SALERNO – Tutti i riflettori dell’informazione e della squallida cronaca sono ancora puntati sulla vicenda, già brutta e scandalosa di per se, della Polizia Locale Roma Capitale e su tutti quegli agenti che “avrebbero” disertato la giornata di lavoro del 31 dicembre scorso per la cosiddetta “malattia immaginaria” prontamente e senza tentennamenti certificata dai medici di base. Su quelli che un tempo si chiamavano “Pizzardoni” o più semplicemente “Vigili Urbani” si è scatenata una vera e propria bufera mediatica e un po’ tutte le Autorità costituite si sono esibite nell’esercizio più spocchioso che esiste, quello cioè di accusare pur di accusare al fine di limitare o occultare le proprie responsabilità e cercare di colpire con fesserie varie l’immaginario collettivo della gente. Tutto questo ha sicuramente colpito l’obiettivo che vede sempre di più il Vigile Urbano come un nemico da combattere e non più come una sorta di “assistente stradale” intento a rendere più accettabili le difficoltà del traffico che si fa sempre più intenso e irresponsabile. Ma perché la figura del Vigile Urbano nel corso di questi ultimi decenni si è radicalmente trasformata ? Prima di rispondere, però, cerchiamo di vedere chi era o chi è stato il Vigile Urbano cominciando da quando al Vigile l’utente comune della strada portava la BEFANA.
“La befana del vigile urbano” è il titolo di una bella poesia scritta dal mio amico Alfonso Gargano (noto commercialista di Salerno) ed inserita nella sua prima fatica letteraria “La parola al cuore” (ediz. Printart – 2013), un viaggio in versi tra sentimenti e ricordi. “”Ad ogni incrocio una catasta multicolore – Panettoni, spumante, giocattoli e tanto calore – Ognuno si fermava e lasciava qualcosa – Se non si aveva nulla anche solo una rosa – Una persona ringraziava con sorriso umano – Era il giorno della Befana del vigile urbano””. Da questi pochi ma centratissimi versi che descrivono a meraviglia la Befana che a Salerno ricevevano i vigili urbani che, senza aprire il libro dei ricordi, accatastavano in gran parte nella zona dell’incrocio tra Corso Garibaldi e Via Dei Principati sotto l’angolo del palazzo delle Poste centrali, come si evince dalla foto tratta del libro di cui innanzi. Quelli erano vigili urbani che si muovevano sul territorio con grande garbo e rappresentavano quasi “il poliziotto e/o il comitato di quartiere ante litteram”, erano consiglieri, assistenti sociali, suggeritori, educatori stradali; insomma svolgevano una missione sociale di alto livello che nel tempo è stata stravolta, un po’ per colpe dirette e molto per colpe indirette. Da una parte c’è stata la corsa dissennata dei vigili di raggiungere lo status quasi simile a quello di “polizia giudiziaria” lanciandosi nell’esecuzione (agli ordini della varie Procure) in azioni di repressione che prima non erano mai state di loro competenza; dall’altra parte le continue trasformazioni imposte dalla politica anche nelle determinazione della semplice denominazione e. infine, il controllo e le nomine dei ruoli apicali individuati sempre sotto il profilo della “militanza e sudditanza politica” al capo di turno. Il loro corpo è nato più di 150 anni fa ed ha attraversato, senza clamori e quasi sempre senza calendari, buona parte della storia d’Italia. Ora i vigili urbani sono guardati a vista dalla gente che diffida ingiustamente del loro operato e la distanza aumenta ogni giorno di più. Ma non tutto è perduto, tra le nuove leve dei vigili si incomincia a respirare una sorta di ritorno al passato, soprattutto tra i giovani assistenti del traffico che più di altri si rendono conto del loro ruolo che deve essere restituito alla vicinanza ed al servizio verso la gente comune. Io stesso nel periodo del lungo ponte dell’Immacolata del dicembre scorso ho assistito a diversi esempi di buona interpretazione del loro ruolo da parte degli assistenti, come quelle due ragazze (lavoratrici trimestrali per le Luci d’Artista) all’incrocio di Via Roma di fronte al “Bar 089” prodigarsi per consentire alla gente di attraversare la strada tra una marea insopportabile di autovetture. Oggi è la ricorrenza della Befana; non so a Roma come i cittadini si comporteranno nei confronti dei vigili urbani, ma almeno qui da noi a Salerno facciamo tutti un passo indietro e se non abbiamo nulla da offrire (come scrive Alfonso Gargano) salutiamoli con un sorriso umano perché, in fondo in fondo, lavorano per noi. Potrebbe essere l’avvio di una nuova fase per un buon 2015 sotto tutti i punti di vista.