal tempo; aveva avuto la sua grande occasione, nel 1993, ma non la seppe sfruttare o ebbe paura di farlo (così come fece negli anni immediatamente successivi), e giusto che ora zittisca. E adesso tutta quella classe politica, infarcita di falsi miti di sinistra, che per anni ha giustificato e sorretto sentenze politiche, ora si sveglia e si scaglia contro la prima timida sentenza di condanna del caimano. Credetemi, la sentenza del 21 gennaio non è affatto una sentenza cervellotica ma una sentenza molto equilibrata pronunciata sul filo e in punto di diritto (ed è qui l’abilità del pm e del collegio) che è stata in grado di aprire un buco nello “scudo protettivo d’acciaio temperato”. Anzi se vogliamo proprio scandagliarla questa benedetta sentenza, dobbiamo accettare che anche la derubricazione dell’art. 314 C.P., dovuta ad una palese carenza delle indagini preliminari, potrebbe apparire come l’ennesima, forse l’ultima, concessione bonaria al mitico ed irriducibile sindaco di Salerno. Ma chi sono i magistrati strapazzati da Vincenzo De Luca ? Alla prossima.
direttore: Aldo Bianchini